Emanuele Lauria per “la Repubblica”
GIULIANO AMATO 3
Il Presidente dei due Matteo ha un identikit preciso: figura esperta, autorevole, distante dai due principali schieramenti. E nell'agenda dei due Matteo, Salvini e Renzi, sono segnati almeno un paio di nomi che corrispondono a quei profili: Pierferdinando Casini, il preferito dell'ex premier, e Giuliano Amato, che nel 2015 fu il candidato in pectore del centrodestra prima che lo stesso Renzi virasse su Mattarella.
La certezza è che il confronto fra Lega e Italia Viva, quel dialogo sul Quirinale indicato come prioritario ieri su Repubblica dal vicesegretario del Carroccio Lorenzo Fontana, è già iniziato. I contatti fra i leader non mancano e fonti qualificate raccontano di un colloquio alla Camera, la settimana scorsa, fra la capogruppo dei renziani Maria Elena Boschi e l'omologo leghista Riccardo Molinari.
pier ferdinando casini
L'ex ministra, con discrezione, ha sondato la disponibilità a ragionare sul nome di Casini, visto come profilo super partes non sgradito a Berlusconi - di cui è stato a lungo alleato - ma neanche al Pd, che nel 2018 lo appoggiò nel collegio di Bologna. I tempi per un qualsiasi accordo, ovviamente, sono prematuri. E Salvini ha un punto d'onore da rispettare: sostenere, finché possibile, il nome di Silvio Berlusconi.
Ma sa bene che, per giungere a una qualsiasi intesa preventiva, occorre lavorare su un obiettivo che, come ha detto Fontana, sia quello di indicare «un Capo dello Stato super partes e garante di tutti». Parole che, non a caso, vengono sottolineate da uno dei big di Italia Viva, Ettore Rosato: «Lavoriamo a una scelta unitaria del Parlamento, dobbiamo evitare uno scontro tra centrodestra e centrosinistra sul nuovo presidente».
salvini renzi
Rosato conferma il dialogo con la Lega ma allarga il campo: «Noi pensiamo anche a Fratelli d'Italia. Dobbiamo scegliere l'arbitro, non un giocatore, e cercheremo di trovare un terreno comune. I candidati di centrodestra e centrosinistra non hanno numeri e creerebbero un problema anche nel governo». Un'ipotesi Casini, o Amato, potrebbe far convergere il centrodestra e una costituenda aggregazione liberal-riformista fra Iv, Coraggio Italia e altri moderati.
giuseppe conte luigi di maio foto di bacco (2)
Da verificare il gradimento del Pd, che non ha mai smesso di sperare in un Mattarella-bis, mentre non mancherebbero le perplessità dei 5Stelle. Luigi Di Maio, in realtà, ha già espresso apprezzamento per l'opzione Amato (oggi vicepresidente della Consulta) ma il Movimento ha poca voglia di andare al traino di Salvini e Renzi, definiti ieri «politici inaffidabili» dal ministro dell'Agricoltura Stefano Patuanelli. Che auspica il proseguimento dell'esperienza di governo di Mario Draghi sino al 2023. Mentre il capo dei 5S, Giuseppe Conte, dal palco di Atreju, precisa che «non sta scritto da nessuna parte che il Capo dello Stato debba essere di centrosinistra. L'importante è che abbia alto profilo morale. E la discussione è aperta a tutti».
Ci si muove, ormai da giorni, su due livelli diversi: c'è il piano A, che prevede il trasloco di Draghi sul Colle più alto di Roma, e il piano B, che prevede appunto la permanenza dell'ex banchiere a Chigi, soluzione quest' ultima che eliminerebbe la prospettiva di elezioni anticipate, vista di cattivo occhio dalla maggior parte dei parlamentari.
il ministro del tesoro daniele franco foto di bacco
Il piano A avrebbe infatti come subordinata un accordo sulla salvaguardia della legislatura, affidando il governo magari a un attuale ministro vicino a Draghi quale Marta Cartabia o Daniele Franco. Ma è una via d'uscita, questa, che è stata bocciata dal coordinatore di Fi Antonio Tajani, primo sostenitore della nomination di Berlusconi per il Quirinale e della conferma di Draghi nel ruolo di presidente del Consiglio.
marta cartabia atreju
Il corridoio è stretto. E il pericolo, avverte il dirigente del Pd Goffredo Bettini, è che il capo del governo, di qui a un paio di mesi, possa uscire di scena: «La mia preoccupazione è che non si elegga Draghi a Presidente, quindi rimanga premier e poi alla fine il governo non regga. Una situazione in cui Draghi sarebbe tolto dalla politica italiana in tutti i ruoli possibili: questo - conclude Bettini - non sarebbe positivo»