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    SEGNATEVI LE PAROLE SU RETEGUI! A MANCINI RICORDA IL PRIMO BATISTUTA, PER ADANI È UN ANIMALE FAMELICO, UN MIX TRA BELOTTI E IAQUINTA – IL CT AZZURRO PARLA DELLA GARA DI QUALIFICAZIONE AGLI EUROPEI DI STASERA CONTRO L'INGHILTERRA E DEL POSSIBILE ESORDIO DEL BOMBER DELLA PAMPA – ADANI: "LA NAZIONALE, CHE DEVE RIPARTIRE, NON HA UNO CON LE CARATTERISTICHE DI RETEGUI. NELLA PENURIA DI PUNTE È GIUSTO PUNTARE E VEDERE ANCHE LUI…"


     
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    Estratto da gazzetta.it

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    L’investitura non è banale. Roberto Mancini un po’ frena ("Non vorrei esagerare") e un po’ accredita la sua scelta: "Mateo Retegui mi ricorda un po’ il primo Batistuta". Non è come annunciare la sua titolarità per domani sera contro l’Inghilterra, ma è un modo per prepararla. L’italo argentino ha impressionato lui, ma anche i compagni.

     

     

     

     

    RETEGUI

    Estratto dell’articolo di Paolo Tomaselli per corriere.it

     

    Mateo Retegui non ci pensa mai due volte: se c’è da scegliere con quale Nazionale giocare e se c’è da tirare in porta. Appena vede uno spiraglio di luce, spesso fa gol, da centravanti puro. Giovane, ma non giovanissimo, dato che va per i 24 anni; ben piazzato ma non statico (1,86 per 86 kg), moderno nell’interpretazione del ruolo grazie anche alla formazione atletica ricevuta nell’hockey su prato, che nella sua famiglia (padre c.t., madre e sorella praticanti ad alto livello) è una vera religione.

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    Dal Tigre di Buenos Aires con furore, Mateo ha scelto definitivamente il pallone al posto della pallina a 16 anni, a 18 giostrava ancora a centrocampo ma è diventato il prototipo del numero 9 che oggi serve all’Italia di Mancini, priva di Immobile, Raspadori e Belotti, sempre in attesa della versione migliore di Scamacca e della crescita dei vari Colombo o Pinamonti.

     

     

    «È un animale famelico, che attacca la porta e gli spazi come se non ci fosse un domani. È un calciatore ancora grezzo: non sarà mai Van Basten tanto per esser chiari, però è uno che se gli metti la palla va a saltare anche contro il ginocchio del portiere in uscita. Non ha paura, è disponibile, apre gli spazi, nel senso che è uno che corre molto».

     

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    Fra gli attaccanti italiani a chi assomiglia?

    «Se parliamo di caratteristiche, fate conto di mettere insieme Belotti e Iaquinta: è centravanti come il primo, ma attacca il lungo e lavora per gli altri come può essere Iaquinta. L’anno scorso ha fatto più di 20 gol, quest’anno un po’ meno perché il Tigre va meno bene. Ma la sua performance è sempre da ricondurre alla fatica, alla lotta, al lavoro. Non voglio dire che non abbia un pensiero fine, ma se venisse in Europa e lavorasse con allenatori che ancora lavorano sui particolari, ha margine di miglioramento».

     

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