Carlo Bertini per “la Stampa”
bare cremazione
Nel momento di massima esposizione al virus, si leva un grido accorato dai medici italiani: «Chiudete tutto». Il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, Filippo Anelli, invoca un «lockdown totale, in tutto il Paese, alla luce dei dati, soprattutto quelli sui ricoveri in ospedale e nelle terapie intensive». Perché di qui a un mese, dice, la situazione sarà «drammatica» e con la media attuale ci saranno ulteriori «10 mila decessi».
REPARTI ALLO STREMO
Vero è che, complice il solito calo di tamponi nei week end (40 mila in meno, 191 mila in tutto), ieri ci sono stati 32. 616 nuovi casi di positività, oltre 7 mila in meno del giorno prima. Pure i morti sono di meno, 331 vittime. Ma la situazione si sta facendo disperata, da nord a sud: le terapie intensive sono occupate da pazienti Covid, quasi al 50% ovunque, ben oltre la soglia del 30% indicata dall' Iss.
bare al cimitero dei rotoli a palermo 4
Così come si è superata la soglia di sicurezza dei reparti di medicina. Un livello di allarme dimostrato dalla drammatica richiesta: «Fateci arrivare rinforzi anche dall' estero, non ce la facciamo più, siamo al collasso», lanciata dagli infermieri di Monza. Che chiedono di essere aiutati dall' esercito e dalle associazioni di volontari.
NAPOLI E PALERMO
«Se la situazione degli ospedali è drammatica, vuol dire che probabilmente chi ci ha dichiarati zona gialla ha sbagliato, forse anche perché tratto in errore da dati non attuali, precisi e corretti forniti dagli uffici regionali», dice il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, che attacca il vertice della sua Regione pur senza nominare De Luca.
coronavirus ospedale di varese
E non è da meno Leoluca Orlando. «Rischiamo che a Palermo e in Sicilia si vada verso una strage annunciata. Se è vero che nei pronto soccorso manca l' ossigeno e che nei reparti ospedalieri si è cominciato a scegliere quali pazienti provare a salvare e quali no, si prefigurano scenari da medicina di guerra».
REGIONI A RISCHIO ARANCIONE
Ma sono i dati delle Regioni a scarseggiare, tanto che la cabina di regia riunita ieri, con i tecnici di Iss, regioni e ministero della Salute, si è dovuta aggiornare, così come la riunione del Comitato tecnico scientifico, convocato per oggi alle 15: in attesa di nuovi dati più aggiornati per poter ridefinire la griglia dei colori.
Con un grado di tensione altissima dopo le polemiche sui dati incompleti. E dopo l' inchiesta in Liguria che ha portato i magistrati a indagare sui dati inviati dalla Regione.
CORONAVIRUS - TERAPIA INTENSIVA
Lo stesso ministro della Salute Roberto Speranza ha avvisato che «nel rapporto tra istituzioni sarebbe un reato molto grave dare dei dati falsi» e che «le Regioni devono necessariamente dare dati corretti». Fatto sta che ieri le Regioni hanno chiesto tempo perché stanno inviando altri dati, in quanto hanno avuto ritardi nella trasmissione.
Avere numeri incompleti comporta di finire nel «rischio complessivo alto», parametro che, abbinato a un indice di contagiosità Rt oltre l' 1, 25, sposta la regione nello scenario arancione o rosso. E attualmente a rischio arancione ci sono Liguria, Umbria, Campania e Veneto, mentre l' Alto Adige si è da sola inserita in lockdown.
terapia intensiva coronavirus
Distribuzione del vaccino In questa guerra dei dati tra governo e Regioni, il ministro Speranza indica agli italiani la luce in fondo al tunnel: non durerà all' infinito, stringete i denti perché in primavera arriverà l' arma finale. «La distribuzione massiva del vaccino - annuncia il ministro - potrà partire dalla fine del primo quadrimestre del 2021. Partiremo dalle fasce più esposte, gli operatori sanitari».
E non è una segnalazione di poco conto, nel giorno in cui arrivano grida disperate da molti ospedali del Paese, ormai allo stremo e senza più spazi di cura. A fronte di una condizione quasi di spensierata leggiadria che si registra in alcuni litorali e strade delle nostre città. Ed è questa dicotomia a spaventare i medici, questo senso della rimozione di fronte ad una condizione di grave allarme. «Di fronte agli assembramenti, sarei inflessibile», è il consiglio a Conte di Silvio Berlusconi.