IL PAPELLO TRA NAGEL E LIGRESTI
Gli impegni elencati nel “papello“, dettato da Alberto Nagel e custodito nella cassaforte di Piazzetta Cuccia dal segretario del patto di sindacato Cristina Rossello, non sono stati rispettati. E questo ha provocato alla famiglia Ligresti “perdite patrimoniali” e un “danno morale e d’immagine”.
Con queste motivazioni Giulia e Jonella, figlie dell’ex patron di Fonsai Salvatore Ligresti, ora battono cassa e intimano a Mediobanca e al suo amministratore delegato di risarcire i danni subiti, da loro quantificati in 60 milioni di euro. Lo fanno con una raccomandata, di cui dà conto l’Adnkronos, inviata nella sede di piazzetta Cuccia e a casa Nagel.
La missiva, datata 9 maggio, ripercorre le tappe che hanno portato il 17 maggio 2012 alla firma dei due fogli aventi come intestazione “Accordi tra Famiglia e Nagel Pagliaro Cimbri Ghizzoni”. Il “papello”, appunto, che conteneva i desiderata della famiglia finita al centro dell’inchiesta Fonsai. Le due figlie dell’Ingegnere tornano a chiedere l’adempimento degli impegni, tra cui “45 milioni netti per il 30% di Premafin“, uffici, vacanze e “700mila euro all’anno per 5 anni a testa”.
ALBERTO NAGEL E SALVATORE LIGRESTI
Sebbene il papello sia stato siglato dall’ad di Mediobanca e da Salvatore Ligresti, secondo la raccomandata Ugf (holding del gruppo assicurativo Unipol, che nel 2013 si è fuso con Fonsai) e Unicredit hanno “un ruolo tutt’altro che marginale nella vicenda” che ha portato alla sua redazione”.
GIULIA LIGRESTI ALLA MENSA DEI POVERI
Che risponde, si legge “a una specifica esigenza” all’interno dell’operazione, senza Opa, che porta alla fusione del gruppo Unipol con la galassia Ligresti. Per Giulia e Jonella Nagel (che per la vicenda è stato indagato ma la cui posizione è poi stata archiviata) ha sottoscritto il documento “non certo come gesto di disponibilità” o per “compatimento” verso l’Ingegnere, ma per portare a termine l’operazione che a Mediobanca “stava a cuore per ‘salvare’ i propri crediti (e con essi Nagel avrebbe salvato il proprio prestigio)”.
JONELLA LIGRESTI
Il documento poi è rimasto lettera morta. Causando, lamentano Giulia e Jonella Ligresti, “perdite patrimoniali: i compensi, le buone uscite e il valore degli altri benefici” indicati nel documento a cui si aggiunge “il danno morale e d’immagine” quantificabile nella somma di “7 milioni di euro ciascuna”.
Ora le due sorelle Ligresti intimano a Mediobanca e personalmente a Nagel “nella misura in cui affermasse di non aver avuto i poteri di obbligare Mediobanca, di risarcire i danni derivanti dall’inadempimento dell’impegno riguardante la liquidazione delle azioni, come pure tutti i danni patiti e patiendi in conseguenza dell’adempimento degli altri obblighi assunti con il papello”, anche nell’ipotesi in cui non lo si volesse qualificare come un contratto, ma come lettera d’intenti. Una richiesta che Mediobanca respinge al mittente perché non fondata.