Marco Giusti per Dagospia
UN PADRE UNA FIGLIA
Mo’ ve spiego. Se siete cinefili tradizionali, proprio osservanti delle leggi delle sceneggiature e delle messe in scena perfette, questo Un padre, una figlia del rumeno Cristian Mungiu, fresco di premio alla regia al Festival di Cannes, dove si chiamava Bacalaureat, è il vostro film. Se non siete così oltranzisti e perfezionisti, magari non vi farà così felici.
UN PADRE UNA FIGLIA
Detto questo Mungiu a Cannes era proprio sicuro di vincere, di aver fatto un grande film da festival, al punto che si era un bel po’ risentito quando gli era stato non solo preferito I, Daniel Blake di Ken Loach come Palma d’Oro, ma aveva addirittura dovuto dividere il suo premio ex-aequo con Personal Shopper di Olivier Assayas, che era proprio un film anti-Mungiu, cioè non così perfettino. Anzi. Mungiu, in questo Un padre, una figlia, prende di petto il problema morale, come se fossimo nel vecchio PCI.
Esiste da noi e ovviamente anche in Romania. E, come da noi, esiste il problema della fuga dal proprio paese, se hai la possibilità di studiare all'estero cosa fai? Te la dai a gambe, no? Christian Mungiu, mette in scena i due problemi contestualizzandoli in una Romania depressa e corrotta, siamo in un paesino della Transilvania, e puntando il dito su un medico cinquantenne fondamentalmente onesto ("si fa quello che si può") che passa una serie di crisi in famiglia.
UN PADRE UNA FIGLIA
Anche perché questo dottor Romeo Aldea, interpretato da Adrian Titieni, ha una moglie depressa, Lia Bugnar, un'amante, Malina Manovici, che vuole di più, una vecchia mamma malata e una figlia, Eliza, Maria Dragus, che deve passare un esame per poter andare a studiare in Inghilterra. Solo che qualcuno non vuole bene a Romeo, gli sfondano la finestra di casa con un sasso, e soprattutto cercano di violentare sua figlia Eliza, lussandole una mano. Con la mano ingessata, Eliza avrà dei problemi col suo esame. E Romeo entra in un giro di amici degli amici che possono aiutarlo a gonfiare un po' i voti. Amici che da lui vorranno in cambio altri piaceri.
UN PADRE UNA FIGLIA
E qui nasce il problema morale, che si fonda presto con tutto il resto, con il vivere in un paese corrotto dal quale non quale puoi scappare solo non facendoti troppe domande. La trama che Mungiu ha messo in piedi per il suo protagonista e la sua famiglia, che si tinge sia di commedia di costume che di giallo, è ben strutturata e il film funziona perfettamente nel dipanare tutti i fili della ragnatela di rapporti e situazioni aperte.
Però il film, perfetto per carità, ci sembra un po' meno interessante delle sue opere precedenti, 4 mesi, 3 settimane e 2 giorni o I racconti dell'età dell'oro, che avevano anche il vantaggio di una cinematografia nuova e in grande sviluppo. Qua i personaggi di Mungiu, che potrebbero benissimo essere italiani, sono come tutti un po' spenti, appannati, come se da tempo avessero capito che non c'è tanto futuro da nessuna parte. Forse neanche nella fuga. In sala dal 30 agosto.
UN PADRE UNA FIGLIA