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    DAGOREPORT! - SIAMO SICURI CHE SIA L’EUROPA A PAGARE IL PREZZO PIÙ ALTO DELLA SCELLERATA GUERRA DI PUTIN IN UCRAINA? - SE BRUXELLES PIANGE, WASHINGTON NON RIDE. ANCHE GLI STATI UNITI PAGANO UN CONTO SALATISSIMO: BIDEN È STATO COSTRETTO A RIAPRIRE IL DIALOGO CON LA CINA E A TRATTARE CON I “NEMICI” MADURO E BIN SALMAN PER RACCATTARE QUALCHE BARILE DI PETROLIO - IL RUOLO DELLE AZIENDE USA CHE VOGLIONO CONTINUARE A FAR SOLDI IN RUSSIA IN BARBA ALLE SANZIONI


     
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    Siamo sicuri che sia l’Europa a pagare il prezzo più alto della scellerata guerra di Putin in Ucraina? Se Bruxelles piange, Washington non ride. Anche gli Stati Uniti pagano un conto salatissimo, dal punto di vista sia politico che strategico, anche se magari meno visibile e immediato. Ci sono tre punti che dovrebbero far preoccupare Biden:

     

    1 - ELEMOSINATORE IN CHIEF

    L’operazione militare di Putin ha fatto rivedere i piani strategici degli Stati Uniti, costretti a trattare con un gruppetto di stati canaglia che fino a ieri erano considerati nemici. Innanzitutto la Cina: “Sleepy Joe” ha dovuto riaprire un dialogo con Xi Jinping e iniziare a trattare con il suo nemico numero uno. Prova ne è la telefonata di quasi due ore di cinque giorni fa.

     

    joe biden joe biden

    Poi, in grossa crisi per il prezzo del petrolio, il commander-in-chief si trova a dover elemosinare un po’ di greggio a destra e a manca. Si è dovuto mordere la lingua, rimangiarsi tutte le offese gridate negli anni contro Maduro e mandare una delegazione a Caracas per raccattare un po’ di barili. Stessa cosa sta succedendo con i sauditi: i rapporti con Riad sono ai minimi. C’entrano l’assassinio di Khashoggi e soprattutto la riapertura dei negoziati per l’accordo sul nucleare con l’Iran.

     

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    Gli Usa stanno cercando disperatamente di farsi dare una mano da Bin Salman. In questa direzione va la consegna dei sistema anti-missile Patriot, fondamentale per MBS nella sua guerra contro i ribelli Houthi dello Yemen.

     

    Insomma, se ce ne fosse stato bisogno, gli Usa in questa fase stanno dimostrando di non essere così autosufficienti da un punto di vista energetico: il caro benzina sta colpendo anche gli States, che non sono immuni agli scossoni internazionali, ma in un mondo globalizzato sono vulnerabili, come tutti gli altri paesi del mondo.

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    2 - NEO-NATO

    Un altro effetto della rinnovata aggressività di Putin sarà, giocoforza, una nuova centralità della Nato. Che obbligherà a un nuovo grosso esborso per le casse federali Usa (e quindi per i contribuenti statunitensi). Gli stati europei negli ultimi anni hanno contribuito con le briciole all'Alleanza atlantica. Anche se ora annunciano di voler ottemperare agli accordi (spendere il 2% del Pil in difesa), l’esborso maggiore rimarrà in carico a Washington.

     

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    3 - GLI INVESTIMENTI AMERICANI IN RUSSIA

    Terzo e ultimo punto: i privati. Le grandi compagnie americane stanno scappando da Mosca, ma non lo fanno a cuor leggero. Hanno speso miliardi di dollari di investimenti nell’ex Urss e ne stanno perdendo altrettanti. Non è un caso che il ceo di Goldman Sachs, David Solomon, la scorsa settimana si sia sentito in dovere di intervenire dicendo “ostracizzare la Russia non è il nostro mestiere”, aggiungendo: “non credo che le imprese dovrebbero decidere come funziona il commercio globale nel mondo”. Tradotto: è un bel cetriolone per “Sleepy Joe”.

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