Marco Bonarrigo per il “Corriere della Sera” - Estratti
SARONNI MOSER 66
L’abbraccio richiesto sarebbe stato troppo. Ma una vigorosa stretta di mano a favore di telecamera sì, come vecchi nemici di una certa età e di un certo pudore che per l’ennesima volta decidono di provare a far pace. A 35 anni dall’ultima sfida su strada e a 232 giorni da un duello verbale (sul Corriere della Sera ) di durezza che pareva definitiva, ieri sera Francesco Moser e Beppe Saronni si sono rivisti nel salotto Rai di Radio Corsa , grazie al giornalista Beppe Conti.
Eravamo rimasti al «Moser vinse grazie ai medici. Io lo battevo anche nei confronti in tv: se ne faccia una ragione» del lombardo cui il trentino rispose con un perentorio: «Saronni? Non voglio più vederlo. Le sue dichiarazioni mi sono rimaste sullo stomaco».
L’accordo preliminare era grossomodo questo: vediamoci, parliamo di tutto, tranne che del contributo all’eterna giovinezza sportiva di «Moserone» del celebre professor Conconi. Saronni parte con una confessione: «Avevo la lingua lunga, ero giovane, dicevo apposta cose cattive per innervosirlo. Era una tattica, tutto faceva gioco per poterlo battere». Moser abbozza: «Certo che mi innervosivo, specie quando diceva cose non vere. Tipo quella volta che mi accusò di non saper guidare la bici. Mi arrabbiai così tanto che ai campionati italiani lo stracciai. Parla lui, poi, che nell’unica Roubaix che ha disputato per poco non finiva sotto una macchina».
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Pane per i denti del perfidamente elegante Saronni, che come Moser, ha vinto tra l’altro Giro, Sanremo e Mondiale.
«Io — spiega il lombardo — dico cose vere e documentabili. Tipo che Francesco vinse un Giro d’Italia disegnato per lui, con 140 km a cronometro e salite non trascendentali.
Questa è storia». Moser comincia a irrigidirsi: «I chilometri a cronometro saranno stati 80-90 e in quanto a montagne c’era lo Stelvio». Beppe non aspettava altro («Lo Stelvio c’era, tocca vedere chi saliva in cima in bicicletta e chi no»), Checco lo blocca subito: «Di questo avevamo detto che di non parlare».
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