Vera Martinella per il corriere.it
COLON
Marzo è il mese dedicato, a livello mondiale, alla sensibilizzazione sul cancro al colon che, con oltre 43.700 nuovi casi registrati ogni anno, è il secondo tipo di tumore più frequente nel nostro Paese ed è anche il secondo nella poco ambita classifica dei più letali, causa di circa 19mila decessi annui.
«E i casi sono in aumento - sottolinea Elisabetta Buscarini, portavoce Federazione italiana delle Società delle malattie dell’apparato digerente (Fismad) -, sia a causa dei ritardi negli screening causati dalla pandemia di Covid, sia per il dilagare di stili di vita scorretti, che sono tra le cause principali di questa neoplasia».
COLON
I ritardi causa Covid
Gli esperti hanno già dato l'allarme a più riprese. Da un lato, la sospensione delle prestazioni di screening (nei mesi di marzo e aprile 2020 in modo non omogeneo su tutto il territorio nazionale) e i ritardi provocati dal virus sull’intero Sistema sanitario. Così, a fine maggio 2021 (fine della terza ondata) l’Osservatorio Nazionale screening rileva che dal 1° gennaio 2020 al 31 maggio 2021 i test per la ricerca del sangue occulto nelle feci hanno registrato nel nostro Paese una flessione di 1.200.000 unità rispetto al 2019 (- 34% in media, ma con punte di -64% in Lombardia o -66% in Piemonte, fino a -82% della Valle d’Aosta), con un ritardo medio di 5,8 mesi nei programmi di screening, ma con 9 Regioni che hanno oltre 6 mesi di ritardo (come Campania con 13 mesi e Lombardia con 11 mesi).
TEST DELL'URINA PER DIAGNOSI DEL CANCRO AL COLON
E ancora: si calcola che in quel periodo siano stati persi alla diagnosi dello screening 1.376 cancri e 7.763 adenomi avanzati, vale a dire polipi in avanzato stadio di trasformazione verso il tumore che potevano essere eliminati per tempo.
Chi rischia di più
Dall'altro, soprattutto negli Stati Uniti, da anni il tumore del colon è in crescita in particolare nei ragazzi fra 20 e 34 anni (le stime prevedono addirittura un raddoppio dei casi entro il 2030), mentre grazie allo screening diminuisce negli ultra 50enni. Sovrappeso, obesità, cattiva alimentazione e sedentarietà sono i principali indiziati.
insaccati
In particolare fattori dietetici quali il consumo di carni rosse e di insaccati, farine e zuccheri raffinati e il consumo di cibi salati, conservati o affumicati fanno salire il pericolo di ammalarsi, come l’eccessivo consumo di bevande alcoliche e il fumo. Circa un terzo dei tumori del colon-retto, poi, presenta caratteristiche di familiarità ascrivibile a mutazioni genetiche ereditarie e a queste persone sono consigliati dei controlli specifici.
Sintomi
tumore al colon 7
«Fare prevenzione è ancora più importante se si considera che questo tumore spesso non manifesta sintomi particolari, almeno nelle sue prime fasi — dice Buscarini, direttore della Gastroenterologia ed endoscopia digestiva all’Ospedale Maggiore di Crema —. I principali campanelli d’allarme che devono essere segnalati al medico, soprattutto dopo i 50 anni, sono: presenza di sangue rosso vivo, talvolta misto a muco, nelle feci, senso di incompleta evacuazione, defecazione in più tempi ravvicinati, perdita di peso senza causa evidente, senso di spossatezza, febbricola, specialmente nelle ore serali».
tumore al colon 6
Eppure nove casi su dieci potrebbero essere evitati perché c’è un metodo efficace, gratis (in Italia) e del tutto indolore per eliminare le lesioni pre-cancerose prima che si trasformino in una neoplasia vera e propria: il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci.
Il 90% dei casi si potrebbe evitare
«Quasi il 90% dei carcinomi del colon-retto si sviluppa a partire da adenomi che impiegano anni, in media una decina, per trasformarsi in forme maligne - conclude Buscarini -. È in questa finestra temporale che lo screening con il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci consente di fare una diagnosi precoce ed eliminare i polipi intestinali prima che abbiano acquisito caratteristiche pericolose ed evolvano in un tumore maligno».
tumore al colon 1
Ma oltre la metà degli italiani non coglie l’opportunità. L’esame viene offerto dal Servizio sanitario nazionale a tutti i cittadini fra i 50 e i 70 anni che ricevono, ogni due anni, una lettera da parte della propria Asl con l’invito ad andare nella farmacia più vicina a ritirare un piccolo contenitore nel quale raccogliere un campione di feci, per poi restituirlo e ricevere la lettera con il referto a casa nell’arco di un paio di settimane. Nel caso in cui vengano rinvenute tracce di sangue è necessario fare ulteriori accertamenti con la colonscopia.