Margherita Montanari per www.corriere.it
LILIANA RESINOVICH E SEBASTIANO VISINTIN
Ha ancora dubbi, ma ora che le strade della Procura sembrano puntare verso l’ipotesi del suicidio di Liliana Resinovich, anche le sue convinzioni si smorzano. Sebastiano Visintin, marito della 63enne, sparita il 14 dicembre a Trieste e ritrovata morta il 5 gennaio nei giardini dell’ex ospedale psichiatrico della città, continua «a credere difficile che Lilly si sia tolta la vita, e per di più in quel modo». Il corpo di Resinovich era in posizione fetale all’interno di due sacchi neri della spazzatura, uno infilato dalla testa e l’altro dai piedi. A seguito degli esami condotti, le tracce genetiche rinvenute «in gran quantità» sugli involucri e sul cordino stretto intorno al collo sono risultate appartenere proprio alla vittima.
Liliana Resinovich
Un solo segmento di dna maschile è stato rilevato sul cordino. Ma la sua comparazione con quello del marito, dell’amico 82enne Claudio Sterpin e del vicino di casa, Salvatore Nasti non ha dato esito positivo. Mentre resta in ballo l’ipotesi di un quarto uomo, si consolida l’ipotesi di un gesto estremo compiuto dall’ex dipendente della regione. «Il bisogno di sapere la verità è forte e spero che venga fuori — spiega Visintin — Ma la verità non sarebbe una consolazione, perché la mia compagna ormai non c’è più».
Visintin, come si sente dopo aver conosciuto gli ultimi risvolti investigativi del caso che riguarda le circostanze di morte di sua moglie?
SEBASTIANO VISINTIN LILIANA RESINOVICH
«Sono tranquillo. Mi sono sottoposto all’esame del Dna con la massima disponibilità, perché non ho nulla a che fare con la morte di Liliana. Ormai sono 4 mesi che tutti parlano di ipotesi e storie tranne che di Lilly. È dura. Aspetto risposte dalla Procura, che sta indagando, e spero che arrivi a una verità».
Lei ha detto che è difficile credere al suicidio, però le strade della Procura puntano sempre di più verso questa ipotesi. Sta cambiando idea?
«Continuo a credere difficile che Lilly si sia tolta la vita, è un gesto che non appartiene ai modi della persona che conoscevo e che ho amato per 32 anni. Ma gli elementi che ha la Procura portano in quella direzione».
liliana resinovich
Si è domandato se Liliana potesse aver dei motivi per prendere una decisione irreversibile?
«Mi sono chiesto più volte che cosa possa avere scatenato una reazione simile, ma non mi è venuto in mente nulla. Come ogni persona, Liliana aveva alti e bassi. Negli ultimi tempi si era un po’ irrigidita. Pensavo che non stesse bene, che avesse qualche malattia di cui non voleva parlarmi. Ma la tac effettuata dai medici ha escluso questa ipotesi».
Liliana è stata ritrovata all’interno di due sacchi dei rifiuti.
«Anche di questo non mi capacito. Non mi sembra possibile che Liliana abbia escogitato un simile sistema per togliersi la vita. Ci sono modi meno clamorosi per farla finita».
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L’esame del dna ha scagionato anche Claudio Sterpin e Salvatore Nasti. In questi mesi sono stati lanciati attacchi pesanti nei suoi confronti, a cui anche lei ha risposto. Ha avuto modo di parlare con loro nelle ultime ore?
«I risultati degli esami sono chiari e li accetto. Ma di parlare con Sterpin non ci penso proprio. Credo che molte cose che ha detto su lui e Liliana se le sia immaginato. Ha fatto certe esternazioni vergognose, raccontando di come lei si sedesse sulle sue gambe o dicendo che Liliana mi avrebbe lasciato. Cose che qualsiasi persona umana avrebbe risparmiato di dire, visto che mia moglie non poteva controbattere. Io ho scelto di non rispondere alle sue affermazioni. Quando la vicenda sarà risolta, avremo modo di sentirci e di chiarire».
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Quando a Nasti? Aveva definito strana la sua scelta di non denunciare subito la scomparsa di Liliana.
«Eravamo grandi amici, ma sia lui che la moglie sono spariti da dicembre. Mi riempie di dolore».
In tanti hanno sospettato di lei, anche il fratello di Liliana, Sergio. I rapporti si possono ricostruire?
«Sono almeno una decina le persone che hanno detto cose terribili contro di me. Io non voglio neanche commentarle, sono chiacchiere. Qualcuno mi deve delle scuse. So di aver amato mia moglie e di esser stato amato. Aspetto di avere dalla Procura la verità e i risultati di tutti gli esami che sta svolgendo».
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Ha mai paura che una verità non si riesca a trovare?
«Il bisogno di sapere la verità è forte e spero che venga fuori. Ma la verità non sarebbe una consolazione. Penso che la mia compagna non c’è più».
Che rapporto aveva con sua moglie?
«Avevamo un modo di vivere tutto nostro. Ciascuno aveva i propri impegni durante la settimana, e nel weekend partivamo, eravamo sempre in giro. Facevamo fino a 12mila chilometri in bicicletta ogni anno. Ci siamo divertiti. Lei mi è sempre stata vicina, anche quando mia figlia è mancata, il momento più duro della mia vita».
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Come è cambiata la sua vita da dicembre?
«Il primo mese è stato un fiume in piena, mesi di dolore e pianto. Ho 73 anni, ricominciare è difficile».
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