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    SE NON INVESTI TI STANGO - TRA COMMISSIONI E SPESE DI GESTIONE, CONVIENE SEMPRE MENO LASCIARE I SOLDI FERMI NEL CONTO CORRENTE: IN DUE MESI I COSTI DEI CONTI ONLINE SONO AUMENTATI DEL 48% PER FAMIGLIE E PENSIONATI. L’UNICA ECCEZIONE SONO I GIOVANI (PER ORA) – IL PROBLEMA PER GLI ISTITUTI È FAR QUADRARE I CONTI DOPO ANNI DI TASSI SOTTOZERO. LE BANCHE PAGANO LO 0,5% PER LA LIQUIDITÀ DEPOSITATA IN ECCESSO ALLA BCE E PER EVITARE RISCHI LA TESORERIA VIENE INVESTITA IN TITOLI DI STATO (CON RENDIMENTI IN LARGA PARTE NEGATIVI…)


     
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    Pieremilio Gadda e Alessandra Puato per www.corriere.it

     

    Conti correnti, la stagione degli aumenti: le banche e i rincari

    Si è aperta una nuova stagione di rincari sui conti correnti di famiglie e imprese. Riguarda commissioni e spese di gestione, ma anche la liquidità parcheggiata sul conto oltre una certa soglia: secondo un’indagine realizzata dall’Economia del Corriere della Sera il 22 aprile su un campione rappresentativo di 12 banche italiane, infatti, almeno cinque istituti hanno già iniziato ad applicare una penale sulle giacenze eccedenti rispetto alla soglia dei 50 mila o 100 mila euro. Altre si muoveranno nella stessa direzione.

     

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    Inoltre si annunciano aumenti delle spese e commissioni in Fineco, Ing, Unicredit, Banco Bpm, Mps. Vuoi per compensare i costi pagati dalle banche alla Bce per la liquidità depositata in eccesso (ci sono 1.749 miliardi di euro dei privati fermi sui depositi, dato Abi a marzo, +9% dal marzo 2020; e 459 miliardi delle imprese a febbraio, +25%), vuoi per la rivoluzione dell’offerta causata dalla pandemia, la stagione primavera-estate delle banche è movimentata. In due mesi, dal 3 febbraio al 22 aprile, sono salite le spese dei conti online (fino al +48%, addio o quasi ai costi zero) e, in generale, per le famiglie e i pensionati, dice un’altra indagine, condotta da Altroconsumo per L’Economia. Per i giovani invece, bacino prezioso, i costi sono scesi o rimasti stabili.

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    Pensionati, famiglie, conti online: dove salgono i costi

    Negli ultimi due mesi per le famiglie con operatività media la spesa annua indicativa (Icc, l’indicatore dei costi complessivi) per i conti correnti online è salita del 48% a 46 euro l’anno, secondo Altroconsumo che per L’Economia ha confrontato nel periodo 3 febbraio 2021-19 aprile i dieci migliori conti per categoria, tra i 400 della sua banca dati.

     

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    Per i pensionati con uso medio la spesa annua media è salita del 22% a 41 euro. Hanno aumentato i costi Iw Bank che era la più conveniente e illimity che, dice, ha aggiunto il servizio versamento contanti; li hanno invece ridotti Widiba e Banca Sistema. Mediolanum ha presentato in febbraio, dopo la rilevazione di Altroconsumo per L’Economia, un nuovo conto, Selfy, con uso medio della banca, per l’operatività digitale: è a un prezzo più conveniente (Icc di 69,36 euro all’anno, 24,36 euro il primo anno) rispetto al conto Mediolanum classico (Icc di 146,36 euro all’anno, il primo anno 12,36 euro), che ha più funzioni e al quale si affianca nell’offerta della banca.

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    Le penali sulle giacenze sul conto corrente: 0,5% o un forfait tra 400 e 4 mila euro

    Quanto alle penali sulle giacenze, dal primo marzo Unicredit trattiene lo 0,5% ai nuovi clienti — riguarda solo le imprese — che tengono ferma sul conto una liquidità superiore a 100 mila euro. Il 25 marzo Mps ha fissato un’aliquota analoga sui conti delle aziende, per depositi infruttiferi da un milione di euro in su.

     

    La mobile bank tedesca N26 è stata la prima in Italia a introdurre un tasso negativo dello 0,5% per i privati, sopra i 50 mila euro.

     

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    A luglio, toccherà al Banco Bpm: andrà a colpire la liquidità delle imprese, sopra i 100 mila euro (vedi tabella). Bnl, a sua volta, ha introdotto nuove spese forfettarie per la gestione della liquidità, pari a 400 euro ogni 100 mila euro di giacenza liquida media, fino a un massimo di 4 mila euro per ogni milione di cash.

     

    C’è anche chi come Fineco, con una lettera inviata il 18 marzo ai suoi clienti, ha annunciato l’intenzione di chiudere i conti dei clienti che nei tre mesi precedenti hanno registrato un saldo medio di liquidità superiore a 100 mila euro, in assenza di finanziamenti o investimenti di qualsiasi natura.

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    Il caso Iw Bank e il corteggiato bacino dei giovani

    Per le spese dei conti correnti, dietro incrementi così elevati per i conti online nel nostro panel c’è il caso di Iw Bank, che era di Ubi e dopo la fusione del gruppo con Intesa Sanpaolo diventa (comunicato del 22 aprile) una società d’intermediazione mobiliare per la consulenza finanziaria in capo a Intesa Sanpaolo.

     

    Il conto analizzato, Conto Più 365, risulta ancora in commercio. Togliendo Iw Bank dal calcolo, l’aumento medio si riduce, ma rimane: +24% a 36 euro per le famiglie, +6,5% a 33 euro per i pensionati. Quanto ai conti tradizionali, il costo medio annuo per il profilo di famiglie considerato è salito del 3% a 140 euro, per i pensionati del 2,4% a 130 euro.

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    Le variazioni sono qui attribuibili a Unicredit che incamera già nell’Icc gli incrementi annunciati per luglio e a CheBanca! che ha aumentato il canone della carta di credito per i nuovi clienti. Per i giovani il prezzo medio è rimasto invariato online (è anzi sceso del 15% senza Iw Bank), qui la più conveniente è N26 (l’unica rimasta a costo zero in questo panel), ed è sceso dell’1,4% a 69 euro in quelli tradizionali, dove Intesa ha azzerato l’Icc (era a 21,90 euro). Unicredit l’ha aumentato del 7% a 179,65 euro, ma segnala di avere il conto Buddy Bank per i giovani a costo zero.

     

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    I cambiamenti in arrivo da Poste a Fineco, Ing, Bpm, Bnl

    Dall’analisi dell’Economia condottail 22 aprile su un campione rappresentativo di 12 banche (comprensivo delle Poste) emergono poi i nuovi cambiamenti. Oltre a Unicredit, che ha annunciato rincari del canone fino al 33%, è in arrivo Mps che, dice, «sta valutando interventi che permettano di riequilibrare gli effetti del Dfr», il tasso (ora negativo) che la Bce paga alle banche.

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    Inoltre il canone per i privati salirà in Fineco del 76% (da 3,95 a 6,96 euro al mese, azzerabile con alcuni prodotti) e in Ing da zero a 6-18 euro l’anno. Bpm sta per lanciare un conto «che allinea la propria tariffazione all’offerta dei competitor». Bnl ha aumentato da gennaio le spese di liquidazione periodica: 1,25 euro in più al mese (15 euro all’anno) per i conti aperti prima del 2017 dai privati, prima del settembre 2019 per le imprese. E le Poste dichiarano di avere abolito il trading online e che introdurranno dei limiti per i bonifici online (ma installeranno anche degli Atm per i versamenti).

     

    Le commissioni Pago Pa e CBill ora si chiamano «eBilling»

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    In più: l’offerta di Hallo Bank sta scomparendo, WeBank è stata assorbita in Bpm. L’integrazione fisico-online procede, ma c’è anche sempre meno trasparenza. Per le nuove commissioni sui pagamenti digitali PagoPa e CBill, per esempio, già si moltiplicano i fogli informativi e cambiano i nomi. In Unicredit ora si chiamano «pagamenti eBilling»: fino a 2,5 euro sulla carta, 1,50 nella pratica, dice la banca.

     

    Chi non «tassa» le super giacenze

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    Va detto che non tutti gli operatori hanno preso provvedimenti per aggiustare lo squilibrio tra i costi sostenuti per l’erogazione del servizio e i ricavi: Intesa Sanpaolo, Widiba, Ing, CheBanca!, Banca Sella e Poste Italiane, ad esempio, non sono intervenute sulle giacenze. E del resto, c’è anche chi, come Fineco, ha azzerato tutte le commissioni legate all’operatività sui titoli di Stato italiani, in modo da favorire l’investimento della liquidità in eccesso, senza costi.

     

    «Le banche hanno rimodulato l’offerta, registriamo una crescita del costo complessivo dei conti correnti per tutti i profili analizzati tranne per i giovani — dice Anna Vizzari, economista senior di Altroconsumo — . Molte banche però non hanno cambiato le condizioni: vale il consiglio di cambiare alla ricerca di soluzioni migliori».

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    I tassi negativi della Bce e l’effetto sui bilanci delle banche

    Ma come si spiegano tutti questi interventi, apparentemente punitivi? Il punto è che le banche devono far quadrare i conti. «Gli istituti bancari pagano lo 0,5% per la liquidità depositata presso la Banca centrale europea in eccesso rispetto alle riserve obbligatorie — spiega Christian Carrese, analista di Intermonte Sim —. Le condizioni di mercato non aiutano, perché la tesoreria viene investita, tipicamente, in titoli di Stato, per evitare rischi eccessivi. E i rendimenti nella zona euro sono in larga parte negativi». Anche sui Btp, per scadenze fino ai quattro anni. Il tasso sui depositi ha spinto verso il basso l’Euribor, il tasso usato dalle banche nelle operazioni di rifinanziamento, rendendo più onerosa la gestione della liquidità.

     

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    Il costo delle banche per tenere parcheggiata la liquidità

    A titolo esemplificativo, Fineco ha calcolato che il costo aggiuntivo sostenuto dalla banca oggi rispetto a quello rilevato a fine 2019 per la gestione della liquidità di un cliente con un saldo medio di 100 mila euro sul conto corrente sia di 24,5 euro a trimestre, 98 euro all’anno. Nel frattempo, le banche devono contribuire a finanziare il Fondo interbancario di tutela dei depositi, che interviene in caso di dissesto per rimborsare i depositanti con giacenze fino a 100 mila euro: entro il 2024 sono tenute a versare lo 0,8% dei depositi totali coperti (cioè quelli fino a 100 mila euro). Maggiore è il saldo della liquidità parcheggiata dai clienti sotto i 100 mila euro, più la banca deve pagare, benché in modo graduale.

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    Le conseguenze del «cash» eccessivo

    Resta il fatto che, da qui in avanti, molti correntisti dovranno prestare più attenzione a non eccedere nella liquidità depositata sul conto. D’altra parte, tenere troppo cash sul conto è un errore, perché a lungo andare il suo valore viene eroso dall’inflazione.

     

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    Assumendo che quest’ultima sia in linea con quella degli ultimi dieci o vent’anni, dice Raffaele Zenti, responsabile strategie di AdviseOnly, «100 mila euro lasciati sul conto diventano 90 mila euro in dieci anni e 72 mila dopo altri dieci, con una perdita di valore in termini reali rispettivamente del 10% e del 28%». Anche senza penali, è meglio non esagerare con la liquidità.

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