Nando Pagnoncelli per il "Corriere della Sera"
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Sono quasi 9 milioni gli elettori chiamati al voto alle elezioni che si terranno domenica 12 giugno in 978 Comuni, di cui 26 capoluoghi di provincia e 4 di regione. Prima che scatti il divieto di pubblicazione dei sondaggi previsto per legge analizziamo il clima sociale e politico nei due Comuni al voto più popolosi, Palermo e Genova, iniziando dalla Sicilia.
A Palermo volge al termine il secondo mandato di Leoluca Orlando, che vanta una lunga esperienza alla guida della città, iniziata nell'85 e proseguita per altri 4 mandati per complessivi 22 anni.
LEOLUCA ORLANDO
I giudizi che i palermitani esprimono sull'amministrazione uscente non sono affatto lusinghieri: solo uno su quattro (27%) dà almeno la sufficienza (voto da 6 a 10), contro il 71% che risulta critico (voto da 1 a 5) e, tra questi, il 41% dà un voto tra 1 e 3. La graduatoria delle priorità della città aiuta a comprendere le ragioni della bocciatura: al primo posto si colloca con il 51% delle citazioni, il tema della raccolta e della gestione dei rifiuti che rappresenta un'emergenza e viene citato al primo posto da quasi tutti i segmenti sociali (con un picco più elevato tra i residenti nella zona sud), e dai diversi elettorati, con l'eccezione di quelli indecisi su quale candidato sindaco votare.
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Al secondo posto ci sono il traffico, la viabilità e il trasporto pubblico locale (35%), seguiti da lavoro e occupazione (34%) e dal decoro urbano (28%), strettamente connesso alla pulizia della città. Citazioni più contenute per i servizi pubblici e la burocrazia (14%), le infrastrutture (13%), l'ambiente (12%), il degrado sociale (12%), la sicurezza (11%) e la situazione economica (10%).
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Alla competizione elettorale sono in gara 6 candidati sindaco, il più conosciuto dei quali risulta Fabrizio Ferrandelli (63%), che fu il principale avversario di Orlando nel 2017 quando si presentò sostenuto dal centrodestra, mentre oggi è il candidato di Azione/+Europa e di due civiche. A seguire il candidato del centrodestra Roberto Lagalla (conosciuto dal 61%) e quello del centrosinistra e del M5S Franco Miceli (58%). Rita Barbera (Potere al Popolo) e Francesca Donato (Rinascita Palermo) sono conosciute rispettivamente dal 45% e dal 42%, mentre Ciro Lomonte è meno noto (35%).
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Dal sondaggio odierno si delinea una partita a due tra Lagalla e Miceli, al momento separati da un 2,5% (39,9% a 37,4%). Il ballottaggio è previsto solo nel caso in cui nessuno dei candidati superi il 40% dei voti validi, dunque sulla base delle stime odierne l'incognita non riguarda solo il nome del vincitore del primo turno, ma anche la possibilità del ballottaggio. Al terzo posto c'è Ferrandelli (10,1%), quindi Barbera (5,6%) Donato (4,8%) e Lomonte (2,2%).
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Quanto alle intenzioni di voto per le liste, il M5S è al primo posto con il 17,1% e precede il Pd (16,1%), FdI (10,9%), FI (9,9%) e la Lega che corre a Palermo con la denominazione Prima l'Italia (6%). Le liste che sostengono Lagalla si attestano al 41,8%, quelle in appoggio a Miceli al 39,9%.
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Se si andasse al ballottaggio tra Lagalla e Miceli, al momento il primo prevale con 53,2% a 46,8%. E sebbene la maggioranza relativa dei palermitani (43%) non sia in grado di fare previsioni sul vincitore, Lagella prevale su Miceli anche nei pronostici dei cittadini (32% a 16%) e può contare su un ottimismo maggiore del proprio elettorato (84%) rispetto a quello dell'avversario (55%). Partita aperta dunque, con un leggero vantaggio del candidato di centrodestra che sfiora l'elezione diretta. Ma quasi un palermitano su due (47%) non intende andare a votare o si dichiara indeciso e, in assenza di un vantaggio netto, l'incognita dell'astensione potrebbe modificare lo scenario.
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