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    SE 'LA PIÙ AMATA' DIVENTA LA PIÙ STRONZA: IL RACCONTO DI TERESA CIABATTI, BOICOTTATA E SCONFITTA ALLO STREGA - ''LA VERITÀ È CHE NON HO MAI VINTO NIENTE IN VITA MIA, L'ECCELLENZA UN TRAGUARDO LONTANO: 42 ALLA MATURITÀ, 108 ALLA LAUREA - COGNETTI: ''A TERESA VOGLIO BENE, LEI PERÒ ORA MI CHIAMA 'IL NEMICO'''


     
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    1. VI RACCONTO LA MIA SCONFITTA (NON HO MAI VINTO NIENTE)

    Teresa Ciabatti per il ''Corriere della Sera''

    la scrittice teresa ciabatti la scrittice teresa ciabatti

     

    Adesso alzati dalla sedia e tra l' applauso della gente, attenta a non inciampare, posizionati al centro della scena, la tua scena, e, inchinando leggermente il capo in un gesto di ritrosia, ringrazia per questa meravigliosa inaspettata vittoria. Cosa si prova a vincere? La verità è che non ho mai vinto niente in vita mia, persino l' eccellenza è stata un traguardo lontano: 42 alla maturità, 108 alla laurea.

     

    Eppure una voce interiore diceva: sei la migliore, e lo ripeteva a dispetto dei risultati, tu sei la migliore, tanto da convincermi, sì, sono la migliore, e da farmi prevedere con anticipo di anni tutto questo: folla, applausi, io che mi alzo, e mi avvio lentissima verso il palco in modo che tutti voi possiate celebrarmi.

     

    La candidatura al Premio prevede sacrificio, e dunque prima di arrivare al giorno del trionfo, ci sono stati mesi faticosi, specie per me che a detta dei giornali sono la favorita. Vinci tu, Teresa Ciabatti. Già si sa, e si sa così bene che tutto quello che viene adesso è solo recita. Sii gentile, non esporti, parla a bassa voce. Se non fossi tu, non sarebbe necessario il decalogo di socialità, ma sei tu - eccessiva, paranoica - sei tu che devi stare a contatto con altre persone, tu - ansiosa, arrogante - sei solo tu, inopportuna.

     

    Il tour di presentazioni inizia con dodici candidati e finisce con cinque. So bene che quando rimarremo cinque sarà più difficile, perché io sono la predestinata, e loro mi guarderanno con astio, arrivando a sminuirmi pubblicamente, e la mia unica reazione possibile sarà quella di scostarmi i capelli dal viso, e mormorare: non è colpa mia.

    CIABATTI LA PIU AMATA CIABATTI LA PIU AMATA

     

    Non è colpa mia se nella vita si perde, succede, è successo a tutti, anche ai migliori, figuriamoci se non può capitare a voi, basta trasformare la sconfitta in occasione per riflettere, che sia opportunità narrativa, scriveteci su un racconto! Il fallimento tempra, insegniamo ai nostri figli che l' essere umano viene fuori dalle sconfitte, non dalle vittorie.

    Nella vita si perde, amici. E nello specifico oggi perdete voi.

     

    Non che il ruolo di vincitore annunciato sia comodo. Ah - sospira una conoscente al telefono - tu non sai quanto ti ho dovuta difendere l' altra sera, tutti a dire non può vincere lei, e io chiedevo perché, e loro: perché lei è una scrittrice senza passato e senza futuro.

    Invidia, invidia, mi rassicura la voce interiore.

     

    Leggo insulti sui social, questo libro fa schifo. Ricordati che sei la migliore, tuona la voce.

    Arrivano persone a dirmi che esiste una petizione contro di me, non posso vincere io perché non sono letteratura e non rappresento un modello di donna edificante. Ora la voce lo deve urlare: sei la migliore, Teresa Ciabatti!

    TERESA CIABATTI TERESA CIABATTI

    Ma poi: esiste davvero la petizione? E i nemici?

     

    Forse non esiste niente, è tutta una distorsione della mia mente.

    La prima volta che ho avuto paura, che ho nominato così lo spaesamento, e il bisogno di fuggire insieme al battito cardiaco accelerato, la prima volta ho nove anni, e sento mamma e papà litigare, vedo papà afferrare un braccio a mamma e farle male, allora io corro via, mi lancio su per le scale, inciampo, cado, mi rialzo. Ho il ricordo confuso di me che barcollo nel corridoio, che entro in una stanza, ricordo annebbiato di me che arranco fino al bagno dove mi accorgo del gatto, il gatto che ha trovato mio fratello, quel gatto che odio, come odio gli animali in generale, e adesso con un calcio lo sbatto fuori. E invece no.

     

     Chiudo la porta a chiave, mi siedo per terra, allungo una mano ad afferrare il micio - come si chiama?-, lo prendo per la collottola, in realtà molto prima della collottola, non ho dimestichezza con gli animali io, e lui miagola, miagola, finché non me lo metto al petto, allora non miagola più, e lo stringo forte, questo è un ricordo nitido, io che lo stringo forte e mi pare di sentire il battito del suo cuoricino che si sincronizza al mio, ora battono insieme, come fossimo un unico essere vivente, io e il gatto, un unico essere vivente solo più coraggioso.

     

    Negli anni alcune paure sono sparite, ma ne sono arrivate di nuove: paura dei ragni, paura del mondo fuori, paura degli altri. Ecco il sacrificio che ha significato per me il tour del Premio. Quanto tempo era che non viaggiavo con qualcuno? Dal liceo. Venticinque anni che non condividevo un viaggio con altre persone.

     

    teresa ciabatti teresa ciabatti

    E che persone: nemici. Uno in particolare, colui che mi ha superato nella cinquina. Il Nemico è timido, quando parla dice cose intelligenti che io provo a smontare nella testa, e non riuscendoci concludo: tanto vinco io. Poco importa che nelle presentazioni siano tutti più brillanti di me. Non solo nei ragionamenti, anche nei collegamenti. Come se raccontando il loro libro insieme regalassero i libri amati con cui sono cresciuti e poi diventati scrittori, perché non c' è scrittura senza lettura.

     

    E io? Tappa dopo tappa, io ripeto: è la storia di una bambina, di una famiglia... Mi perdo in riferimenti autobiografici (perché una volta al parco ho seppellito un' amichetta, perché da piccola facevo danza, la gente mi amava, avevo una bambola...), mi denigro per suscitare simpatia, e siccome nessuno ride mi blocco.

    22 adelmotornadame ciabatti 22 adelmotornadame ciabatti

     

    Succede che durante una presentazione io mi blocchi a metà di una frase senza riuscire ad andare avanti. E in quel momento - siamo in una città di mare, è sera, fa quasi freddo, dal palco non distinguo le facce del pubblico, ma solo una massa compatta come un plotone nero - in quel momento succede che il Nemico mi metta una mano sulla spalla.

     

    E mentre vorrei dirgli di toglierla, che io non ho certo bisogno del suo conforto, mentre d' istinto vorrei gridargli che tanto vinco io, non credesse, succede che io con la sua mano sulla spalla mi senta al sicuro. Succede questo nella città di mare dove non ero mai stata prima, e che adesso mi pare bellissima, tanto da immaginare di comprarmi una casa vicino al faro la cui luce interpreto come un segnale segreto solo per me, una promessa - ma di cosa?

     

    paolo cognetti vinctore del premio strega (8) paolo cognetti vinctore del premio strega (8)

    Al termine di ogni presentazione si forma una lunga fila di persone che vuole l' autografo del Nemico, per me nessuna fila, al massimo un' adolescente che mi abbraccia forte, non so quanto si è identificata con la protagonista del mio libro, anche lei da piccola era grassa.

     

    Piuttosto che bearsi della differenza di consensi, il Nemico si sottrae, mai un riferimento alla sua folla di lettori contro la mia ragazzina isolata. Potrebbe sembrare un atto di delicatezza, se non fosse che a me il Nemico non convince. Inutile che durante le presentazioni dica: la generazione mia e di Teresa, abbonandomi sei anni di differenza. Inutile che parli del mio romanzo in pubblico quando io presa dal panico non riesco ad argomentare.

     

    Anche il cane non mi commuove. Il Nemico porta il suo cane agli incontri. Va bene è buono, non abbaia, certe volte si accuccia per terra, e quando io e il Nemico siamo vicini lui si addormenta metà sul mio piede e metà sul piede del Nemico, ma rappresenta comunque un disturbo, non è giusto, comincio a protestare io. Di più: cerco di sobillare gli altri candidati contro il cane. Se dovesse mordere qualcuno?

    finalisti premio strega 2017 finalisti premio strega 2017

     

    Così nel gruppo, grazie a me, si diffonde l' insofferenza per l' animale che culmina in una richiesta esplicita alla casa editrice del Nemico: il cane non può più venire. Elaboro nuovi modi per infierire sul Nemico quando a Milano, ultimo incontro, vado a salutarlo e lui mi presenta le persone attorno. Questa è mamma, dice. E io vedo una signora coi capelli bianchi, una mamma piccola in mezzo alla folla, piccolissima come lo era la mia. Perché sua madre somiglia tanto alla mia? Siccome si tratta di un' illusione ottica sentimentale psicotica, non so cosa, ma comunque illusione, supero il disagio, e mi congedo dal gruppo.

     

    Non è corretto, mi asciugo le lacrime rientrando in albergo, mossa scorretta, maledetto Nemico.

    Per fortuna questi sono episodi passati, prove intermedie prima di arrivare qui, al momento del trionfo. Allora adesso, Teresa Ciabatti, alzati dalla sedia, e tra l' applauso della gente, attenta a non inciampare, posizionati al centro della scena, la tua scena, e, inchinando leggermente il capo in un gesto di ritrosia, ringrazia per questa meravigliosa inaspettata vittoria. Avanza tra la folla, Teresa Ciabatti, lascia che le luci ti illuminino, e che la gente ti acclami: brava, bravissima.

    il ninfeo di villa giulia (1) il ninfeo di villa giulia (1)

     

    Succede, sta succedendo. Solo che non sei tu ad alzarti. È quella persona che ti ha messo una mano sulla spalla quando non riuscivi a parlare, quella persona che ha finito per te il discorso sul libro, quella persona che ti annetteva alla sua generazione, la generazione mia e di Teresa, che d' improvviso capisci essere davvero la stessa generazione al di là degli anni di differenza.

     

    Un' unica generazione coi cuori che si sintonizzano, ora battono insieme, accelerano per l' emozione, mentre voi rischiate di inciampare sulle scalette del palco, state per cadere, ma poi non cadete, e avanzate andando a posizionarvi quasi al centro, non esattamente al centro, è necessario che qualcuno vi spinga sotto la luce che illumina e consacra ogni cosa, anche voi, tutti voi che ringraziate per il premio, trattenendo le lacrime perché vedete mamma, mamma piccolissima tra la folla, e vorreste andare da lei. Ho vinto, mamma.

    paolo cognetti vinctore del premio strega (1) paolo cognetti vinctore del premio strega (1)

     

     

    COGNETTI - "VOGLIO BENE A TERESA CIABATTI MA DOPO LO STREGA MI CHIAMA NEMICO"

    Raffaella De Santis per ''La Repubblica''

     

    Dice di aver dormito bene, un sonno profondo. Ma poi quando stamattina si è svegliato e ha realizzato che ieri aveva vinto il Premio Strega ha guardato Federica, la sua fidanzata, ed è corso alla stazione per prendere un treno e andarsene a festeggiare con gli amici nelle sue montagne, in Val D' Aosta: «Facciamo una breve sosta a Milano e poi via».

     

    Paolo Cognetti si confonde tra i turisti della stazione Termini: sandali tecnici ai piedi, una t-shirt e calzoni corti al ginocchio. Bagaglio leggero da viaggiatore frugale. Non sembra una persona che ha appena vinto il più importante premio letterario italiano. Eppure il suo libro, bellissima storia di un' amicizia nata fra le montagne, ha convinto davvero ogni tipo di giurato.

    Giovedì sera subito prima di salire sul palco del Ninfeo, Cognetti ha velocemente annodato al collo una cravatta nera col fiocco: «È la cravatta lavallière - dice - per me un simbolo importante. La indossavano gli anarchici». Dunque il look scanzonato della finale a Villa Giulia, che ha portato Le otto montagne (Einaudi) sul podio stracciando gli altri concorrenti, era un messaggio e non un semplice vezzo bohémien. Il montanaro all' apparenza tranquillo forse lo è meno di quanto sembri.

    il ninfeo di villa giulia (2) il ninfeo di villa giulia (2)

     

    Lo Strega in genere mette a dura prova i nervi. Lei era il vincitore annunciato, come ha vissuto il rapporto con gli altri candidati?

    «In realtà sono un po' ingenuo. Mi sembra sempre che siano tutti amici e invece poi scopro che non è così. Pare che Teresa Ciabatti abbia scritto un articolo su di me definendomi "il Nemico", con la "n" maiuscola. Io le voglio bene, ma devo constatare che in lei evidentemente si agitano altri sentimenti ».

     

    Un po' di delusione è comprensibile, all' inizio dell' avventura Ciabatti sembrava papabile per il trono e poi lo smacco, 89 voti di distanza da lei.

    «Mi rendo conto: non è facile cominciare come favorita e poi dover retrocedere. La sua è davvero una pessima posizione. A me è successo il contrario, quando questa avventura è cominciata non ero il vincitore annunciato, poi le cose però sono cambiate».

    lavagna storica del premio strega lavagna storica del premio strega

     

    E per il resto tutto liscio?

    «Sono molto legato ad Alberto Rollo, contento che abbia partecipato con un suo libro. In questi mesi mi è sembrato di avere accanto un papà. È stato molto affettuoso con me. C' eravamo incontrati tempo fa, quando lavorava in Feltrinelli, e mi aveva proposto di pubblicare il libro con loro. Ho scelto Einaudi per la sua sobrietà e solidità e perché mi sembrava più adatta al mio romanzo. Ma sono sincero, ho legato molto anche con Matteo Nucci. Mi piacciono i contestatori, gli anticonformisti, i "rompiballe spigolosi". Sarà che da parte mia sono un tipo accondiscendente ».

     

    A questo punto interviene Federica, la fidanzata, che sembrava distratta dal telefonino. Ride e dice «Accondiscendente? Non è vero. Lo conosco da una vita, non è così».

     

    Qualcosa non torna. Forse quel fiocco anarchico rivela un altro aspetto di lei, un lato meno ingenuo.

    paolo cognetti vinctore del premio strega (3) paolo cognetti vinctore del premio strega (3)

    «Ci sono idee forti in cui credo, valori come l' anarchismo, l' autogestione, la partecipazione politica dal basso sui territori. Essere anarchici vuol dire non rispettare determinate gerarchie, avere insofferenza verso l' autorità e il potere. Il verde del rametto di abete che ieri avevo nel taschino della giacca e il nero della cravatta sono richiami ai colori dell' anarchismo ecologista».

     

    Ma come si concilia questo suo spirito antagonista con la scelta di stare dentro a un grande gruppo editoriale e con un premio mainstream come lo Strega?

    «Sono consapevole che è una contraddizione e confesso che un po' mi mette in crisi. Ma appartiene al pensiero anarchico anche una certa pragmaticità. Ho pensato che fossero mezzi giusti per raggiungere uno scopo preciso, per riuscire a parlare delle cose in cui credo a più persone possibile. Ma capisco che si possa non condividere il mio punto di vista. Molti miei amici mi stanno criticando duramente e molti rapporti stanno andando in crisi a causa di questa mia scelta».

    paolo cognetti vinctore del premio strega (2) paolo cognetti vinctore del premio strega (2)

     

    C' è chi come Matteo Nucci ha rifiutato di scrivere un racconto e girare un video per una nota marca automobilistica sponsor del premio. È singolare, viste le sue idee, che lei abbia accettato.

    «Se la mettiamo così, anche la bevuta finale dalla bottiglia Strega è una forma di pubblicità ».

     

    Sì, ma lei ha scelto di partecipare al premio, non di girare video per sostenerne gli sponsor.

    «Partecipare a questo premio vuol dire avere a che fare continuamente con gli sponsor. Abbiamo girato l' Italia in lungo e in largo, mangiato e dormito in varie città senza spendere un soldo. Questo anche grazie agli sponsor. Mi sembrerebbe strano non tenerne conto. Per non cadere in queste contraddizioni sarebbe meglio allora rimanere fuori dal premio.

     

    Per Nucci evidentemente quello era un limite non oltrepassabile, io ho aderito sapendo a cosa andavo incontro. Mi rendo conto però che sono punti critici. Quando a marzo Ernesto Franco, direttore editoriale Einaudi, mi ha invitato a prendere un caffè per dirmi che volevano portarmi allo Strega mi ha avvertito. Mi ha detto: guarda che sarà lunga e faticosa, te la senti? Ho accettato».

    paolo cognetti vinctore del premio strega (8) paolo cognetti vinctore del premio strega (8)

     

    Però sul podio ha ringraziato anche il suo vecchio editore minimum fax. Lo ha fatto per ricordare la sua anima "indi"?

    «Lasciare minimum è stato traumatico, non posso dimenticarli, mi ricorderò sempre di loro».

     

    Il suo è un libro dai valori sani. Non ha paura di apparire troppo pacificante?

    «È vero, è un romanzo confortante, ha una sua pace, mentre quello di Teresa Ciabatti, La più amata, è più inquietante. Ma dipende dal fatto che per me la montagna ha rappresentato la cura. Durante un momento di grave crisi sono andato in montagna, quei luoghi per me sono diventati il mio rifugio e saranno al centro anche del mio prossimo romanzo. Non è detto però che debba scrivere di montagna tutta la vita ( ride) ».

     

    E ora? Lo sa, lo Strega stravolgerà un po' le sue giornate.

    «Mi sento addosso una grossa responsabilità, non sono il tipo di persona che prende il malloppo e scappa».

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