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    SE NE VA A 87 ANNI VINCENZO DESARIO, IL "MASTINO" DI PALAZZO KOCH, PER MOLTI ANNI AI VERTICI DELLA BANCA D’ITALIA: NELLA SUA STORIA PASSA ADDIRITTURA MICHELE SINDONA. ERA IL 1974 QUANDO SCOPRÌ CON FIUTO E TENACIA IL MECCANISMO DEI DEPOSITI FIDUCIARI E LA CONTABILITÀ IN NERO DEL BANCHIERE DI PATTI APRENDO LA STRADA A UN COLOSSALE SCANDALO - UN ABBRACCIO FORTISSIMO DAI COLLEGHI DI DAGOSPIA A DAVIDE DESARIO


     
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    Osvaldo De Paolini per “www.ilmessaggero.it”

     

    vincenzo desario vincenzo desario

    Vincenzo Desario, per molti anni ai vertici della Banca d’Italia e protagonista di alcune vicende cruciali che hanno segnato la storia dell’Istituto centrale, è deceduto questa mattina a Roma. Nato a Barletta l’11 giugno 1933, Desario conseguì la laurea in legge presso l’Università di Bari nel 1956. Tre anni dopo fece il suo ingresso a Via Nazionale. Nel 1960 entrò nella vigilanza bancaria nella filiale di Foggia della Banca d’Italia. Nel 1968 venne chiamato a Roma dall’allora governatore Guido Carli. Nel corso della sua attività di vigilante scoprì i depositi fiduciari della Banca Privata Finanziaria di Michele Sindona (1974), e da ispettore passò al setaccio i conti dell’Italcasse che diedero avvio (1979) all’attacco politico-giudiziario alla Banca d‘Italia.

     

    L'attività

    Mise anche a nudo i conti fallimentari del Banco Ambrosiano guidato da Roberto Calvi, gettando le basi per il salvataggio dell’istituto che di lì a qualche mese si sarebbe chiamato Banco Ambrosiano. Sotto la guida del governatore Carlo Azeglio Ciampi, Desario diventa dal 1983 capo della Vigilanza. Dieci anni dopo, nel 1993, entra nel direttorio di Via Nazionale.

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    Direttore generale della Banca d’Italia dal 1994, assume, all’indomani delle dimissioni del governatore Antonio Fazio, la reggenza di Palazzo Koch fino alla nomina a governatore di Mario Draghi. Al momento di andare in pensione nel 2006, per raggiunti limiti di età, Draghi, di concerto con il Consiglio superiore dell’Istituto di emissione, lo nomina direttore generale onorario.

     

    l tributo di Draghi

    vicenzo desario ed eugenio scalfari vicenzo desario ed eugenio scalfari

    Significativo è il tributo che gli dedicò Draghi in quell'occasione, un tributo che riassume in poche parole la caratura dell’uomo e quanto egli ha dato al Paese. «Desario - disse Draghi di fronte ai vertici riuniti dell’Istituto - “mastino” quando da ispettore doveva confrontarsi con amministratori e direttori generali di banche, “mastino” quando da direttore centrale della Vigilanza doveva difendere i provvedimenti, le scelte, le decisioni dell’Istituto, non lo era più quando doveva educare generazioni di colleghi ai principi di rigore morale, di correttezza operativa, di serietà professionale, di indipendenza, di senso dell’Istituto, di spirito di servizio che caratterizzano e devono caratterizzare il personale della Banca.

     

    vincenzo desario 1 vincenzo desario 1

    Mi auguro che i suoi collaboratori di allora - conclude Draghi - stiano trasmettendo tali valori alle generazioni più giovani. La Banca d’Italia, con tutto ciò che significa per il Paese, si nutre di questi “passaggi del testimone”». Sposato con Luciana Modonesi, Vincenzo Desario ha avuto tre figli: Michele, Gabriella e Davide.

     

    Roberto Petrini per "www.repubblica.it"

    Nella semplificazione che coglie il carattere più evidente di un personaggio per consegnarlo all'opinione pubblica era il "mastino" oppure lo "sceriffo". Per gli uomini di Via Nazionale, con in testa Mario Draghi, che pochi anni fa lo celebrarono consegnandoli il premio Donato Menichella era una risorsa preziosa. "Esegeta di norme con fama di ispettore severo", disse in quella occasione Mario Sarcinelli.

    carlo azeglio ciampi e vicenzo desario carlo azeglio ciampi e vicenzo desario

     

    Sicuramente un duro, con un aspetto roccioso e il temperamento riservato. Poco incline alle cerimonie e alle frequentazioni della politica. Vincenzo Desario, scomparso a 87 anni, dopo aver militato per quasi cinquant'anni in Banca d'Italia, di quelle sue doti innate ha avuto bisogno durante la sua attività che lo ha condotto ad incrociare i maggiori scandali bancari della seconda metà del secolo scorso. Vicende rimaste ormai negli archivi dei giornali, negli atti parlamentari o nei libri di storia ma che allora scossero il Paese.

     

    Nella sua storia di ispettore di Banca d'Italia passa addirittura Michele Sindona: nel 1974, durante una ispezione alla Banca Privata, scoprì con fiuto e tenacia il meccanismo dei depositi fiduciari e la contabilità in nero del banchiere di Patti aprendo la strada ad un colossale scandalo. Passaro pochi anni e Desario passò al setaccio, inviato dalla Banca d'Italia, i conti di Italcasse di Giuseppe Arcaini: nell'estate del 1977 mandò all'allora governatore Baffi un rapporto circostanziato e allarmante dove si denunciava il sistema segnato da "frenetici movimenti contabili" e "nomi di fantasia".

    vincenzo desario vincenzo desario

     

    Nel maggio 1982 un altro pezzo di storia investe Vincenzo Desario: l'avvio dell' operazione-trasparenza al Banco Ambrosiano con la quale fu  bloccata l' operatività dell' istituto di Roberto Calvi. Desario, nominato commissario provvisorio dell'Ambrosiano e, un anno dopo, consegnò ai nuovi azionisti un Banco "ripulito".

     

    Un uomo di altri tempi, si direbbe come testimonia la sua biografia radicata nel secolo scorso. Desario, classe 1933, nacque a Barletta, laurea in giurisprudenza a Bari, discreta esperienza giovanile di calciatore semi-professionista, sottoufficiale nell'esercito, vinse il concorso per l' accesso alla carriera direttiva della Banca d' Italia nel 1959.

     

    eugenio scalfari antonio fazio e vincenzo desario eugenio scalfari antonio fazio e vincenzo desario

    L' anno dopo, già svolgeva attività di vigilanza nella filiale di Foggia della Banca, e nel ' 68 era a Roma, servizio "Ispettorato di vigilanza bancaria": servizio di cui doveva diventare capo (con il ruolo di direttore centrale) nel 1983 e in cui doveva restare fino al 10 giugno 1993, quando fu nominato vicedirettore generale. L'anno dopo il salto a direttore generale, il numero due di Via Nazionale: vi arrivò quasi per inerzia forse favorito da contrasti interni e schieramenti. Vi rimase fino al 2006, quando andò in pensione con la carica di "direttore generale onorario".

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