Francesco Spini per "La Stampa"
le02 guido barillaMister Vinavil, alias Giorgio Squinzi, si concede la battuta: «Faccio collanti, sono abituato a tenere insieme i pezzi...». Ma l'affondo di Guido Barilla - anticipato nell'intervista rilasciata ieri a questo giornale esplode come una bomba nell'assemblea annuale di Confindustria.
Fulvio ContiNella sessione «privata» che anticipa la «messa cantata» in cui oggi il presidente degli industriali tornerà a incalzare il governo sui temi della crescita - con accenti sui debiti della Pa, sulla necessità di ridurre il carico fiscale e di rivedere la riforma del lavoro - Barilla scandisce la sua richiesta per una radicale «rigenerazione» dell'associazione che passi anzitutto dalla separazione tra le aziende manifatturiere e quelle di servizi (energia, ma non solo), che hanno interessi spesso confliggenti con le prime.
Alla fine del suo intervento applausi da metà sala in su. Gelo, invece, tra i big di Viale dell'Astronomia riuniti nelle prime file. La polemica parte prima che suoni il gong assembleare. Arrivando all'assise Fulvio Conti, ad dell'Enel, dà fuoco alle polveri.
«Rispetto Barilla», dice il manager tra l'altro vicepresidente di Confindustria, «ma non condivido affatto le sue parole». Secondo Conti «anche l'energia è un prodotto non un servizio». Di più: «L'industria elettrica è la prima azienda manifatturiera italiana». E le accuse di conflitto di interessi? «Perché chiede Conti - lui è in conflitto di interessi con chi gli fornisce la farina?».
Fulvio ContiSquinzi dal palco solletica le corde dell'orgoglio industriale («dobbiamo essere orgogliosi di Confindustria»), dice che preferisce che le polemiche vengano accese nel chiuso delle assemblea, non trovarsele sui giornali. E ammonisce la platea: «Il confronto è sempre necessario: anche le divergenze vanno bene, ci si confronta per trovare una sintesi». Ma «non è distruggendo quello che abbiamo che ci rafforziamo».
GIORGIO SQUINZI IN BICI jpegRicorda la «minima flessione delle associate dello 0,6%» con domanda di adesione rimasta «alta, nonostante la crisi» e «nonostante le critiche». Parla della riforma in fieri per un'associazione «democratica, trasparente, aperta, inclusiva che non teme il confronto, né il ripensare regole e modelli organizzativi». Ma il presidente della Barilla non resta isolato. Anche il veneto Andrea Riello, per esempio, chiede «un cambio di passo», lamentando la «scarsa discussione interna» sulla riforma avviata.
Nota poi che sul bilancio di Confindustria - chiuso in sostanziale pareggio - la partecipazione nel Sole 24 Ore è valutata 150 milioni, quando ai valori di Borsa la quota di milioni nel vale 23, e che forse sarebbe stata opportuna una svalutazione più pesante. Anche per lui serve una «maggiore focalizzazione sul manifatturiero», gli associati sono troppi e le quote «troppo onerose» con servizi scarsi.
cortina andrea riello xI tre past president che intervengono difendono la configurazione di Confindustria. Emma Marcegaglia, per esempio, mette in guardia dal rischio, separando i servizi, di innescare una «deriva pericolosa» verso un ritorno al corporativismo. E invita all'unità: «Giusto il dibattito, ma teniamoci stretta Confindustria». Giorgio Fossa e Luigi Abete plaudono a Squinzi. «Non siamo in crisi», afferma Abete, e - rivolto a Barilla - dice che se «il problema è in Federalimentare, si risolva quello». Nota che da quando i servizi (difesi anche da Stefano Parisi) sono entrati in Confindustria tutti i presidenti vengono dalla manifattura.