Quirino Conti per Dagospia
QUIRINO CONTI
Mentre l’intero pianeta recita come un mantra o un benefico scioglilingua antipandemico “Wilderness, rewilding, wrongness…” preparandosi ad affrontare nuovi (ma non del tutto inattesi) demoni chiamati Decrescita, Sostenibilità, Capitalismo Ecologico, Ecofuturo ecc., la Moda nella sua transizione liquida ingrassa i suoi portafogli più pingui con vendite record per i due massimi gruppi francesi del lusso (Kering, con i marchi Gucci, Balenciaga, Yves Saint Laurent, Alexander McQueen e Bottega Veneta; e LVMH, con Dior, Fendi, Louis Vuitton, Celine, Loewe, Givenchy, Marc Jacobs tra gli altri).
mahmood amadeus blanco
Dalle più recenti analisi parrebbe infatti che il settore, incurante della crisi – anzi, proprio grazie a questa –, continui a crescere esponenzialmente. Vini pregiati, gioielli e, soprattutto, borse e orologi restano in cima alla lista dei desideri dei più ricchi Epuloni.
E gli abiti? “E chi li compra più! Ormai servono solo per la notte degli Oscar, i festival del Cinema, o tutt’al più Sanremo. Ma non è Moda quella, piuttosto la sua caricatura. Un’orgia, un baccanale!” sibilava una vecchia volpe dell’ambiente scorrendo le pasticciatissime immagini del Festival appena concluso.
mahmood blanco
Tant’è che un rovente fremito di concupiscenza sembra abbia infuocato quelle serate di protettiva auto-segregazione: regalando consensi televisivi da record non certo per adesioni frutto di libera determinazione, quanto piuttosto perché procacciate dal venefico virus.
Pressoché tutti immobilizzati per astenia e pronti a sorbirsi (persino con consensi da destra) il nuovo corso “socratico-platonico” imbastito dall’onnipresente, ineffabile Coletta: lui il vero Ganimede della nuova estetica televisiva.
Dunque, tanto per cominciare, freschi fanciullini canterini imbanditi come innocenti Giacinto. E, per contrasto, innocue fanciulle ridotte a disperate probande in sciatti paludamenti elaborati contro ogni bollore (perché, nonostante vertiginose scolature e spacchi un po’ ovunque, il cuore del momento purtroppo non è più il loro).
riccardo tisci
Il centro dell'attimo fuggente è, infatti, nella secretata notizia che, dopo averlo forgiato come un mistico taoista, Riccardo Tisci costituirebbe con l’imbronciato Mahmood il primo sodalizio sentimental-canoro-stilistico della storia del Festival.
Insomma, un felice legame pubblico e privato tra il maestro di ogni eleganza Burberry e il suo ombroso modello. Mentre intorno si agitava una masnada di giovani, avventurosi Antinoo intercambiabili, stracarichi di fronzoli e vezzi.
Riccardo Tisci (Burberry)
Tra i molti torsoloni in pigiamini super-ricamati con ogni genere di fantasia, conciati a quel modo chissà da chi e perché, un ferramenta che esponeva tutto il suo campionario di catene e catenelle, e un loquace infiorettato, pettinato come la indimenticata Orsomando.
Comunque, l'assunto del programma non era stupire (roba vecchia, quella), piuttosto confermare che Maschilità e Stile sono finalmente la vera, lussuosa e redditizia novità del tempo. Giovani efebi sfiatati pazzi per uno smanicato.
Come nella Londra elisabettiana o, sotto lo sfrenato impulso di Monsieur, il fratello del Re Sole, a Versailles (e in entrambi i casi fu necessario intervenire per frenare una effeminatezza che faceva perdere guerre di terra, di mare e di letto).
RICCARDO TISCI
Ma un simile palcoscenico, finalmente scostumato, se la suonava e se la cantava per un archeologico parterre conciato, come per dispetto, all’opposto. Mentre “l’eterno immusonito” (alias Achille Lauro-Rimbaud) questa volta aveva scelto per sé gestuali massaggi inguinali (meglio solo, si sarà detto, che male accompagnato) invece delle precedenti monumentalità vestimentarie. Per poi pentirsi in un outfit di ispirazione Giovannea (il Battista, appunto), in pelle nera.
E le cosiddette co-conduttrici? Per il nuovo corso, senza possibilità d'uso. E abbandonate a bestemmiare dietro le quinte. Mentre la nuova maschilità televisiva si consentiva trasparenze e velature come solo l’impudica Salomè della celebre danza; e depilazioni scarnificanti; e make-up e smalti e tattoo per completare il belvedere.
RICCARDO TISCI
Rare le minigonne. Piuttosto tristi su qualche impenitente. In un caso, poi, un vero disastro ortopedico. Quindi, un po’ per tutti, la novità di décolleté bene in vista: comunque infiocchettati, tra teschi e disegni etnici (ma anche patetiche chiazze rossastre a causa di rasature affrettate e mal riuscite).
Insomma, la prima rete Rai, l'Ammiraglia, da sempre nel cuore del Centro e persino del Vaticano, finalmente svela il suo nuovo palinsesto: donne per il potere, maschi per il piacere. E superato l’antico Sanremo, c’è già chi sogna un bel Festival di San Sebastiano, il vero, ambiguo protettore del nuovo corso televisivo.
BLANCO MAHMOOD
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