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    SE MELONI VOTA DRAGHI - SI PREPARA UN SINGOLARE CAPOVOLGIMENTO DEI RUOLI PER IL GRANDE SCONTRO PARLAMENTARE DI GIOVEDÌ 15 SUL DECRETO AIUTI. DRAGHI POTREBBE TROVARSI AD AVERE ALL'OPPOSIZIONE I COCCI DELLA SUA EX-MAGGIORANZA, DA SALVINI A CALENDA. E POTREBBE AVERE COME SUA ALLEATA, PERCHÉ CONTRARIA ALLO SCOSTAMENTO DI BILANCIO, PROPRIO MELONI. CHE DIETRO QUESTA SCELTA CI SIA L'AMBIZIONE DI ACCREDITARSI PRESSO LE AUTORITÀ EUROPEE COME UNA PERSONA CONSAPEVOLE DEI LIMITI IMPOSTI A UN PAESE COME L'ITALIA DALLE DIMENSIONI DEL SUO DEBITO PUBBLICO, È CHIARO. MA È ALTRETTANTO CHIARO CHE LA COALIZIONE DEL CENTRODESTRA NON HA FUTURO…


     
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    Marcello Sorgi per la Stampa

    GIORGIA MELONI MARIO DRAGHI BY DE MARCO GIORGIA MELONI MARIO DRAGHI BY DE MARCO

    Si prepara un grande scontro parlamentare giovedì 15 sul decreto Aiuti, oggetto finora di molti annunci e richieste di modifiche e nuovi scostamenti dal bilancio - da inserire come emendamenti - per aumentare la portata degli interventi a favore di famiglie e imprese, colpite dal caro bollette. 

     

    Meloni ha annunciato che sospenderà per un giorno la campagna elettorale per essere al suo posto, alla Camera. Ma la giornata potrebbe essere sorprendente per un singolare capovolgimento dei ruoli avuti fin qui dai leader in corsa per la campagna elettorale. 

     

    Draghi potrebbe trovarsi ad avere all'opposizione i cocci della sua ex-maggioranza, da Salvini a Calenda, con un minimo di cautela in più da parte di Letta, schierati per lo scostamento, cioè contro il presidente del consiglio, che intende mantenere il prossimo decreto entro i limiti del reperimento possibile dei fondi, nelle pieghe del bilancio e utilizzando i proventi della fase di ripresa avuta negli ultimi mesi. 

    comizio di giorgia meloni dopo il voto al senato su draghi 3 comizio di giorgia meloni dopo il voto al senato su draghi 3

     

    E potrebbe avere come sua alleata, perché contraria allo scostamento, proprio Meloni, la leader dell'unico o quasi partito d'opposizione che ha scelto di non entrare nell'esecutivo di unità nazionale messo in crisi da Conte, Salvini e Berlusconi. Che poi dietro questa scelta di Meloni ci sia l'ambizione di darsi un profilo da candidata premier e di accreditarsi presso le autorità europee come una persona consapevole dei limiti imposti a un Paese come l'Italia dalle dimensioni del suo debito pubblico, è chiaro. 

     

    MELONI DRAGHI MELONI DRAGHI

    Stretto dalle pressioni degli altri partiti per un allargamento dell'intervento sul caro bollette (Francia, Germania, Spagna hanno fatto di più, ma non alla vigilia di elezioni politiche come l'Italia), Draghi ha prima sperato che un aiuto vero potesse venire dall'Europa, purtroppo lenta e in qualche modo incartata - lo si è visto al vertice dei ministri dell'Economia di venerdì -, poi si è rassegnato all'idea di un nuovo decreto, o maxi-emendamento a quello in discussione, sulle dimensioni del quale si prefigura una rottura tra il premier e i partiti. Di qui l'iniziativa di avviare un dibattito parlamentare, da cui gli elettori potranno ricavare il quadro effettivo della situazione e l'impossibilità di arrivare a una sintesi.

    giorgia meloni mario draghi giorgia meloni mario draghi

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