Marco Palombi per il “Fatto quotidiano”
hoyer giuseppe conte dario scannapieco
Com' è noto il dibattito in Europa è vivacissimo quanto ai nomi da dare alle cose. Siccome la risposta più ovvia alla crisi, cioè interviene la Bce, non pare essere presa in considerazione, l' altra è una sola, anche se si può chiamarla in mille modi. Ve lo spiega Dario Scannapieco, economista e vicepresidente della Bei sul CorSera. Dice: faremo questo, faremo quello.
Ma poi? L' Italia deve stare attenta alla "sostenibilità a medio termine del debito pubblico". Giusto. E quindi? "Da una crisi può nascere anche un' opportunità di ripensare al sistema Italia. Ci troveremo con un elevato rapporto debito/Pil: gestibile se si riuscirà ad accelerare la crescita del Paese e conseguire un adeguato surplus primario".
Il surplus primario, che abbiamo già da vent' anni, è avere più entrate che uscite al netto della spesa per interessi: il numerino magico a cui hanno impiccato la Grecia. L' importante, pare, è la "credibilità": "L' Italia si troverà un po' come un' azienda che per raccogliere risorse dai finanziatori deve presentare un business plan ambizioso ma credibile".
dario scannapieco giuseppe conte
Insomma Italia, essendo un' azienda, non ha una Banca centrale e quindi deve tagliare i costi per molti anni, che in scannapiechese si dice "risorse pubbliche impiegate con saggezza e soprattutto verso gli investimenti". Tradotto: giù la spesa corrente, cioè sanità, scuola, pensioni, sostegni al reddito, stipendi, acquisti di beni e servizi. Tagliarli deprimerà il Pil, ma avremo il surplus primario e la credibilità (certo, servono pure "le riforme"). Questo è il dibattito: qualcuno lo sta dicendo agli italiani?