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    AVVISATE AMADEUS (E FIORELLO) - OTTIMO LO SHARE DI SANREMO, MA CON GLI SPETTATORI MEDI BAUDO, BONOLIS E MORANDI AVEVANO FATTO MEGLIO - Il FESTIVAL HA FATTO RILEVARE NUMERI ALTISSIMI. OTTENUTI ANCHE GRAZIE ALLA DURATA MONSTRE DEL PROGRAMMA. DIVERSO È SE SI PRENDONO IN CONSIDERAZIONE ALTRI PARAMETRI...


     
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    Massimo Scaglioni per corriere.it

     

     

    AMADEUS E FIORELLO AMADEUS E FIORELLO

    Festival straordinario, quello del 2020, che fa boom di ascolti, o Festival in linea con la tradizione delle migliori edizioni? Fa impressione leggere il dato della share sbandierato come record: 60,6% per la serata finale di sabato, ovvero poco meno dei due terzi dei televisori accesi. Ma, possiamo dirlo con certezza, non è quello il dato che meglio rispecchia l’esito del Festival.

     

    Perché se un record c’è, è quello della durata monstre della trasmissione: circa cinque ore, in diretta dalla nove meno un quarto fino oltre le due di notte. E dunque, chi è un po’ familiare con la misurazione degli ascolti sa che più un programma “forte” (e stiamo parlando del più forte dell’anno) viene prolungato nella notte, più il dato di share si amplia a dismisura.

     

    Il numero assoluto degli spettatori medi

    amadeus fiorello ferro amadeus fiorello ferro

    La ragione è semplice: la share si calcola in percentuale in relazione alla grandezza della platea complessiva (ovvero dei televisori accesi e degli individui che li guardano). E la platea complessiva tende a restringersi dopo aver raggiungo il suo picco attorno alle dieci. Dunque è “più facile”, diciamo così, alzare il dato della share “allungando il brodo”. Insomma, si potrebbe anche comunicare che sull’annuncio del vincitore Diodato la share era del 75%, ma il dato non è molto rilevante, a quell’ora così tarda. Tutto ciò non sminuisce affatto il successo del Sanremo di Amadeus.

     

    fiorello amadeus fiorello amadeus

    Il dato più importante, però, per un evento mediale come Sanremo, è il numero assoluto degli spettatori medi, e anche la share, calcolati sulla prima parte (fino circa a Mezzanotte) della finale: 13.638.000 spettatori, 56,8% di share. Due anni fa, col primo Baglioni, per non andare troppo lontani, lo stesso dato (simile anche per durata, poco meno di due ore e mezza) era di 13.240.000 spettatori medi, 54% di share. Il Baglioni 1, però, annunciava la vittoria di Fabrizio Moro e Ermal Meta all’1 e 18, e il Festival si chiudeva entro l’1 e mezza.

     

    Morandi e Baudo avevano fatto meglio

    E sempre guardando alle perfomance della parte più importante della serata conclusiva – ovvero quella che si colloca in prima serata – basta risalire al 2013, con Fabio Fazio e Luciana Littizzetto per trovare un risultato simile: prima parte della finale con 13.635.000 spettatori medi. Per non parlare del Morandi II, nel 2012, con 14.456.000 spettatori, di Paolo Bonolis nel 2005, con 13.745.000 spettatori. Nel 2002 Pippo Baudo chiudeva la sola prima parte col 60% di share, che però valeva 15.983.000 spettatori. Certo, era un’altra Tv. Spesso si pensa che puntare sul numero ad effetto paghi di più in termini comunicativi (e talvolta lo fa).

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    Ma sempre più il successo televisivo va misurato in modi un po’ più articolati: impressionano, per esempio, sull’intero Festival, i dati di share sul pubblico femminile (quasi 60% di share), sui giovani (61% fra 15 e 24 anni), sui laureati (quasi 60%). O anche i 22 milioni di interazioni social che per una settimana hanno riguardato “Sanremo” (Nielsen Social Content Ratings).

     

    Resta una domanda conclusiva: se, per un errore tecnico, ieri sera il risultato è stato comunicato da SkyTg24 poco dopo l’1.30, e rimbalzava su siti e social, l’attesa di quasi un’ora per l’annuncio ufficiale dall’Ariston era finalizzato a raggiungere quel 60%? Se è così, visto l’innegabile successo di questo Sanremo2020, possiamo davvero dire che non ne avevano bisogno.

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