Giovanna Vitale per repubblica.it
schlein castagnetti
La aspettavano al varco, i cattolici del Pd che più di altri, dopo la vittoria di Elly Schlein alle primarie, si sono sentiti “a disagio”, non più a casa nel partito virato decisamente a sinistra, movimentista e radicale disegnato dalla nuova segretaria. All’Angelicum, il centro congressi a due passi dal Quirinale, teatro per due giorni dell’assemblea nazionale dei Popolari guidati da Pierluigi Castagnetti, la leader dem arriva preceduta da una gragnuola di caveat: nel Pd non ci sono più luoghi di confronto; il pluralismo interno è stato azzerato; non si può dire sempre no a tutto, a cominciare dalle riforme istituzionali; serve un’iniziativa federatrice di tutte le opposizioni, sul modello dell'Ulivo con Romano Prodi, perché “divisi non si vince”.
E lei, la pasionaria bolognese, anziché giocare in difesa, sceglie di tendere la mano come mai prima. Per la prima volta consapevole che la strategia del “mettetevi comodi, sono qui per restare” non ha dato i frutti sperati: per crescere, far più grande la principale forza progressista del Paese, servono tutti. Anche e forse soprattutto quelli che - come ha maliziosamente notato Castagnetti: “Nessuno di noi è rappresentato in segretaria” - non hanno ruoli al Nazareno.
pierluigi castagnetti foto di bacco
Mano tesa ai catto-dem
Schlein lo dice con parole talmente nette da sorprendere anche i più diffidenti in platea. "Il pluralismo del Partito democratico è il più prezioso valore aggiunto, e io ho il dovere di garantirlo: senza i cattolici democratici non esisterebbe il Pd, perderemmo la nostra ricchezza”, scandisce con una chiarezza senza eguali. “Il Pd è e continuerà ad essere la casa di questa straordinaria cultura, le cui radici dobbiamo innaffiare per comporre una sintesi avanzata, anche su sfide nuove”, prosegue.
“Guardate noi siamo, anche generazionalmente, figli e figlie dell’incontro fra culture diverse, banalmente perché non le avevamo conosciute prima”, precisa Schlein rispolverando l’orgoglio d’essere una nativa democratica. “Ci sono terreni di differenze?” chiede. “Sì”, è la risposta, “ma proviamo a viverle nell’ascolto e nel rispetto reciproco, senza creare fratture. Il terreno è fertile”. È questo l’inivito: “Comporre le differenze”, insiste la segretaria, “per cogliere le grandi trasformazioni di questo tempo e guidarle per costruire un futuro migliore per le persone e per il pianeta”.
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La soddisfazione dei cattolici
ELLY SCHLEIN A NAPOLI
Alla fine Castagnetti, da sempre fra i più critici, non nasconde la sua soddisfazione: "Abbiamo ascoltato parole che attendevamo da tempo, speriamo che alle parole seguano i fatti", dice con un sorriso. E anche Graziano Delrio, chiamato a chiudere i lavori, coglie l’inedita apertura di Schlein come una opportunità: “Il metodo che la cultura cattolico-democratica ha messo nella politica – quello dell'ascolto, della mediazione, dell'incontro, dell'unità - potrebbe aiutare il centrosinistra a trovare le soluzioni credibili per il Paese".