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    SARDEGNA, ELEZIONI TRAGICHE: UNA SFIDA TRA INDAGATI E DISOCCUPATI - MICHELA MURGIA: “NOI FAREMO UNA RIVOLUZIONE DOLCE” (PROVA COL DIETOR)


     
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    1. LA POLITICA? UN ROMANZO DA SCRIVERE
    Paola Zanuttini per "il Venerdì - la Repubblica"

    Qualcuno, sulla stampa continentale, ha sentenziato che la candidata governatora della Sardegna Michela Murgia incarna la protesta, il grillismo fase due. «Una porcata» ribatte lei, icastica (è scrittrice, sceglie bene le parole). Ma alla presentazione ufficiale del suo movimento Sardegna Possibile e dell'eventuale giunta (scelta oltre un mese prima delle elezioni del 16 febbraio) tira aria da ceto medio riflessivo. O da prima teatrale. Una folta platea di saluti, sorrisi, abbracci. Molti abbracci. E bei cappottini.

    MICHELA MURGIAMICHELA MURGIA

    La signora che mi siede accanto guarda la candidata presidente con palese simpatia. E buttà lì: «Come somiglia a Geppi Cucciari!». Vero, ma senza l'imprimatur della signora io non l'avrei mai affermato, per vile timore della suscettibilità isolana. Le due sarde più conosciute del momento sono Murgia e Cucciari. Quarantenni, molto simili, anche nei modi, nell'ironia tagliente: ma è un po' continentale appaiarle.

    Il sottotesto potrebbe essere che sono uguali perché sono sarde. E basta. Più tardi, parlando con la candidata (che ha studiato Scienze religiose e assume un'aria curiale quando lo staff comunicazione la implora di essere seriosa) le confesso la mia viltà, confidando nella sua teologica comprensione degli umani peccati. Lei si fa una risata: «La somiglianza con Geppi è una condanna. Tre anni fa, a Cagliari, abbiamo fatto uno spettacolo insieme, Separate alla nascita».

    MICHELA MURGIAMICHELA MURGIA

    I suoi consulenti punterebbero a un'immagine formale, compunta. Le vietano le scollature. Parlano di tailleur, che lei scarta sdegnata, optando per le mise realizzate dalla sua amica Patrizia Camba, stilista (sarda, ovvio) specializzata nel recupero dei tessuti della tradizione, che le danno una morbida aria matronale. Così matronale che il candidato assessore alla Salute Pino Frau, dopo un intervento palpitante assai, la descrive così: «Michela è un po' una mamma chioccia per tutti noi». Reazione dell'interessata: «Basta così. Ti piacerebbe che fossi tua madre: hai il triplo dei miei anni».

    Michela Murgia phMarinoPaoloniMichela Murgia phMarinoPaoloni

    In una Sardegna che si presenta alle elezioni con il Pd e il centrodestra falcidiati dalle inchieste sulle spese pazze in Regione e i 5 Stelle, primi alle politiche con il 29 per cento, incapaci di esprimere un candidato, la novità è questa scrittrice di successo (Il mondo deve sapere, Accabadora, Ave Mary), che ha fatto un'infinità di lavori, (insegnante di religione, telefonista di call center, portiere di notte...) e che, quest'estate, ha accettato di candidarsi.

    Sardegna Possibile mette insieme tre liste: Gentes, ovvero la società civile degli artigiani come del volontariato, gli amministratori delle realtà locali di Comunidades e la rifondazione indipendentista di Progres, dove Murgia milita da anni. Sono state raccolte più firme di quelle necessarie alla presentazione della lista e, ai primi di gennaio, i sondaggi, che registravano un astensionismo al 54 per cento, la davano all'11 per cento.

    Ma gli altri contendenti non se la passavano tanto meglio: il governatore uscente Ugo Cappellacci (Forza Italia) al 17, e, al 15, il candidato del Pd, l'economista Francesco Pigliaru, che sostituisce Francesca Barracciu, trionfatrice alle primarie inciampata però nelle indagini, per 33 mila euro di rimborsi sospetti.

    Michela Murgia vince il CampielloMichela Murgia vince il Campiello

    Il partito, che non aveva digerito la sua vittoria, le ha chiesto di farsi da parte, ma ha rimesso in lista tre indagati. A destra, non si sono fatti questi problemi: tana libera tutti, visto che Cappellacci di processi ne ha tre. Nei sondaggi sulla fiducia, Murgia è in testa con un 48 per cento che le consente di lavorare sugli elettori in fuga dalle urne.
    Ci voleva una scrittrice per ricreare una narrazione politica. Lei lo fa con parole suggestive. «La Sardegna si è persa perché non ha più una trama. Rimetteremo insieme i pezzi: il nostro ago è l'innovazione e il filo è la tradizione.

    CAPPELLACCICAPPELLACCI

    In questi mesi abbiamo ascoltato tutti, abbiamo messo insieme città e campagna, alta tecnologia e saperi antichi. Non è vero che incarniamo solo rabbia e protesta, la nostra è una rivoluzione dolce». Non è vero nemmeno che, da cattolica, ostacolerà l'aborto, come si dice in giro da quando ha cominciato a far paura: «I diritti non si toccano e le mie prese di posizione femministe sono una garanzia». Anche la convivenza e le nozze, prima civili e solo poi religiose, con Manuel Persico, informatico bergamasco molto discreto e suo grande supporter (12 anni più giovane!), attestano la sua laicità. E l'anticonfomismo.

    L'ascolto è una prassi. Esercitata negli Ost, Open space technology, procedura born in the Usa che ha prodotto incontri su ambiente sanità, agricoltura, energia, cultura. Ci sarà del populismo in questa prassi, ma gli interpellati non erano gente arrivata per caso: diretti interessati ed esperti dei vari settori, non necessariamente attratti dal progetto politico, ma a mettere insieme esperienze e competenze sì. In queste assise, Murgia ha scovato molti assessori e candidati di lista, giovani e no e neanche troppo fissati con twitter.

    UGO CAPPELLACCIUGO CAPPELLACCI

    Di che colore? Lei risponde che il movimento non si riconosce né in quel che resta del Pdl né nel Pd. Un po' diverso dal dire che destra e sinistra non esistono più. Ascolto del territorio e concertazione non dovrebbero essere una gran novità, ma quando Pigliaru afferma di aver stilato il suo programma in dieci giorni viene il sospetto che sì, forse lo è. E Murgia ascolta anche i suoi.

    Mentre si preparava per una tribuna elettorale a Videolina, prima tv privata di Sardegna, ha subìto una specie di esame: lo staff comunicazione e gli esperti le acevano le domande che presumibilmente le avrebbero rivolto conduttore e giornalisti. In media, sapeva rispondere e, quando non sapeva, chiedeva. Poi, con l'abilità della narratrice ricomponeva le risposte a sua misura. Le competenze messe in gioco erano alte e il clima effervescente come quando l'aspirina scende nel bicchiere e fa le bollicine.

    UGO CAPPELLACCIUGO CAPPELLACCI

    Quanto dureranno effervescenza e concordia dello stato nascente? Se Murgia vince, quanto tempo passerà prima che la politica mostri il suo lato feroce? Lei dice che ha paura della solitudine del potere: «Se mi accorgessi di essere sola, capirei di aver sbagliato. La mia idea non è singolare, non vedo il potere in termini sottrattivi: non penso che per averlo devi toglierlo a qualcun altro. Esiste un modo per essere potenti insieme ed è così che il potere si moltiplica, lo sforzo democratico è l'equilibrio fra gerarchia e orizzontalità».

    Ogni tanto Murgia attacca col sardo. Anche in tv. E qualche assessore storce il naso, la considera una spericolata affettazione. Lei ribatte che l'indipendentismo sardo non c'entra niente con il leghismo. «La nostra è una lunga storia legata alla consapevolezza, negata anche da noi stessi, di essere nazione; mentre la Padania è, secondo una definizione da storici, un mito tecnicizzato: ti siedi, metti insieme i marcatori identitari, agiti. E il cocktail che vuoi far venire fuori è esattamente quello che sei. Il leghismo punta sull'identità: chi non parla, non mangia, non prega e non guadagna come te è un nemico. Noi puntiamo sull'appartenenza, dove ogni differenza ha diritto di cittadinanza. Nel mio paese nessuno è come me, ma nessuno può pensare che non gli appartengo o che non mi appartiene».

    Detto questo, vuol istituire l'agenzia delle entrate regionali prevista dallo Statuto speciale (che la Sicilia ha già). Come darle torto? Il governo italiano è moroso nella restituzione
    dei due terzi dell'Irpef e dell'Iva versate. In un pub per universitari, Murgia mi fa un augurio in sardo stretto. Tradotto, suona così: «Che tu possa avere tanti angeli al capezzale quante birre mi sono bevuta io». La birra è un suo cavallo di battaglia per esporre il programma dei microsistemi produttivi a filiera completa.

    FRANCESCO PIGLIARUFRANCESCO PIGLIARU

    Un programma sensato in una regione che produce miele a caterve, ma non riesce a servirlo a colazione negli alberghi perché sull'isola non c'è un'azienda che produca le vaschette per confezionarlo a norma Ue. «Noi siamo i primi consumatori di birra in Italia e i terzi in Europa. Ma non abbiamo una vetreria: mandiamo le bottiglie usate in continente, dove il vetro è riciclato per produrne di nuove e spedirle all'Ichnusa, che le paga molto più degli altri birrai italiani». In neanche 30 pagine, il programma di Sardegna Possibile non prevede piani speciali per una regione al collasso, con la cassa integrazione in deroga cresciuta del 500 per cento.

    Il vero piano speciale è l'integrazione dei problemi e delle soluzioni. Il buco nella Sanità, l'abbandono dei piccoli centri e quello scolastico, la difficoltà di esportare i prodotti interni e i supermercati dove le arance sono siciliane invece che sarde hanno un elemento critico in comune, i trasporti. Voragini stradali, ferrovie a binario unico e Nuoro che è l'unico capoluogo d'Italia a non aver mai visto un treno.

    Rilanciare i trasporti e i rapporti di prossimità semplifica l'accesso alle cure, favorisce le esportazioni e la distribuzione interna dei prodotti locali. Una rogna così grossa che Murgia ha avocato l'assessorato competente. Dice di averlo fatto perché i tecnici, in Regione, ci sono e pure bravi, ma serve una visione. Che compete alla politica. Con qualche cinismo si può supporre che su una rogna simile nessuno voglia giocarsi la faccia.


    2. SARDEGNA, ALLE URNE UNA TRAGICA SFIDA INDAGATI-DISOCCUPATI
    Giorgio Meletti per "Il Fatto Quotidiano"

    Autorevolmente, il responsabile comunicazione del Pd Francesco Nicodemo, dopo un fine settimana in Sardegna, ha capito tutto del voto regionale del 16 febbraio: "Vedo molta disaffezione, non mi sorprenderebbe un astensionismo vicino al 50 per cento". Di chi la colpa? Ovviamente del centrodestra, "ma ci sono anche le colpe del Pd che non ha saputo mostrare un vero ricambio di classe dirigente". Cinque anni fa l'elettorato sardo mandò a casa Renato Soru segnando la fine politica di Walter Veltroni.

    MICHELA MURGIAMICHELA MURGIA

    Adesso, stando ai sondaggi, potrebbe rieleggere il governatore uscente, il berlusconiano Ugo Cappellacci, e dare la prima sberla a Matteo Renzi. Il quale infatti domani sarà a Sassari e a Cagliari per scuotere l'albero degli indecisi.

    "CANDIDATI SOTTO INDAGINE? IL CODICE ETICO NON LO VIETA"

    Gli elettori sardi hanno già potuto apprezzare l'altro grande battutista, Silvio Berlusconi, che sabato scorso ha castigato il povero Cappellacci rinominandolo sul campo "Ugo Merda", costringendolo a dire che nella vita ci vuole senso dell'umorismo.

    Cosa che ai sardi non sempre manca, infatti ridono da una settimana. Adesso aspettano di vedere con quale battutona Renzi spiegherà come mai l'europarlamentare Francesca Barracciu, scelta come candidato governatore alle primarie, è stata silurata perché indagata nello scandalo dei fondi del consiglio regionale, mentre sono in lista gli indagati Marco Espa, Gavino Manca e Franco Sabatini. "Il codice etico non lo vieta", spiega imbarazzato Francesco Pigliaru, economista che fu assessore con Renato Soru e lo mandò al diavolo dopo due anni.

    Se chiedi di lui, la risposta è sempre la stessa: "È una persona seria, non è un ladro". Agghiacciante. Evidentemente, quando hanno fatto fuori Barracciu (curiosamente senza chiederle di lasciare il seggio a Strasburgo), i maggiorenti del Pd, capitanati da un altro indagato, il senatore Silvio Lai (che peraltro divide la triste condizione con gli altri parlamentari Marco Meloni, Francesco Sanna, Siro Marrocu e Giuseppe Cucca), si sono detti: "Troviamone uno onesto".

    michela murgia a ballaromichela murgia a ballaro

    Hanno scelto Pigliaru, che Nicodemo paragona a François Mitterrand (ha ragione Cappellacci, ci vuole umorismo), ma le persone normali si chiedono se nella fogna della politica sarda sarà più un impotente papa Luciani o un sorprendente papa Francesco: "Il Pd ha 33 indagati, in lista ne ha messi pochissimi. Certo, si poteva fare di più", ammette il professore. Le regionali della Sardegna sembrano le olimpiadi della corruzione. Il governatore uscente, che i sondaggi danno in vantaggio su Pigliaru, si è presentato ai nastri di partenza con due rinvii a giudizio, forse perché un semplice avviso di garanzia non si addice al rango.

    Valentina Sanna leader di ComunidadesValentina Sanna leader di Comunidades

    Dovrà presentarsi alla sbarra il 9 aprile prossimo per un abuso d'ufficio commesso da governatore, che in caso di condanna lo manderà a casa in forza della legge Severino che già ha fulminato il suo capo. In particolare è accusato di aver nominato al vertice dell'Arpas, agenzia regionale per l'ambiente, Ignazio Farris, l'uomo indicato dalla cosiddetta P3 per favorire gli affari del noto Flavio Carboni nelle ambite bonifiche delle aree industriali del Sulcis e nell'impianto di pale eoliche.

    Tra gli indagati, in attesa che il Parlamento decida sull'utilizzazione delle loro intercettazioni telefoniche, anche nomi blasonati del berlusconismo come Marcello Dell'Utri, Denis Verdini e Nicola Cosentino.

    MICHELA MURGIAMICHELA MURGIA

    UNA DONNA IN GUERRA CONTRO I CORROTTI

    Michela Murgia (premio Campiello 2010 con Acca badora , romanzo tradotto in tutto il mondo) si è offerta come scudo umano contro la corruzione. Ha messo in campo il suo microscopico partito indipendentista ProgReS (Progetu Republica Sardigna) e ha cominciato a girare la regione in lungo e in largo la scorsa estate.

    Accusa i partiti "nazionali" di fungere da apripista per i continentali che vengono per depredare la Sardegna. I sondaggi la danno al 20 per cento, ma lei è convinta di andare oltre. Nessuno aveva previsto il 30 per cento preso in Sardegna dal M5S alle Politiche di un anno fa. Dopo che Beppe Grillo ha deciso di non correre quei voti sono lì che ballano. I partiti tradizionali sembrano sottovalutare che la disperazione dei sardi fa vacillare anche l'ultima roccaforte, il voto clientelare.

    L ex segretario di Progres Franco ContuL ex segretario di Progres Franco Contu Federica Serra Pala e Manuel Persico marito di Michela Murgia nello staff comunicazione della candidataFederica Serra Pala e Manuel Persico marito di Michela Murgia nello staff comunicazione della candidata

    Il racconto di Murgia ha dell'incredibile: "Viene da me un signore con una scatola contenente 1200 tessere elettorali e mi dice: ‘Non vogliamo più votare Giorgio Oppi, convincimi a votare te'. Gli ho risposto che devo convincere gli altri, quelli come lui li potrei solo comprare". Oppi è il declinante capo dell'Udc, oggi a processo per truffa e falso per essersi fatto rimborsare dalla Regione 2 mila euro spesi per il viaggio a Chianciano Terme per un convegno dell'Udc. È ancora abbastanza potente da permettersi di dire che il capo, Pier Ferdinando Casini "porta sfiga, elettoralmente parlando", e da dipingersi così: "Io non faccio clientelismo, aiuto la gente".

    PERSI ALTRI 54 MILA POSTI DI LAVORO NELL'ULTIMO ANNO

    COMIZIO DI MICHELA MURGIACOMIZIO DI MICHELA MURGIA

    E di aiuto ce n'è tanto bisogno, in Sardegna. Su una popolazione di poco più di 1,6 milioni, solo nell'ultimo anno si sono persi 54 mila posti di lavoro, il 10 per cento del totale. L'esercito dei disoccupati non capisce i distinguo di Pigliaru sul "s ovranismo" del centrosinistra da preferire all'indipendentismo di Sardegna Possibile della Murgia. È quindi più facile che i disperati si lascino illudere da Cappellacci, che vuole la "zona franca integrale": nessuno sa cos'è ma è facilmente decodificata con "meno tasse per tutti". Così in vista del traguardo è sceso in campo anche Soru, invocando il "voto utile" per Pigliaru contro il male assoluto Cappellacci. Ma toccherà a Renzi inventarsi un battutone per convincere gli elettori che il Pd in Sardegna ha altre virtù oltre a quella di rubare meno.

    A sinistra Iolanda Roman esperta di comunicazione politicaA sinistra Iolanda Roman esperta di comunicazione politica

     

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