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    “PRODI LO ASCOLTO SEMPRE, QUESTO NON SIGNIFICA ESSERE SEMPRE D’ACCORDO” – IL PD E’ UNA PENTOLA A PRESSIONE DOPO LE BIZZE SULLE EUROPEE E LA SCHLEIN, CHE, COME DAGO DIXIT, HA PERSO LA MAGGIORANZA NEL PARTITO, POLEMIZZA COL PROF CHE AVEVA STRONCATO L’IDEA DI ELLY DI METTERE IL NOME NEL SIMBOLO – L’ASTENSIONE SUL PATTO DI STABILITÀ (CON ANNESSA FIGURACCIA CON GENTILONI E COL GROSSO DEL PSE CHE HA VOTATO A FAVORE) PER NON SPACCARE IL PARTITO - L'INSOFFERENZA DI FRANCESCHINI E DELLA SINISTRA DEM VERSO ELLY. NELLA MINORANZA DEM SI ASPETTANO LE EUROPEE PER UNA SUCCESSIONE "MORBIDA" DI GUERINI A BONACCINI...


     
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    SCHLEIN

    Maria Teresa Meli per il Corriere della Sera - Estratti

     

    Elly Schlein, non ha più messo il suo nome nel simbolo: colpa delle correnti?

    prodi schlein prodi schlein

    «Noi abbiamo approvato in Direzione delle liste meravigliose perché sono aperte a personalità della società civile che per la loro competenza rappresentano le battaglie per l’Europa che vogliamo e nel contempo tengono insieme le migliori energie del partito. È la prima volta che si fanno le liste con un metodo nuovo che archivia il manuale Cencelli. E per tenere il partito unito le abbiamo fatte insieme alla minoranza: non ci sono state scene traumatiche o notti dei lunghi coltelli, sono state approvate all’unanimità».

     

    Però sul suo nome nel logo vi siete divisi.

    «Io credo che sia positivo che siamo l’unico partito che discute in chiaro: non c’è qualcuno che si chiude in una stanza e decide. Io ho ascoltato il dibattito di questi mesi sulla mia candidatura, ho ascoltato quello sulla proposta del simbolo. E mi è sembrato che il modo migliore per rafforzare questa squadra e spingere il partito più in alto fosse quello di correre anche io, mentre l’altra proposta mi è parsa divisiva e l’ho accantonata. Io ascolto sempre e poi da segretaria mi prendo la responsabilità di fare le scelte che ritengo più utili ed efficaci per questo progetto collettivo».

    prodi schlein prodi schlein

     

    Prodi le ha fatto dei rilievi...

    «Io Prodi lo ascolto sempre. Sin da quando gli portammo la maglietta “Siamo più di 101” è un punto di riferimento importante per me. Ciò non vuol dire che io debba essere sempre d’accordo con lui e credo che sia meglio così rispetto ai tempi in cui tutti fingevano di ascoltare per poi pugnalare alle spalle».

     

    (...)

    Vi siete astenuti sul Patto di stabilità, ma in Commissione c’è il «vostro» Gentiloni...

    «Abbiamo deciso di astenerci perché riteniamo che il testo negoziato dal governo sia fortemente peggiorativo rispetto alla proposta iniziale della commissione e di Gentiloni, che ringraziamo per il ruolo impegnativo che ha ricoperto in questi anni. Il governo ha accettato a testa bassa un compromesso fatto da altri che per l’Italia è dannoso perché diversamente dalla proposta Gentiloni reintroduce dei rigidi parametri sul deficit e il debito. Ma la cosa veramente surreale è che le stesse forze di maggioranza si siano astenute sfiduciando, di fatto, il governo».

    ROMANO PRODI E ELLY SCHLEIN ROMANO PRODI E ELLY SCHLEIN

     

     

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    VERTICE DI PARTITO PER NON DIVIDERSI 

    Lorenzo De Cicco per Repubblica - Estratti

     

    «La scelta migliore a questo punto è astenersi». Elly Schlein alla fine ha sterzato. E ha scelto la prudenza. Negli ultimi due mesi aveva dichiarato davanti a taccuini e microfoni che il suo Pd avrebbe cassato il nuovo Patto di stabilità. In diverse occasioni. La prima volta il 5 marzo, ospite di Porta a Porta : «Voteremo contro. È un compromesso al ribasso». La seconda un mese fa, a margine del pre-Consiglio europeo dei leader socialisti: «Il governo è assente sul Patto di stabilità, voteremo no», così scriveva l’ Ansa il 20 marzo.

     

    ROMANO PRODI ELLY SCHLEIN ROMANO PRODI ELLY SCHLEIN

    All’ultimo miglio però ha prevalso la preoccupazione di «tenere insieme esigenze diverse». Che significa tenere insieme innanzitutto il partito, una pentola a pressione, dopo le bizze sulle Europee. Schlein non voleva dare l’impressione di sconfessare il «duro lavoro» del commissario Ue all’Economia, l’ex premier Paolo Gentiloni. 

    (...)

    Anche se il grosso del Pse ha votato a favore. «È stata una scelta politica complessa - commenta Benifei - Ma il testo uscito dal negoziato con il Consiglio è eccessivamente peggiorativo rispetto alla proposta di Gentiloni, che abbiamo sostenuto». Misiani preferisce attaccare FdI, Lega e FI: tutti astenuti pure a destra. «Il ministro Giorgetti incassa dalla sua maggioranza il secondo schiaffone dopo quello sul Mes».

     

    Certo, come spesso capita quando si opta per le vie di mezzo, qualche scontento c’è.

    mario draghi mario monti elly schlein pierferdinando casini ai funerali della moglie di romano prodi flavia franzoni mario draghi mario monti elly schlein pierferdinando casini ai funerali della moglie di romano prodi flavia franzoni

     

    L’ex ministro Andrea Orlando, subito prima del voto, ancora chiedeva ai dem di «bocciare con nettezza la proposta di riforma ». Anche se perfino Misiani, che è della sua corrente, aveva accettato l’astensione, nella riunione con Schlein. Gentiloni si tiene lontano dalle polemiche.

     

    Derubrica le mosse del suo partito a «questioni di politica interna». Dal Transatlantico, Enzo Amendola è sibillino, sull’astensione dei colleghi: «In Europa si lavora sempre per i compromessi... Però mi colpisce di più l’atteggiamento della destra, che ha picconato Gentiloni per tutta l’estate, proprio mentre lavorava a una proposta che era infinitamente migliore rispetto al testo finale». Nicola Zingaretti, ospite di Metropolis , il talk web del gruppo Gedi, aggiunge che comunque l’astensione «è l’inizio della battaglia» in Ue.

     

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    IL DOMINO DELLE CORRENTI

    Francesca Schianchi per la Stampa - Estratti

    schlein prodi schlein prodi

     

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    Nella maggioranza, sono tutti spiazzati dal modo di lavorare di Schlein, che continua a sentirsi più debitrice agli elettori dei gazebo, anche esterni al Pd, che ai big del partito che pure l'hanno sostenuta.

     

    Chiara è l'insofferenza dell'area di sinistra capitanata da Andrea Orlando: non a caso, i primi a pronunciare un deciso «no» all'idea di cambiare il simbolo sono stati Marco Sarracino e Peppe Provenzano, già nel corso della segreteria. Gli stessi che avevano avanzato perplessità già a fine marzo, nella prima riunione che parlò di liste, quando Schlein propose cinque capolista donne esterne al partito. E che, nel corso della Direzione di domenica, hanno chiesto di aprire una discussione sulla natura del partito: ma da rinviare al dopo Europee.

     

    romano prodi con elly schlein romano prodi con elly schlein

    Altro grande elettore della segretaria, pezzo da novanta della sua maggioranza in Parlamento, è l'ex segretario Dario Franceschini, a capo della corrente AreaDem che da anni ha un peso preponderante nel partito. Sostiene Schlein senza mai commentare né intervenire: la scelse pensando che, in quella fase, con un Pd agonizzante al centro di un dibattito sull'ipotesi di doverlo sciogliere, fosse l'unica possibilità, proprio perché giovane, fresca, ed estranea ai giochi di corrente, di rianimare il partito.

     

    E probabilmente anche convinto di poter avere un peso nelle scelte future della segretaria. Pure lui contrariato dalla proposta del nome nel simbolo, e stupito dal fatto di esserne lasciato all'oscuro fino all'ultimo, ai parlamentari a lui vicini predica calma e prudenza, mentre lavora per mantenere viva la sua corrente e ampliarne l'influenza: non a caso sosterrà alle Europee la candidatura del sindaco di Firenze Dario Nardella, che pure era il coordinatore nazionale della campagna congressuale dello sfidante sconfitto, Stefano Bonaccini.

    schlein gentiloni schlein gentiloni

     

    Il presidente dell'Emilia-Romagna, ormai lanciato verso la corsa per Bruxelles, ci ha provato a fondare la sua corrente che riunisse i dirigenti che lo avevano sostenuto, Energia popolare.

    Ma non è mai realmente decollata: qualche incontro, qualche iniziativa, ma in realtà non c'è un collante vero, e a Bonaccini viene rimproverato di non fare il lavoro del capocorrente. Anzi, dalle sue parti si lamenta un eccessivo feeling con la leader, sua ex vicepresidente in Regione, evidente già dalla decisione di entrare in segreteria contro il parere di una parte di quell'area, capitanata dall'ex ministro Lorenzo Guerini, che avrebbe preferito tenersi le mani libere.

    elly schlein paolo gentiloni elly schlein paolo gentiloni

     

    Anche lì, nella minoranza, si aspettano le elezioni per cominciare a muovere delle pedine, magari approfittare della lontananza di Bonaccini per procedere con una successione "morbida" proprio con Guerini.

     

    Mentre nell'area più di sinistra, quella dell'ex presidente Pd Matteo Orfini e dell'ex ministro Enzo Amendola, pure comincia qualche passo di avvicinamento per aggregare un'area più vasta di quella che rappresenta adesso. Piccoli bradisismi, contatti informali. Terreno preparato per il dopo voto.

    romano prodi e la candidatura di elly schlein vignetta by rolli per il giornalone la stampa romano prodi e la candidatura di elly schlein vignetta by rolli per il giornalone la stampa elly schlein ascolta paolo gentiloni al festival dell economia di trento elly schlein ascolta paolo gentiloni al festival dell economia di trento franceschini schlein franceschini schlein DARIO FRANCESCHINI ELLY SCHLEIN GATTOPARDO MEME BY SARX88 DARIO FRANCESCHINI ELLY SCHLEIN GATTOPARDO MEME BY SARX88 monti casini schlein monti casini schlein

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