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    ''SE VINCO VI RIMANDO BATTISTI IN ITALIA''. E BOLSONARO STA PER VINCERE: L'ASSASSINO SCONTERÀ FINALMENTE LE SUE PENE? MANCA L'OK DEL TRIBUNALE SUPREMO, MA SENZA COPERTURE POLITICHE, IL DESTINO DEL LATITANTE SEMBRA SEGNATO - INTANTO NEL PAESE LA CAMPAGNA VA AVANTI ANCHE TRA VIOLENZE E SVASTICHE, E OVVIAMENTE ACCUSANO BOLSONARO. CHE ESSENDO PERÒ STATO ACCOLTELLATO DA UN SOSTENITORE DEL RIVALE...


     
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    1. LA PROMESSA DI BOLSONARO: «SE VINCO RIMANDO BATTISTI IN ITALIA»

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    Rocco Cotroneo per il ''Corriere della Sera''

     

    «E poi non appena diventerò presidente, vi spedisco un bel regalo in Italia: Cesare Battisti». Così Jair Bolsonaro lo scorso aprile a Brasilia durante un incontro con i diplomatici europei, al quale partecipò anche il nostro rappresentante. Da allora qualche altro accenno sui social da parte del candidato di estrema destra: «Per il mio Paese quel che è successo con Battisti è una vergogna. Ribadisco il mio impegno ad estradarlo in Italia appena possibile!».

     

    CESARE BATTISTI CESARE BATTISTI

    Ma è davvero più semplice la conclusione della vicenda in caso di vittoria di Bolsonaro? L' ultimo stallo ormai dura da un anno. Si attende che il Supremo tribunale convochi una riunione per decidere il punto fondamentale: può il presidente in carica ribaltare la decisione di un precedente (Lula nel 2010), il quale negò l' estradizione e autorizzò Battisti a vivere legalmente in Brasile? I pareri finora sono stati quasi tutti a favore della richiesta italiana, ma il Supremo non si è mai deciso a mettere in agenda la votazione.

     

    CESARE BATTISTI A RIO DE JANEIRO CESARE BATTISTI A RIO DE JANEIRO

    L' attuale presidente Michel Temer resterà in carica fino al 31 dicembre. Dal giorno successivo arriverà chi vince il ballottaggio il 28 ottobre prossimo, Jair Bolsonaro o meno probabilmente Fernando Haddad. In teoria cambia poco: è il Supremo a dover scogliere il nodo, non il capo dello Stato.

     

    Temer e, ancor di più Bolsonaro, hanno già detto che in caso di via libera dell' organo giudiziario procederanno al più presto alla consegna di Battisti, Haddad non si è mai manifestato. La telenovela prosegue.

     

     

    2. SVASTICHE SULLA PELLE, AGGRESSIONI E INSULTI IL BRASILE E LA CAMPAGNA FUORI CONTROLLO

    Rocco Cotroneo per il ''Corriere della Sera''

     

    «Io non c' entro niente con i violenti, anzi non voglio nemmeno il loro voto.

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    Qui chi si è preso una coltellata nella pancia sono io». Jair Bolsonaro ora getta acqua sul fuoco, non posa più da pistolero, dimentica di aver esaltato pistole libere e tortura, anzi si dichiara lui la vittima principale dell' odio. Seduto sul 46 per cento dei voti dei brasiliani e prossimo alla vittoria al ballottaggio (il 28 ottobre), il Capitano si chiama fuori da qual che purtroppo sta diventando evidente in Brasile, nella campagna elettorale più dura e polarizzata della storia: un' ondata di aggressioni contro la parte avversa, quasi tutte contro i simpatizzanti della sinistra.

     

    Le denunce fioccano da tutto il Paese. La più tragica da Salvador de Bahia. La notte del primo turno in un bar del centro è stato ucciso con dodici coltellate un noto maestro di capoeira, Romualdo Rosário da Costa, conosciuto come «Moa do Katende», simpatizzante di sinistra.

     

    CESARE BATTISTI CHE BRINDA PRIMA DI TORNARE A SAN PAOLO 2 CESARE BATTISTI CHE BRINDA PRIMA DI TORNARE A SAN PAOLO 2

    L' aggressione è avvenuta dopo un diverbio con un uomo ubriaco, subito arrestato, che si dichiarava elettore di Bolsonaro. Moa era anche un buon musicista, autore di «Badaué», canzone incisa da Caetano Veloso nel 1979. Ha poi suscitato scalpore il caso di una ragazza di 19 anni di Porto Alegre, alla quale hanno tracciato sulla pelle della schiena una svastica con un cacciavite, dopo averla immobilizzata.

     

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    Sostiene di essere stata aggredita da tre uomini solo perché aveva in spalla uno zainetto con il simbolo arcobaleno del movimento gay e la frase «Ele não», lui no, il motto anti Bolsonaro. Sono almeno una ventina in tutto il Brasile i casi di aggressione, fisica o verbale, contro gli avversari del Capitano. In tv la campagna elettorale del rivale Fernando Haddad mostra le storie, ammonendo che la democrazia è in pericolo.

     

    Qualche giorno prima del voto aveva suscitato indignazione una foto. Due fan di Bolsonaro che strappano una finta targa stradale dedicata a Marielle Franco, l' attivista nera uccisa lo scorso marzo a Rio de Janeiro e i cui killer non sono stati ancora scoperti. «Basta con l' anarchia nelle città», hanno spiegato i due, sostenendo che la targa veniva usata per coprire quelle vere. Poi si è venuto a sapere che uno degli autori del gesto è l' avvocato carioca Rodrigo Amorim, primo degli eletti alla Camera di Rio con oltre 100 mila preferenze. In un discorso dopo il voto, Bolsonaro ha detto che il suo governo «farà piazza pulita di tutti gli attivisti».

     

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    Nel mirino ci sono anche i giornalisti. Alla prima conferenza stampa dopo il primo turno, una reporter della Folha de São Paulo ha dovuto attendere che finissero i fischi a lei indirizzati prima di poter formulare la domanda. Lo schieramento dell' ex militare si ritiene vittima dei grandi gruppi editoriali e delle tv. E ovviamente anche della stampa straniera, che non ha praticamente accesso al suo staff di campagna. Secondo la Abraji, associazione brasiliana di giornalismo investigativo, sono 137 gli «attacchi» a reporter dall' inizio della campagna, molti verbali, ma 62 apertamente fisici.

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    Ma il grosso della campagna di odio si svolge in Brasile sui social. Secondo uno studio della Fgv-Dapp, su sei milioni di post violenti scritti durante la campagna elettorale, 1,8 milioni sono contro i nordestini, gli abitanti della regione più povera del Brasile; 1,4 di appoggio al nazismo o al fascismo; 1 milione contro le donne, altrettanti contro le minoranze di genere, i comunisti e i neri.

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