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    ROGER CORMAN B MOVIE COLLECTION - "JACK NICHOLSON? IL MIGLIORE. SCORSESE NON FECE LA GAVETTA. IL B-MOVIE? UNA CONQUISTA DEMOCRATICA - FELLINI? LO HO AIUTATO A VINCERE L' OSCAR - IL MIO UNICO FLOP? 'THE INTRUDER'. PARLAVA DI RAZZISMO. ERA TROPPO IN ANTICIPO SUI TEMPI - E QUELLE STARLETTE CHE ANDAVANO A LETTO CON GLI SCENEGGIATORI...


     
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    Enrico Deaglio per “Il Venerdì - la Repubblica”

     

     

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    «Buongiorno, Maestà». Per galateo e per rispetto (ha novant' anni), bisognerebbe chiamarlo così. Ma lui è un re davvero democratico e non gioca a fare il mogul di Hollywood, col sigaro in bocca e poco tempo da perdere.
     

    Non ha nemmeno una segretaria. Una giacchetta e una maglietta, si alza e si siede da una sedia con l' agilità di un uomo giovane; gli occhi sono curiosi, la stretta di mano forte; un' innata buona educazione. «Piacere, Roger».

     

    Roger Corman è ormai consacrato, nella storia del cinema, come il «Re dei B movies», quelli che noi chiamiamo «film di serie b» o, con disprezzo, «cinema-spazzatura». Da anni superpremiato, ora gli si riconosce essere stato il più importante regista, produttore, distributore indipendente che Hollywood abbia mai sfornato.

     

    Quattrocento film come produttore e/o regista, re degli incassi, innovatore, plasmatore della cultura popolare, mai un flop. Anzi, uno: che, come vedremo, nella sua carriera ebbe la stessa funzione della «scena primaria» di Freud.
     

    Generoso e controcorrente, ha distribuito in America il cinema di Fellini, Ingmar Bergman, Kurosawa. Alla sua età, va tutte le mattine in ufficio. Unico privilegio, due posti nel parcheggio. Uno per «Mr. Smith», uno per «Mrs. Wesson», ovvero uno per sé e uno per sua moglie Julie.
     

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    Se non sapete chi è, ebbene Roger Corman è quello che vi ha dato L' Invasione dei granchi giganti, Il pozzo e il pendolo, Femmine in gabbia, Bloody Mama, I selvaggi, La maschera della morte rossa, Il massacro del giorno di San Valentino. Su amazon trovate la sua filmografia in cofanetti:

     

    La Corman collection of sexy nurses, Magia e Medioevo, Battaglie di astronavi, Donne fatali, Gangster, Sexy detenute, Moticiclette e il classico Edgar Allan Poe con il technicolor ipersaturato, le cripte, i corvi. Un elenco sterminato di film che venivano girati in una settimana, con un budget massimo di 100 mila dollari, e che generarono, ormai in due generazioni, pulsioni e fantasie erotiche, incubi e stordimenti. E milioni di dollari al botteghino. Tutti meno uno, che fece flop. La cui storia meriterebbe un film, di serie A.
     

    Nel nostro colloquio, partiamo proprio da qui. Era una storia di razzismo, di Sud, di violenza. Bianco e nero sgranato, un' ora e 24 minuti, protagonista William Shatner, allora star emergente. Regista e produttore Roger Corman, 32 anni, budget ridicolo. Un Quarto potere fatto in casa.
     

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    Il film si chiama The Intruder («L' intruso») e venne distribuito nel 1962. In Italia uscì l' anno dopo, appena dopo l' omicidio Kennedy, e fu dunque intitolato L' odio esplode a Dallas. Oggi, grazie a internet, lo potete vedere per intero e gratis su YouTube.
     

    Siamo in una cittadina imprecisata del Sud americano nel 1960, le scuole sono state per legge «desegregate». I bianchi della cittadina naturalmente non apprezzano, ma chinano il capo: «è una legge, dobbiamo accettarla». Ed ecco che arriva in città uno strano personaggio. Giovane, fascinoso, vestito di lino bianco, occhiali da sole alla moda. Si presenta come un «riformatore sociale», inviato di una fantomatica associazione patriottica.

     

    Incita i cittadini a ribellarsi e in un pubblico comizio notturno (scena indimenticabile) racconta che è in corso un complotto di «ebrei e comunisti per distruggere la razza bianca e portare i negri al potere». L' intruso spinge i cittadini a manifestare davanti alla scuola «desegregata», prende contatti con i maggiorenti locali e con il KKK. Seguono bombe e pestaggi, e si arriva fino al linciaggio di un ragazzo nero, quando… Niente spoiler, ma lì c' è la chiave di quanto siano oggi importanti le elezioni presidenziali americane.

    Mr. Corman, perché quel film non incassò?
    «Per molte ragioni, ma una in particolare: era snob. Il 1961 era un anno strano. C' erano stati, promossi da Eisenhower, i primi esperimenti di "desegregazione". Il film era in anticipo sui tempi, era un manifesto politico. Ci avevo messo dentro le mie aspirazioni, non la realtà.

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    C' era troppo ego. Il New York Times scrisse che era una pietra miliare per Hollywood, e però nel sud venne boicottato e nessuno andò a vederlo. Fu una bella lezione per me. Capii che se volevo metterci le mie idee, in un film lo dovevo fare un po' di nascosto. Senza che nessuno se ne accorgesse, o quasi. Capii che il cinema viene prima di te. Comunque (e qui sorride) nel 2000 rimisi il film sul mercato, come Dvd.
    E tornò a casa il denaro che avevo perso quarant' anni prima».

    The Intruder sarà proiettato al festival del cinema di Locarno dove Roger Corman è l' ospite d' onore. Sarà facile vedere nelle immagini del Sud di allora la violenza di oggi; e nell' intruso, nell' aizzatore, l' attuale candidato alla presidenza Donald Trump. Che ne pensa?
    «Posso dire questo. Nel 1962 il pubblico lo rifiutò, perché non gli piaceva l' argomento. Nel 2000 invece lo guardò con interesse, perché era un pezzo di storia. Un periodo della nostra vita, un periodo brutto, dal quale però eravamo usciti. Oggi riscopriamo che l' odio razziale esiste, così come esiste chi lo aizza, e che la questione è più profonda di quanto avevamo immaginato. Il cinema, certe volte anticipa la realtà. Ma non sempre. Anzi, spesso guarda al passato. Pensi per esempio al 1940.
     

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    Per gli Oscar erano in corsa film favolosi come quelli di Frank Capra o quelli del realismo tratto da Steinbeck, e invece vinse Via col vento. Perché? Certo era un filmone, ma soprattutto quello era lo spirito dei tempi. Eravamo appena usciti dalla depressione, avevamo voglia di vedere un filmone di fantasia su com' era la vita - la vita dell' un per cento! - prima della guerra civile.(Corman si ferma un attimo. Poi ragiona a voce bassa: Toh, non ci avevo fatto caso. Anche nel 1940 eravamo alla vigilia di una guerra. Sta a vedere che anche allora c' era un inconscio che funzionava. Certo, come anche oggi… »).

     

    Mr. Corman, quello è il grande cinema. Ma che cos' è un B movie?
    «È un altro modo di stare nella società, ed è stato una conquista democratica. Il termine viene dagli anni Trenta, dal periodo della depressione. I grandi studi avevano bisogno di portare gente al cinema quindi offrirono due film con un biglietto solo.

     

    Il film A era quello con le grandi star; il film B era quello fatto con poco, e questo permetteva a molti di produrre. Poi, quando le cose cominciarono ad andare meglio, quell' offerta speciale finì, ma il termine B Movie rimase come sinonimo di film fatto con poco, ma nello stesso tempo popolare, fresco, volgare, ma anche d' avanguardia».
     

    E noi italiani ne sappiamo qualcosa. Cosa pensa del cinema italiano?
    «Grande, sempre. Io poi sono affezionato al periodo subito dopo la seconda guerra mondiale, quello in cui avete prodotto capolavori, con pochi soldi, girando sulla strada. Il famoso neorealismo. E poi Fellini…

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    Penso che sia tra i miei meriti nella vita quello di aver distribuito qui Amarcord, di averlo fatto conoscere e di averlo aiutato a vincere l' Oscar. È un film meraviglioso. Affronta un argomento difficilissimo, l' Italia sotto il fascismo, la vita quotidiana sotto una dittatura, e lo fa con forza, fantasia, ma soprattutto sense of humour. Era un compito quasi impossibile, eppure Fellini c' è riuscito. Ha fatto un film universale».

    E di Gomorra, cosa pensa?
    «Eccezionale, mi dispiace non abbia vinto l' Oscar. Ma tenga presente che l' Academy è ormai diventata qui molto conservatrice».
     

    Gli comunico che è in atto una polemica in Italia in seguito al successo della serie tv Gomorra. Si contesta che faccia vedere solo i cattivi e li metta in buona luce. In breve, di incoraggiare il crimine.
    «Ho visto il film ed era potente. Sa perché? Perché mostrava una parte della società che la maggioranza non conosce, che solo intuisce, ma non ha voglia di conoscere. E invece gliela fai vedere, com' è. Certo, molta gente si secca. Ma appiccicarci sopra un happy end, diventerebbe falso».
     

    Come si diventa il Re dei B Movies?
    Certo, non per lignaggio. Figlio di un ingegnere civile di Detroit che costruiva ponti in calcestruzzo, la sua famiglia si era trasferita in California e lui si era laureato ingegneria a Stanford. Erano tempi duri, tra un crack economico e un orizzonte di guerra. Il giovane Roger era rimasto affascinato da Los Angeles e da Hollywood e quindi, più che a manovrare betoniere, si dedicò ad usare la cinepresa; studiò lenti, luci, suono, microfoni, dolly, montaggio, casting, distribuzione, finanziamenti. A trent' anni si rese conto che non sapeva nulla di recitazione.

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    Si iscrisse quindi alla migliore scuola di Hollywood, gestita da Jeff Corey, un famoso attore messo sulla «lista nera» dalla persecuzione maccartista e lì imparò «non a recitare, ma a capire gli attori». A trentadue anni fondò una piccola società di produzione. Alle 8 del mattino del 31 gennaio 1958 lesse sul giornale che i russi avevano mandato uno Sputnik nello spazio. Alle 12 aveva già ottenuto una firma sotto un contratto per sceneggiatura, una per gli effetti speciali e un' ora dopo un fido bancario per 70 mila dollari. Tre mesi dopo era nelle sale in Usa e Inghilterra La guerra dei satelliti, mega successo al botteghino e vero capostipite di Star Trek, Star Wars e tutto il resto.
     

    Cominciò da lì il «regno» di Roger Corman, che mostrò al mondo come si può girare un film in tre giorni, lavorare sulla paura meglio di Hitchcock, imporre, perseverando, alla censura qualche centimetro in più di tetta femminile, dare dignità e simpatia alle bande di motociclisti, ai gangster per bisogno, agli scoppiati di LSD e fare una fortuna con i cimiteri inglesi, la nebbia rasoterra, un corvo, con ben dodici film tratti da appena cinquanta pagine di Edgar Allan Poe.

    Maestà, le solite domande al volo. Da dove le sono venute le idee?
    «Dalla società, dalla fantascienza, dalle letture. Ma un film l' ho fatto solo e sempre se interessava a me. Non sono mai interessanti gli eroi; piuttosto i reietti, i perdenti, i ribelli, gli outsider, gli anticonformisti, i caratteri complessi. Sono fiero di Wild Angels, con il giovanissimo Peter Fonda, e fui contento che venisse scelto per la Mostra del Cinema di Venezia.

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    C' erano queste bande di motociclisti allora, gli Hell' s Angels. Tutti li odiavano, a me interessavano; erano dei ribelli che venivano dalla classe operaia, che rifiutavano la società, perché la società rifiutava loro.
     

    Quando feci Bloody Mama era la stessa cosa. Una famiglia di gangster, capeggiata da Shelley Winters, nell' America rurale della depressione, la risposta a Bonnie and Clyde, che aveva posto il problema della giustizia».

    Cosa ci vuole, per fare cinema?
    «Per prima cosa la creatività, parola difficile, ma che alla fine si traduce in "espressione della propria, intima, anima". Poi ci vuole talento, ovvero fare bene il proprio mestiere. Bisogna svegliarsi presto la mattina e calcolare di lavorare almeno dieci ore al giorno. E poi non buttare via i soldi. (Previsioni di Corman: il gigantismo di Hollywood finirà, ci sono già colossali fallimenti, le serie tv saranno sempre meglio, il cinema di qualità potrà avere una fettina in più).

     

    a bucket of blood roger corman a bucket of blood roger corman

    Sul "Metodo Roger Corman" sono stati scritti libri e sono fioriti gli aneddoti. Se un' attrice e un regista litigano e si insultano sul set, gira la scena perché si può sempre cambiare la sceneggiatura e inserirla. Una scenografia non la si deve mai buttare, serve per il prossimo. Se hai fatto un contratto a Dracula-Boris Karloff e hai finito un giorno prima, usa il giorno seguente per girare un altro film con Peter Lorre e Vincent Price che hai già sotto contratto».
    (E così nacque The Raven, I maghi del terrore, e mai giornata di lavoro fu così ripagata).

    Ma, alla fine: che cos' è il cinema?
    «È la più alta forma d' arte del popolo e per il popolo. Solo la pop music le può stare vicina. La poesia non è per tutti, la letteratura è solo per chi sa leggere. E in più: è l' unica arte che prevede il movimento. Tutte le altre sono statiche, appena la danza si muove un po'. Ma soprattutto è il misto di arte, immaginazione, creazione e business, ovvero: denaro, prestiti, assunzioni, sindacati, fallimenti, che la rende una cosa viva. Il cinema è reale perché è la vita».

     

    lauren bacall roger corman oscar lauren bacall roger corman oscar

    Lei è il maestro dei «film de paura». Cos' è la paura?
    «Ogni bambino ha paura che ci sia un mostro sotto il letto. I genitori arrivano e lo convincono che non c' è il mostro. Il bambino cresce e se ne fa una ragione, ma nell' inconscio gli rimane quella paura. Il film dell' orrore è quello che trova le chiavi per entrare in quell' inconscio.

     

    Lo fece Poe, lo fece poco dopo Sigmund Freud. Il cinema è tutto lì. Poe correva ancora sull' asse Londra - Boston, il mistero e la paura del nuovo mondo. Poe aveva l' incubo di essere sepolto vivo; la rovina di casa Usher era la metafora della rovina della casa dei Poe, la sua famiglia. Quando ero giovane, la paura erano la bomba atomica, i batteri, gli alieni. E la notte. Non si deve mai dimenticare la paura ancestrale della notte».
     

    scorsese scorsese

    Maestà, tutti gli attuali principi del cinema, le star di oggi, hanno fatto atto di devozione nei suoi confronti. Ce ne può ricordare qualcuno, e i loro talenti?
    «Jack Nicholson lo conobbi che aveva 19 anni, allievo - come me - di Jeff Corey. Jeff prendeva due allievi. Tipo: "il tuo migliore amico ti accusa di avergli scopato la sorella, recitate". Beh, bisognava vedere cos' era Jack. Il migliore, il più veloce, il più vero, il più drammatico. Abbiamo lavorato molto insieme, è stato anche sceneggiatore di quattro miei film, siamo molto amici.

     

    Francis Coppola era uno studente alla facoltà di cinematografia. All' epoca avevo comprato una serie di film di fantascienza sovietici, dalla Mos film. Ottimi prodotti, effetti speciali che noi ce li sognavamo.

    jack nicholson jack nicholson

     

    Ma, purtroppo pieni di insopportabile propaganda antiamericana. In uno, Battaglia dietro il sole c' erano due astronavi che facevano ricerche scientifiche. Quella americana si perdeva e l' equipaggio si dava al bere, piangeva, chiamava la mamma, fino a quando i russi venivano a salvarli.

     

    Assunsi Coppola per tagliare e girare qualche scena sostitutiva. Fu bravissimo. Così divenne assistente alla regia, poi regista di una B Unit, e poi quel capolavoro che è diventato. Martin Scorsese invece non fece la gavetta.

     

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    Avevo visto un suo filmino di studente, The Big Shave, durava cinque minuti: un uomo che si fa la barba e alla fine si taglia la gola, sul muro la scritta "Viet 67". Ne rimasi impressionato. Gli affidai, al buio, la regia di Boxcar Bertha, che da voi si chiama 1929 Sterminateli senza pietà. James Cameron, che ha fatto Titanic e Avatar, i due più grandi incassi della storia del cinema, era un giovane assistente agli effetti speciali in un film minore di fantascienza.
     

    Fece dei modellini di navicelle spaziali così belli che gli diedi un aumento di stipendio durante la produzione, cosa che in realtà non si dovrebbe mai fare. E poi ci sono Peter Fonda il motociclista, Charles Bronson il gangster problematico, Robert De Niro attore "etnico", Jonathan Demme, Joe Dante e decine di altri che solo gli spettatori più attenti notano nei titoli di coda alle categorie montaggio, riprese, scenografie, costumi… Insomma, effettivamente da quest' ufficio è passato tutto il cinema».

    Mr. Corman, che cos' è ora per lei la fonte di ispirazione?
    «L' ineguaglianza sociale. L' un per cento" di Occupy Wall Street è il più grande slogan mai inventato. Ricchi e poveri, ingiustizia: si sta inventando una nuova coscienza. Ci sarà la rivoluzione come dice Bernie Sanders? O arriverà il fascismo sotto forma di Donald Trump?
     

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    Tutti e due guardano allo stesso pubblico. Io penso che il fascismo non arriverà mai in America, perché le nostre istituzioni sono solide, ma certo viviamo in momenti tumultuosi. (Io penso al suo vecchio film, al suo flop)».
     

    Scendiamo le scale del suo ufficio, mi mostra i manifesti dei film che ha prodotto. C' è il sedimento della storia. Fotografie. Icone. Trionfi. Si dice che la vita crei il cinema, ma è il contrario. È il cinema che crea la vita. Qualche volta sbagliandosi.
     

    «Per esempio» dice Corman «un sacco di starlette andavano a letto con gli sceneggiatori, ma non sapevano che non erano loro ad assegnare le parti».
     

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