Mario Sconcerti per corriere.it
bennacer porto milan
In Champions il Milan perde la sua dimensione italiana. È stato più un problema fisico che tecnico. Stavolta è troppo leggero a centrocampo, sbaglia tanti palloni quando ricomincia l’azione, perde contrasti. Manca Kessie e Krunic non ha qualità internazionali, diventa presto uno dei problemi del Milan.
Gli altri vengono dalla rapidità del Porto, dall’insistenza dei loro giocatori addetti a una continua fase di attacco. Solo a Liverpool la difesa ha ballato di più e solo in alcuni momenti. Martedì è stato un tormento continuo. Il Porto non ha fuoriclasse ma corre con la palla al piede e sterza con facilità, non è facile prenderli. Nemmeno Tomori si è salvato fino ad essere sostituito.
Quando Luis Diaz ha segnato il suo gol, il Porto aveva tirato 14 volte in porta, il Milan solo due. C’erano assenze importanti, vero, ma la partita è finita per diventare presto una sopravvalutazione continua del Porto, che è una buona squadra come sempre ma non ottima, si ferma molto prima. Ha vinto di forza prendendo a spinte il Milan e tenendolo sempre nella sua trequarti. C’era per noi italiani un fallo su Bennacer sull’azione del gol. Poche volte è un fallo fischiato a livello internazionale.
porto milan
Il nostro ottimo campionato, con il suo equilibrio e la sua ritrovata voglia di correre e con la pignoleria autonoma dei nostri arbitri, ha finito per abituarci a un calcio che non c’è più. Esiste nel bisogno di polemiche nostre dove mescoliamo cose viste in diretta con ingrandimenti a velocità zero.
Non ho grandi competenze arbitrali. Ho il dovere di avere fiducia nel giudice. Non fidandoci di un arbitro, ci siamo inventati una macchina che porta al giudizio due arbitri. È un paradosso poco comprensibile. Comunque delle due una: se è corretto il modo europeo di arbitrare, è inadeguato il nostro. O viceversa. La differenza si nota ormai quasi con violenza.
porto milan
L’Inter ha fatto bene quello che doveva. Lo Sheriff è una squadra che è stata svelta a entrare nelle nuove porte dell’Est aperte del vecchio Shakhtar. È pieno di giocatori inusuali e di talento che arrivano da tutto il mondo povero del calcio.
Alla fine del girone di andata è ancora nettamente davanti all’Inter e ha 6 punti come il Real. Ma la sorpresa si sta esaurendo. Inzaghi ha cambiato la sua impostazione classica di gioco. Come all’Olimpico, Dimarco ha fatto il libero a tutto campo, come fosse in una squadra di Gasperini, come Pioli prova spesso ora Calabria.
E un di più molto importante perché Dimarco ha fisico, entusiasmo e buoni piedi. È lui la prova della voglia di assuefarsi all’Inter che sta prendendo Inzaghi, fino a oggi restio a cambiare qualcosa di profondo. Le marcature ieri sono state più individuali, un centrale o un esterno, la partita ha spesso preso sentieri autonomi. Vedremo se continuerà.
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