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    "SCHIAVONE SI FA LE CANNE, E ALLORA? SULLE ALTRE PIATTAFORME STREAMING SE LE FANNO PURE NELLA CULLA" - MARCO GIALLINI A MUSO DURO DOPO LE POLEMICHE SUL PERSONAGGIO CREATO DA MANZINI: “GLI ATTACCHI DELLA DESTRA SONO ANACRONISTICI. QUANDO ERO PICCOLO A LANDO BUZZANCA NELLA SIGLA DI UN PROGRAMMA NON GLI FECERO DIRE "MANNAGGIA"... QUINDI TRA UN MANNAGGIA E UNA CANNA NE AVEMO FATTI DE PASSI!"


     
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    Estratto dell’articolo di Michela Tamburrino per la Stampa

    marco giallini rocco schiavone marco giallini rocco schiavone

     

    Sarà interessante capire se dopo la messa in onda di Rocco Schiavone (da mercoledì su Rai2) esponenti di spicco della destra che avevano attaccato ferocemente la figura romanzata del vicequestore, avranno ancora da ridire a proposito del messaggio ritenuto «non edificante», lanciato dal poliziotto sui generis che si fuma le canne e ha per amici più cari delinquenti di borgata romana.

     

    A difenderlo era stata Maria Pia Ammirati, direttrice di Rai Fiction, ma a essere precisi, non è che Schiavone sia solo frutto della fantasia dello scrittore Antonio Manzini perché, come lui stesso rivela, «esisteva a Roma un grande poliziotto che chiamavano Il Gabbiano. Sul lavoro intuito da vendere, nella vita privata era un disastro. Lo trovarono un giorno morto di overdose».

     

    Ecco, Schiavone no, al massimo perde un rene in una sparatoria per colpa del fuoco amico. Poco per essere eroe, persino negativo, come è stato accusato d'essere. «Il mio è un personaggio della letteratura italiana – dice Manzini –. Ognuno fa il lavoro suo, gli attacchi non mi hanno mai preoccupato. Io vivo di cose scritte, i politici di cose dette. Tra i due, scripta manent...».

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    E video resta ancora di più con la quinta stagione tanto attesa dai fan di Schiavone, regia firmata da Simone Spada, una coproduzione Rai Fiction-Cross Productions e Beta Film Gmbh molto venduta all'estero e che ha come scenografia una Aosta gelata e bellissima dove Schiavone è stato mandato per espiare le sue colpe.

    «Io a differenza di Rocco adoro Aosta, mi ci trovo veramente bene, oramai è casa».

     

    Manzini rispedisce gli attacchi politici al mittente. E lei, Giallini, stesso aplomb?

    Schiavone li avrebbe stesi.

    «Invece no, posso pure capire. Dirò di più, è pure giusto così. La destra attacca perché, dice, "Ma questo che se fa le "bombe" che messaggio dà?". Ma chi lo vuole dare il messaggio! Capisco pure che è la tv di Stato ma se lo fanno lo potranno fare no? Però mi dico pure che se accendo la tv, qualsiasi altra tv e vado sulle piattaforme, le canne se le fanno pure dentro la culla. Allora... Quando ero piccolo a Lando Buzzanca nella sigla di un programma non gli fecero dire "mannaggia"... quindi tra un mannaggia e una canna ne avemo fatti de passi!».

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    E gli amici delinquenti?

    «E chi non ha amici delinquenti? Io faccio il lavoro mio e Schiavone me lo sono trovato scritto, molto ben scritto. Aggiungo solo che trovo anacronistico l'attacco. In questo momento vedi ben altro della "preghiera laica del mattino", con o senza amici strani».

     

    (...)

    Le sue idiosincrasie coincidono con quelle di Schiavone? Lei cosa non riesce a tollerare?

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    «Non sopporto la gente che non capisce. Che ti guarda e poi non ha ascoltato quello che hai appena detto perché neppure ti è stata a sentire. Mi fa uscire pazzo».

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