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    SAPETE QUANTI SOLDI HANNO PERSO GLI ITALIANI NEL 2020? 140 MILIARDI! – TRA OSCILLAZIONI DEI TITOLI DI STATO E RIBASSI DEI CORSI AZIONARI E OBBLIGAZIONARI, FAMIGLIE E IMPRESE HANNO SEMPRE MENO VOGLIA DI INVESTIRE. MEGLIO RISPARMIARE E LASCIAR MARCIRE I SOLDI NEI CONTI CORRENTI (CHE INFATTI INGRASSANO) – PAOLO ANGELINI, CAPO DELLA VIGILANZA DI BANKITALIA, BACCHETTA GLI ISTITUTI: “SONO LENTI NELL’EROGARE FINANZIAMENTI. DEVONO SPIEGARCI PERCHÉ”


     
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    Luca Monticelli per “la Stampa”

     

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    Dall'inizio dell'anno le forti oscillazioni dei rendimenti dei Btp e i ribassi dei corsi azionari e obbligazionari hanno impoverito le famiglie italiane che hanno perso oltre 140 miliardi della loro ricchezza finanziaria, il 3,2% del valore stimato alla fine del 2019.

     

    Il Rapporto sulla stabilità finanziaria di aprile della Banca d'Italia aveva lanciato l'allarme, segnalando il rischio che nei mesi successivi i nuclei con redditi più bassi fossero costretti a dover disinvestire le loro attività (per la maggior parte inferiori ai 5 mila euro) così da assorbire il calo di reddito.

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    A marzo è arrivato il lockdown, coinciso con una vera e propria fuga dei capitali esteri come non si vedeva dall'autunno del 2011. In questo quadro di incertezza e di timori sui tempi della ripresa, famiglie e imprese continuano a trasferire i loro risparmi sui conti correnti che sono già aumentati di oltre 50 miliardi.

     

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    Un'onda lunga, se nella relazione annuale di Bankitalia si legge che «nel 2019 le famiglie hanno mostrato cautela nel selezionare i propri investimenti di portafoglio: le vendite di obbligazioni bancarie, titoli di Stato e azioni sono state ingenti e i depositi sono cresciuti.

     

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    Alla fine dell'anno poco meno di un terzo della ricchezza finanziaria era detenuta in depositi e circolante, una frazione in rialzo di 7 punti percentuali rispetto al 2007». Sempre Palazzo Koch, ieri in audizione davanti alla commissione d'inchiesta sul settore bancario, ha bacchettato gli intermediari in ritardo sui prestiti alle imprese, nonostante le garanzie statali.

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    «Stiamo rompendo le scatole, alcune banche sono lente nell'erogare i finanziamenti e devono spiegarci perché», ha detto il capo della Vigilanza, Paolo Angelini. Bankitalia ha inviato una lettera a istituti con un basso numero di erogazioni in rapporto alle domande ricevute, chiedendo loro «di attivarsi rapidamente per rimuovere eventuali cause di ritardo imputabili alle carenze delle filiali».

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    Dalle prime evidenze, ha spiegato Angelini, i tempi lunghi non sono legati a problemi di capitale o di liquidità, ma a più fattori: organizzazione, mancanza di personale, difficoltà di gestire l'elevato numero di domande.

     

    Via Nazionale vede comunque «un rapido miglioramento» dei tempi di accredito alle pmi tanto che a fine maggio sono state soddisfatte il 61% delle istanze. Intanto, scende in campo anche l'Antitrust, che avvia quattro istruttorie e 12 moral suasion nei confronti di 16 banche e società finanziarie per condotte relative alla sospensione dei mutui e all'erogazione di nuovi finanziamenti.

     

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