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    ''SE IL GOVERNO HA VOTATO IL SÌ AL MES, NON AVRÀ PIÙ IL MIO VOTO''. PARLAMENTARI GRILLINI IN SUBBUGLIO DOPO L'EUROGRUPPO, MENTRE CONTE TACE DAVANTI AL MISERO ACCORDO STRAPPATO DA GUALTIERI. TI CREDO: LUNEDÌ AGLI ITALIANI AVEVA PROMESSO NIENTE MES E GUERRA TOTALE SUI CORONABOND


     
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    CONTE: "LA PARTITA RESTA DIFFICILE" E ORA RISCHIA LA FRONDA M5S

    Tommaso Ciriaco per “la Repubblica

     

    CONTE MERKEL SANCHEZ MACRON CONTE MERKEL SANCHEZ MACRON

    Quando a metà pomeriggio si volta indietro, Giuseppe Conte scopre di essere un po' più solo di quanto non avesse immaginato. Gli eurobond rimangono sul tavolo della trattativa, anche se si chiamano in un altro modo e rischiano di concretizzarsi non prima dell' autunno.

     

    Tardissimo, forse troppo tardi. Anche il Mes fa parte dell' accordo sancito all' Eurogruppo: il fondo è alleggerito di alcune condizionalità, ma nel prossimo futuro resta l' unico strumento consistente e immediatamente accessibile per i Paesi in difficoltà. Non è quello che sperava il capo del governo. E infatti tentenna per lunghe ore, indeciso se mettere il veto a costo di isolarsi in Europa, oppure accettare un compromesso che rischia di indebolirlo in chiave interna. Sceglie la seconda strada, quella di lasciare comunque aperto il negoziato. Sperando di strappare di più al Consiglio dei leader. «Ma la verità - ammette in privato - è che ci aspetta una dura battaglia». Il cui esito, in realtà, non lo lascia «per nulla tranquillo».

    giuseppe conte angela merkel giuseppe conte angela merkel

     

    La trattativa è durissima. Il presidente del Consiglio la attraversa continuando a muoversi in modo coordinato con Roberto Gualtieri. I due giocano e giocheranno fino alla fine nella stessa squadra, lealmente. Ma non significa che in questi giorni abbiano sempre condiviso lo stesso approccio, anzi.

     

    Da una settimana, per dire, il responsabile del Tesoro suggeriva a Conte di non calcare troppo la mano pubblicamente sullo slogan "no Mes, sì eurobond". Non scorgeva i margini politici per riuscire a depotenziare del tutto l' austerità del Fondo salva-Stati, non era certo di riuscire a strappare una tempistica stretta per una forma di bond comunitario. Meglio preparare il terreno per un accordo con l' Europa, sottolineando la pluralità di soluzioni a disposizione, tutte utili all' Italia: Bce, Sure, Bei, in prospettiva anche i recovery bond. E il Mes? Su quello sono tutti ufficialmente d' accordo: «Roma non intende usarlo».

     

    MARIO MICHELE GIARRUSSO MARIO MICHELE GIARRUSSO

    Eppure il premier spende lunghe ore di trattativa proprio per fissare i paletti per l' utilizzo del Fondo salva- Stati. Lo fa per realismo, quando al telefono con Emmanuel Macron capisce che Parigi è disposta ad accettare che i recovery bond vedano la luce in autunno, e che quindi il Mes resta nell' immediato il jolly per chi ha più bisogno. E quando sente dalla viva voce di Angela Merkel che occorre tempo per costruire un percorso sui bond, altrimenti indigesti per le opinioni pubbliche del Nord Europa. Tradotto: il Mes resta in campo. Ed è meglio annacquarlo che chiudere per ritrovarselo poi tra i piedi con il suo carico di austerità.

     

    Per il momento, però, Conte non può rivendicare una vittoria su questo fronte, visto che l' Eurogruppo elimina le condizionalità, ma solo nel caso in cui il salva-Stati serva per spese sanitarie dirette e indirette. Si batterà per ottenere di più al Consiglio, ma i limiti sembrano stringenti. E le opposizioni, a Roma, sono pronte ad attaccarlo.

     

    roberto gualtieri si congratula con giuseppe conte per l'informativa sul mes roberto gualtieri si congratula con giuseppe conte per l'informativa sul mes

    Sia chiaro: l' avvocato ribadisce a tutti - e Gualtieri fa lo stesso - che l' Italia non ha alcuna intenzione di accedere al Mes. «Non esiste», ripete. Ed è possibile che anche solo l' aver scongelato questo strumento basti a placare la pressione dei mercati. Il problema è che basta pronunciare la parola Mes per accendere l' ala radicale del Movimento. Un assaggio si è avuto ieri, quando 22 grillini (ma uno solo è senatore) hanno diffuso un documento critico verso la linea dei 5S, in cui chiedono in caso di stallo a Bruxelles di «stabilire accordi per la stabilizzazione monetaria con Usa, Giappone, Cina e con gli Stati Ue con interessi strategici convergenti ». Politica estera creativa, un antipasto di Italexit. Niente di concreto, se non fosse che sono pronti a inchiodare il premier a quello slogan, "Mes no, eurobond sì", sfruttando il volano sovranista. La via è sempre più stretta, Salvini annuncia una mozione di sfiducia a Gultieri, ma Conte crede ancora di potercela fare: «Un passo alla volta».

     

     

    Da www.repubblica.it

     

    Ma i primi malumori emergono nei 5Stelle, da sempre in prima linea nella battaglia contro il fondo Salva-Stati: "La proposta di accordo che è stata negoziata all'Eurogruppo dal ministro Gualtieri è palesemente da rigettare", dice il deputato Pino Cabras, membro della commissione esteri della Camera.

     

    luigi di maio vito crimi luigi di maio vito crimi

    E il senatore Michele Giarrusso: "Lo dico a chiare lettere: se il governo ha detto sì al Mes, questa maggioranza non avrà più il mio voto". Insomma, nell'attesa del vertice dei capi di Stato e di governo, una grana per il governo. Il reggente 5Stelle, Vito Crimi, prova a rassicurare la galassia grillina in fermento: "Non è stato firmato o attivato nessun Mes e non lo faremo, basta bufale. Non importa quanto siano ridotte le condizionalità. M5s continua a sostenere la linea di sempre, quella rivendicata dal presidente Conte: sì Eurobond, no Mes".

     

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