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— WILD CARD ? (@official_papson) May 4, 2022
Mario Sconcerti per il “Corriere della Sera”
guardiola laporte
C'è sempre da imparare tanto da partite come questa. Non solo nei tempi dell'emozione, dalla danza del risultato, quello fa parte quasi degli effetti collaterali. La differenza è nella qualità dei giocatori, nella sapienza con cui sono usati, nella bravura dell'arbitro, un italiano che non arbitra così in Italia per colpa nostra, perché non cerchiamo mai il calcio vero, che significa anche errore, ma solo il risultato che più ci serve. Non c'è stata un'interruzione della Var, non c'è stato un momento di dubbio nonostante l'importanza della partita, perché tutti in campo hanno pensato solo a giocare a calcio.
GUARDIOLA 1
Una lezione completa da due squadre di tradizioni opposte, di Paesi diversi, immaginate insieme dal piacere di dare il meglio. Non è solo un problema di giocatori, queste squadre hanno dentro una mentalità da artisti, la ricerca della realtà attraverso la bellezza, la correttezza dei movimenti e del controllo. Pochi i dribbling, pochi i numeri solitari. Anzi, sul piano individuale il Real è stato quasi tradito da Benzema e Vinicius.
C'è stata una commedia collettiva dove la regia è stata di tutti. L'andata aveva entusiasmato i cuori facili, ma c'erano stati tanti errori. A Madrid c'è stata una perfezione comune, due interpretazioni di armonia che si sono appena offuscate nell'incredibile finale. Il City meritava di vincere, il Real non meritava di essere eliminato. Il City ha controllato sempre, il Real ha fatto via via un po' meno fatica a diventare pericoloso. Guardiola ha trasformato il calcio inglese, il City non ha un'etichetta, solo quella del suo allenatore.
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È universale. Il Real è stato guidato mossa dopo mossa da Ancelotti, fino all'ingresso di Rodrygo. Ha fatto l'unica partita che sapeva fare, macchie di qualità altissima dentro un gioco meno giovane. Ma ha trovato il massimo nello scompenso finale del City, travolto dalla sua stessa incredulità. Guardiola conferma i problemi con la Champions, come se il calcio alla fine rifiutasse sempre le sue gabbie. Anche lui forse deve finire di imparare. Credo che questa partita servirà soprattutto a lui. La finale è dunque Real-Liverpool, prevedibile ma non troppo. La sorpresa stavolta è il Real, un anno fa negli intrighi della Superlega e vicino a una crisi economica definitiva, oggi di nuovo a un passo dal tetto come un gatto, il simbolo del suo allenatore.
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