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    SEA WATCH, ABBIAMO UN PROBLEMA: I 49 MIGRANTI A BORDO RIFIUTANO IL CIBO - LA GERMANIA SI È MOSTRATA DISPONIBILE AD ACCOGLIERE PARTE DEI NAUFRAGHI DELLE DUE NAVI ONG - CI PENSA DE MAGISTRIS: “A NAPOLI AD OGGI ABBIAMO LA DISPONIBILITÀ DI 450 IMBARCAZIONI PER ANDARE A RECUPERARE QUESTE PERSONE CHE STANNO MORENDO. LI ANDREMO A SOCCORRERE IN ACQUE INTERNAZIONALI”


     
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    Chiara Giannini per “il Giornale”

     

    DENTRO LA SEA WATCH AL LARGO DI MALTA DENTRO LA SEA WATCH AL LARGO DI MALTA

    Giorno 18: sono ancora in mare e si rifiutano di mangiare i migranti a bordo della nave di Sea Watch. La loro è una protesta silenziosa, che trova voce in un tweet della Ong tedesca, che manifesta il timore che «il loro stato psicologico e di salute possa peggiorare sensibilmente. A bordo di SeaWatch stiamo registrando episodi di persone che rifiutano il cibo - scrivono poi - Non possiamo credere che tutto questo stia accadendo a poche miglia dalle coste europee».

     

    Il tutto mentre iniziano a prospettarsi soluzioni, visto che la Germania si è mostrata disponibile ad accogliere parte dei naufraghi delle due navi Ong. La portavoce di Sea Watch Italia, Giorgia Linardi, ha lanciato un appello all' Europa affinché i 49 migranti possano essere fatti scendere in un porto sicuro.

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    «Vogliamo che siano date indicazioni al comandante della nave, di un porto sicuro e vicino, da raggiungere il prima possibile - chiarisce - Ci chiedono in questi giorni quanto tempo ancora le persone a bordo possono resistere, in realtà la questione è quanto ancora intendiamo prolungarne la sofferenza. Queste persone sono in mare da 18 giorni, stanno vivendo ammassate in una stanza. La gran parte - prosegue - dorme per terra, non c' è privacy, solo spazi condivisi costantemente. Le condizioni del mare sono variabili, e spesso soffrono per il mal di mare».

     

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    E anche sulla Albrecht Penck di Sea Eye, con a bordo 17 persone, le condizioni sono di disagio, tanto che l' acqua è stata razionata. I sopravvissuti dormono in infermeria, «in un container sul ponte - spiegano dalla Ong - e condividono solo un bagno. Non esistono materassi e abiti per cambiarsi, perché la nave non è adatta per i trasporti passeggeri più lunghi». Jan Ribbeck, capo delle operazioni della nave, racconta: «Se continua così dovremo presto chiedere a Malta il sostegno e il rifornimento delle nostre forniture. Anche i nostri rifornimenti di carburante sono finiti. Speriamo che questa situazione trovi una conclusione rapida».

     

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    Intanto, il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, si scaglia contro il ministro dell' Interno, Matteo Salvini, che categorico informa che i porti italiani restano chiusi. «Salvini - chiarisce il primo cittadino partenopeo - non vuole far entrare la nave in territorio italiano? A Napoli ad oggi abbiamo la disponibilità di 450 imbarcazioni per andare a recuperare queste persone che stanno morendo. Li andremo a soccorrere in acque internazionali, perché il diritto del mare dice di salvare e prestare soccorso alle persone che stanno per morire».

     

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    E prosegue: «Io trovo disumano e indegno che delle persone, tra cui 3 bambini e 4 donne, siano dal 22 dicembre in balia delle onde al gelo, con questo balletto squallidissimo tra Di Maio, Malta e Unione Europea». E parla di oltre 10mila offerte di aiuto ai migranti arrivate via mail da parte dei napoletani. Caustico Salvini: «I problemi della città e dei napoletani possono attendere». Da chiedersi il perché, però, il sindaco de Magistris imputi tutta la responsabilità all' Italia, visto che la nave, che batte bandiera tedesca, aveva chiesto soccorso in primis a Malta e che di porti in cui attraccare, in Europa, ce ne sono veramente molti. Un mistero tutto napoletano.

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