CATALOGNA
Francesco Olivo per la Stampa
Cariche e blitz della polizia nazionale nelle scuole della Catalogna per impedire il referendum sull’indipendenza. Persone di ogni età, anche anziane, vengono trascinate via di forza o prese a manganellate, per sgomberare i seggi.
L’intervento degli agenti di polizia ha fatto fino a ora almeno 460 feriti e contusi, alcuni dei quali sono gravi, ha affermato il portavoce del governo catalano Jordi Turull, esortando le persone colpite a presentare denuncia alla polizia locale, i Mossos d’Esquadra, che non ha rispettato l’ordine dei giudici catalani di bloccare la consultazione illegale sulla secessione da Madrid. La tensione è alta anche fra gli stessi uomini di Guardia Civil e Mossos d’Esquadra, che hanno cominciato a fare da scudo ai cittadini.
urne referendum catalogna
Il Barcellona è sceso in campo contro il Las Palmas giocando a porte chiuse, indossando sopra la casacca da gioco la maglia da riscaldamento, quella a strisce gialle e rosse come la Senyera, ovvero la bandiera della Catalogna. In precedenza la società aveva pensato di non schierare la squadra ma la lega calcio spagnola ha imposto la partita.
A Barcellona, alla scuola Jaume Balmes, a due passi dal centro sono arrivati una trentina di poliziotti antisommossa e con un blitz hanno portato via le urne. Gli elettori che aspettavano di votare hanno fatto resistenza passiva, ma sono stati scavalcati e in qualche caso caricati dagli agenti. Forti tensioni anche a Girona nel seggio dove avrebbe dovuto votare il presidente della Generalitat Carles Puigdemont che però si è poi recato in un altro seggio, come pure il vicepresidente Oriol Junqueras.
BARCELLONA SCONTRI
La resistenza della popolazione catalana è stata pacifica e passiva. Puigdemont ha denunciato la «brutalità ingiustificata della polizia spagnola», affermando che «è una vergogna che accompagnerà per sempre l’immagine dell ostato spagnolo». Il portavoce del Governo catalano Jordi Turull ha detto che «dai tempi del franchismo» non si vedeva «una violenza di stato» come quella esercitata in Catalogna «contro la democrazia». Il prefetto spagnolo in Catalogna Enric Millò - di cui il governo catalano ha chiesto «le immediate dimissioni» - ha definito «una farsa» il referendum e ha affermato che «siamo stati costretti a fare quello che non volevamo fare».
BARCELLONA BARCELLONA SCONTRI