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    SE I RUSSI HANNO I MERCENARI DEL GRUPPO WAGNER, L’UCRAINA HA IL MOZART GROUP - E’ UNA SQUADRA DI MILITARI PROVENIENTI DA DIVERSI PAESI DI METTERSI ASSIEME CON L'OBIETTIVO DI AIUTARE KIEV – IL COLONNELLO AMERICANO MARTIN WETTERAUER, COMANDANTE OPERATIVO DEL MOZART: “ABBIAMO ADDESTRATO I VOLONTARI DEL BATTAGLIONE AZOV. DERIVE NAZISTE? ASSOLUTAMENTE NO. ABBIAMO ISTRUTTORI DI TUTTE LE RAZZE E LE RELIGIONI, BIANCHI, NERI, EBREI, CRISTIANI, ASIATICI E NESSUNO DI LORO HA RILEVATO O DENUNCIATO COMPORTAMENTI DISCRIMINATORI DA PARTE DEGLI AZOV…”


     
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    MARTIN WETTERAUER MARTIN WETTERAUER

    Francesco Semprini per “la Stampa”

     

    «Addestriamo i soldati ucraini a combattere contro i russi e il Generale inverno. Il Cremlino si macchia di atrocità colpendo le infrastrutture civili, è necessario ora che, assieme ad armi e munizioni, l'Occidente invii tecnici e ingegneri». L'appello è del colonnello Martin Wetterauer, veterano dei Marine statunitensi con all'attivo due campagne in Iraq (Desert Storm e Iraqi Freedom), Bosnia e Afghanistan (Enduring Freedom). È il comandante operativo del Mozart Group, conosciuto come l'anti-Wagner, la compagnia di volontari provenienti da una dozzina di Paesi che sostengono i militari di Kiev nella guerra contro le truppe di Mosca.

    MOZART GROUP MOZART GROUP

     

    Come è nato il Mozart Group e quali obiettivi si pone?

    «Nasce dalla volontà di un gruppo di militari provenienti da diversi Paesi di mettersi assieme con l'obiettivo di aiutare gli ucraini, civili e combattenti, minacciati dall'aggressione russa. Li addestriamo nelle tecniche di base di fanteria, dall'imbracciare un fucile alle manovre di primo soccorso. Il fondatore è il colonnello Andy Milburn, veterano dei Marine. Mozart era già operativo durante l'assedio di Kiev e nel tempo è cresciuto sino a comprendere una trentina di volontari attivi sul terreno e provenienti da una dozzina di nazioni».

     

    Avete iniziato nella capitale?

    «All'inizio ci siamo dedicati soprattutto all'addestramento di civili, medici e militari, attività che continuiamo a fare anche oggi, ma abbiamo ampliato il nostro raggio d'azione a operazioni più difficili come l'evacuazione di persone nelle zone bombardate o esposte a rischio. Al momento abbiamo squadre che operano in Donbass, a Bakhmut il punto più caldo del fronte orientale. Qualche giorno fa abbiamo dovuto mettere in sicurezza alcuni civili rimasti bloccati in un punto della città il cui controllo era stato appena ripreso dai russi».

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    Vi chiamano gli anti-Wagner...

    «È iniziato quasi per scherzo, è stato il mio amico Andy Milburn a tirare fuori il nome Mozart, il riferimento è chiaro. È piaciuto a tutti e l'abbiamo tenuto. Siamo però molto diversi da Wagner, loro sono mercenari pagati per condurre operazioni militari e atrocità.

     

    Noi siamo volontari che addestrano e insegnano agli ucraini a difendersi e a salvare le proprie vite minacciate da un Pese aggressore, impartendo loro le abilità maturate durante le nostre carriere, ma non abbiamo incarichi offensivi, di fatto non combattiamo sebbene operiamo al fronte. I Wagner in sostanza portano morte e distruzione, noi portiamo aiuti e salviamo vite».

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    Come vi finanziate?

    «Attraverso le donazioni e i contributi che le persone di buon volontà ci fanno, non siamo contractor che lavorano per i governi».

     

    Ha detto che addestrate tutte le forze combattenti ucraine, anche Azov?

    «Mozart Group è stato impiegato a maggio nella zona di Zaporizhzhia e abbiamo addestrato i volontari del Battaglione Azov».

     

    In cosa si distinguono?

    «Non ho visto grande differenze tra loro e gli altri corpi addestrati, Guardia nazionale, Unità di Difesa territoriale, Guardie di frontiera. Ogni volta ci siamo trovati davanti giovani pronti a combattere per il loro Paese, persone con una gran voglia di imparare. In generale tra gli allievi migliori che abbia mai avuto nella mia vita».

     

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    Azov nasce come formazione nazionalista, ed è accusata di derive naziste. Ha mai osservato contaminazioni di questo genere tra i combattenti che ha addestrato?

    «Assolutamente no. Mozart ha istruttori di tutte le razze e le religioni, bianchi, neri, ebrei, cristiani, asiatici e nessuno di loro ha rilevato o denunciato comportamenti discriminatori da parte degli Azov».

     

    Lei ha visto tante guerre, perché questa è diversa?

    «Perchè in questa guerra l'aggressore è una grande potenza (nucleare) e l'aggredito è uno Stato sovrano europeo, questo è qualcosa che non ha avuto precedenti in altri conflitti».

     

    Qual è lo stato dell'arte sul campo ora?

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    «L'inverno è arrivato e i russi hanno distrutto una tale quantità di infrastrutture per la fornitura di energia elettrica, acqua, gas per riscaldamento che già questo rappresenta un'atrocità. Mozart Group si dedica molto a supplire a queste carenze portando al fronte carburante, generi alimentari, acqua potabile e tutto ciò che possa essere d'aiuto alla gente e ai combattenti per far fronte alle necessità quotidiane. Il nostro compito ora è anche insegnare ai soldati come sopravvivere all'inverno».

     

    I russi hanno un tallone d'Achille?

    «È stato senza dubbio quello di aver attaccato un popolo e un esercito sottovalutandoli, non si sarebbero mai aspettati una reazione del genere da parte di governo, civili e militari ucraini. Ora si stanno rendendo conto che le cose stanno andando troppo per le lunghe e a costi troppo alti in termini di soldi e soldati».

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    Crede che l'Ucraina sia in grado di vincere il conflitto?

    «Sì, il punto è capire quanto ci vorrà. È chiaro però che l'Ucraina necessita del sostegno del mondo libero e delle democrazie occidentali anche e soprattutto ora per rimettere a posto le infrastrutture bombardate. A questo punto assieme ad armi e addestramento l'occidente deve mandare tecnici e ingegneri».

     

    Ci sono le condizioni per un cessate il fuoco prima della fine dell'inverno?

    «Io conosco il fronte, non frequento le alte sfere della politica o della diplomazia. E dal fronte posso dire che la gente che addestro e con cui opero non sembrano pronte a un cessate il fuoco, almeno sino a quando l'ultimo russo non sarà cacciato da tutti i territori ucraini».

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