Andrea Laffranchi per corriere.it
FRANCESCO SARCINA 5
Nonostante la vittoria dei Måneskin dello scorso anno e il loro ritorno come super ospiti in questa edizione, il rock resta un alieno per il Festival di Sanremo. A presidiare il fortino con la chitarra a tracolla ci sono le Vibrazioni, quarta partecipazione per loro, e Rkomi, ex rapper folgorato sulla via dei riff. «Chi critica i Måneskin è un represso — dice Francesco Sarcina, leader della band milanese —. Chi non ha sognato di fare quello che stanno facendo loro? Fanno bene a tutto il rock: dopo anni di musica del niente, senza messaggi e senza strumenti suonati, adesso abbiamo tutti gli occhi puntati addosso».
FRANCESCO SARCINA 3
Cosa è il rock oggi per voi?
«Alle prime prove per Sanremo ci siamo montati gli strumenti sul palco. I tecnici erano stupiti... Io l’ho fatto come lavoro da ragazzino, ma molti dei giovani che fanno musica oggi arrivano al successo senza nemmeno sapere come si fa».
È cambiata il modo di fare musica...
«È anche una questione di atteggiamento. Mi ha dato fastidio vedere colleghi che durante questa pandemia, mentre l’Italia andava a rotoli economicamente e psicologicamente, ostentavano nelle foto sui social Rolex, gioielli e yacht... Che poi spesso non sono nemmeno loro ma in prestito. Prima di quello dovremmo fare pace con le ferite di questi anni, come dico nella canzone».
Nel testo di «Tantissimo» ci sono quelle personali legate all’amore ma anche quelle pubbliche rappresentate da un «palco vuoto» e dall’immagine dell’unione di «mille persone»...
FRANCESCO SARCINA 5
«È la pandemia. Non c’è da stupirsi se è qualcosa che entrerà nelle canzoni dei prossimi anni. A Sanremo c’eravamo anche nel 2020... un coito interrotto. “Dov’è” era partita bene in radio ma noi siamo una band da concerti. Sono stati due anni duri durante i quali la musica è stata rifugio. Ripartiamo da qui con un brano che è una buona mediazione fra il nostro trascorso a base di sangue e sudore e un suono radiofonico. La canzone parla di eccessi, occasioni perse, momenti di sconforto e tutto ciò che nel tempo ti rende la persona che sei: comprendi che non è la sofferenza ad elevarti, quanto l’amore che riesci a dare a te stesso».
La sua autobiografia «Nel mezzo», uscita lo scorso anno, fotografa una vita rock all’eccesso...
«Ho una dedizione a buttarmi nell’uragano, sembra che cerchi volontariamente di farmi colpire per sentire dolore e sentirmi vivo. Chi fa sport estremi lo fa in maniera sana, io mi buttavo nel torbido e nelle oscurità... alcol, droghe, sesso in maniera compulsiva. La musica mi ci aveva buttato dentro perché ero finito in tutti gli stereotipi del genere, ma allo stesso tempo mi ha fatto uscire. Adesso mi sento più forte. La cosa che più mi ha fatto riflettere è che quello che chiami amore o amicizia a volte ti pugnala. È peggio di qualunque sostanza, ti spezza le gambe».
francesco sarcina clizia incorvaia
A dicembre è nata Yelaiah: papà per la terza volta con tre mamme diverse...
«Lei mi dona energia e allegria. Mi risento vivo e giovane... fino a che non dovrò saltare con lei in braccio per farla giocare... Con gli altri due (Tobia e Nina) ho un rapporto puro ed esplicito: mi piace quando stanno tutti e tre insieme».
Faccia il Fantasanremo... Chi prende in squadra?
«Elisa per forza, bravissima. Giusy Ferreri, amica e patatona. Morandi è simpaticissimo, ogni volta che lo incontriamo la moglie lo sta sgridando perché ha paura che lui si faccia sfuggire ancora la canzone. Blanco e Mahmood perché sono favoriti. Moro perché come noi tiene botta».
IL SELFIE DI SARCINA
E il Presidente della Repubblica?
«Cetto la Qualunque, ormai il livello è quello».
Andiamo con la formula di rito festivaliera... Dirige l’orchestra il maestro Peppe Vessicchio...
«Ormai siamo parenti. C’era già la nostra prima volta a Sanremo, nel 2005. Lo passammo a prendere in hotel con il furgone e si trovò avvolto in una nuvola di fumo... E poi anche nel 2020. L’anno scorso avevamo un tour con orchestra e lui come direttore ma abbiamo fatto solo alcune date causa limitazioni. Vessicchio trasforma la nostra musica in una rock opera con una visione ampia».
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