Estratto dell’articolo di S.S. per “La Stampa”
SELVAGGIA LUCARELLI
Selvaggia Lucarelli […]
Lucarelli, i social ci hanno resi migliori? Peggiori? Sempre uguali?
«Per me i social sono come il successo: non è che trasformino la gente, la smascherano. Hai più libertà di azione, più potere, più strumenti per rivelare più o meno maldestramente forza e debolezze e alla fine quello che sei in potenza viene fuori. Io ero una discreta contestatrice al liceo, sui social sono una palla demolitrice, dicono».
A lei che effetto hanno fatto?
«Sono peggiorata perché mi rendo conto che ho rinunciato a parte della socialità, quella delle banali uscite a cena con gli amici. Sono migliorata perché essendo i social la nostra memoria storica, vedo quante volte ho cambiato idea sulle cose e tendo ad assolvere con più facilità l’incoerenza altrui».
selvaggia lucarelli
«[…] i grandi dibattiti sull’odio online? La mia netta sensazione è che si stia metabolizzando un fatto, e cioè che abbiamo accettato l’idea che una certa quantità d’odio sopravviverà a qualunque censura […]». «[…] abbiamo questa idea nostalgica dell’uso migliore che in altre epoche facevamo del tempo […] ma la verità è che se siamo scemi, senza social rimaniamo degli scemi con più tempo a disposizione».
È poi così certo che usare i social sia solo una perdita di tempo?
«No. Io imparo un sacco di cose sull’umanità, ci sono riflessioni di altri che mi spalancano porte, discussioni che ridimensionano il mio ego, scopro storie incredibili. E poi credo che il narcisismo incanalato nei social faccia meno danni che altrove. […].
selvaggia lucarelli
Concita De Gregorio ha scritto su La Stampa: «La costruzione di una reputazione a uso del popolo del web là fuori […] ha fagocitato l’identità. La popolarità e il consenso hanno preso il posto della competenza, della fatica che serve». Che ne pensa?
«Credo che il mito della fatica come valore assoluto sia nocivo. Ci sono meriti che imboccano strade veloci e fortunate e non per questo bisogna diffidarne perché non hanno masticato la polvere di redazioni. Detto ciò, è vero che è pieno di giornalisti che ormai aggiustano il tiro delle loro opinioni per accontentare il popolino, ma c’erano moltissime firme note, e parlo anche di editorialisti strapagati, che cercavano il consenso partorendo banalità anche prima dei social. E sono ancora lì. […]».
Perché non siamo stati capaci di regolamentare gli scambi online?
selvaggia lucarelli 4
«Non si potranno mai regolamentare. Si può migliorare qualcosa ma il grosso sfugge e quello che sfugge è il classico bug della democrazia».
[…] Il New York Times ha scritto che, senza social, Internet tornerà ad essere «un bel posto in cui stare». Lo è stato mai?
«Io sui blog mettevo le mie foto, ero più egoriferita di oggi, nei commenti c’erano gli hater che però non si chiamavano hater ma cazzoni avariati e leggevo blog altrui in cui si cazzeggiava parecchio. Solo una cosa era diversa: si potevano fare battute pessime senza venire crocifissi dalla prima Selvaggia Lucarelli che passa».
selvaggia lucarelli
Abbiamo smarrito la differenza tra curiosità e morbosità?
«Io vedo più morbosità in tv che sui social. Una cosa buona dei social è che su certi temi, per esempio la cronaca nera, ci sono sentinelle implacabili. In tv ci sono ancora il dettaglio morboso, il servizio splatter, il talk sule mutande macchiate di sangue».
Chi sono i peggiori tra i suoi hater?
«I giornalisti». […]
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