TIZIANA CANTONE
1. TIZIANA E LE ALTRE: GLI UOMINI CI TOLGONO LA GIOIA DI FIDARCI
Selvaggia Lucarelli per Il Fatto (stralcio)
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Nella beata ingenuità dei 20, 30 o 40 anni - non importa - giochiamo a riprenderci, a mandarci video e foto con fidanzati, fidanzate o magari sconosciuti su Tinder, a lasciare traccia della nostra intimità facendo il più grande atto di fede di questo millennio: regalare la nostra fiducia a qualcuno che ha in mano quella pistola. Tiziana si era fidata degli amici a cui aveva mandato quei video su WhatsApp.
Selvaggia Lucarelli
Certo, era stata imprudente, certo, aveva la sua dose di esibizionismo, ma era un suo diritto decidere a chi destinare quel video, a chi destinare quelle immagini. Aveva il diritto di essere sconcia e disinibita. Aveva il diritto di provocare, di essere libera, spregiudicata, sfrontata. Chi ha ricevuto quei video, dal canto suo, aveva il dovere di ricordare che Tiziana aveva scelto a chi destinare quella fiducia. Che Tiziana - quella sfacciata, quella disinibita - meritava lo stesso rispetto e la stessa attenzione dell' amica timorata di Dio, delle loro madri, delle loro mogli.
I MEME SU TIZIANA CANTONE
Anzi, il fatto che Tiziana vivesse il sesso con questo senso di libertà, il tono spinto ma ludico dei suoi video, la facilità con cui gli amici li hanno condivisi e l' ilarità con cui tutti li hanno accolti e commentati, ci mette di fronte a un' evidenza: Tiziana viveva il sesso così e quindi, per la massa, era una puttana.
IL POST DEL FIDANZATO DI TIZIANA CANTONE
Non meritava rispetto ma parodie, pagine Facebook, scritte sulle magliette, meme e battutacce. Non c' era nessun problema di intimità violata perché tanto una che fa sesso così, una che si filma e manda i video agli amici, una che dice "Stai facendo il video? Bravo!" non ha diritto di scegliere di chi fidarsi. È una puttana.
E invece Tiziana si è suicidata. Aveva tentato di far rimuovere i contenuti dal web, di cambiare nome all' anagrafe, di strapparsi la lettera scarlatta dal vestito, ma alla fine aveva capito che sul web non esiste alcun diritto all' oblio.
Che lei sarebbe rimasta per sempre quella di "Stai facendo il video? Brava!". Ora mi auguro solo una cosa: che il diritto all' oblio non esista neppure per gli "amici di Tiziana" perché l' immagine della loro amica appesa a una trave non se la devono dimenticare più. A Tiziana hanno tolto la vita, a noi altre, questi subumani 2.0, stanno togliendo la voglia e la bellezza di fidarci.
I VIDEO PARODIA SU TIZIANA CANTONE
2. DONNA SUICIDA PER I FILMINI HOT: INDAGINE, 13% TEEN CONDIVIDE FOTO HOT
ansa.it
La tragica vicenda della 31enne campana non è che il caso limite di tendenze che si stanno affermando in questi anni tra i giovani. Il 13% dei teen, infatti, condivide su internet le proprie foto hot, anche se attraverso messaggi privati. Una pratica, questa che non è estranea nemmeno ai più piccoli: tra gli under 14 circa 1 su 10 ha fatto girare sul web le sue immagini intime. I dati emergono da un'indagine realizzata da Skuola.net e dall'Università di Firenze in occasione dell'ultimo Safer Internet Day su un campione di circa 5mila ragazzi.
I MEME SU TIZIANA CANTONE
Non tutti hanno consapevolezza dei rischi che corrono e, anzi, da una precedente ricerca del portale emerge una certa leggerezza: il 22% degli intervistati ha inviato una sua foto in atteggiamenti intimi solo per fare colpo, un altro 23% per scherzo. Non manca addirittura un 8% che afferma persino di aver praticato sexting in cambio di un piccolo regalo come può essere, per esempio, una ricarica telefonica.
I MEME SU TIZIANA CANTONE
Motivi troppo superficiali che spesso portano a conseguenze tragiche. Perché più si fa sexting, più sono alte le probabilità di cadere nel tranello della revenge porn, la vendetta messa in atto dopo la chiusura di una storia o dopo un tradimento. Così tutte quelle foto e quei video intimi postati in un momento di passione, in un attimo finiscono sul web.
Tra chi ha condiviso materiale hard che lo vede protagonista, il 17% è stato vittima di revenge porn. Da qui a rovinarsi la vita il passo è breve: da un'indagine di Skuola.net e Adolescienza.it, si vede come circa la metà tra le vittime di cyber bullismo abbia pensato al suicidio. Peggio, addirittura circa 1 su 10 ha provato a togliersi la vita. "Bisogna agire sulla prevenzione.
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Non si può aspettare un minuto di più: si deve portare subito l'educazione all'affettività nelle scuole, parlare del cattivo uso del web e dei social in classe, farlo anche e soprattutto con i più piccoli. Ma devono essere in primis gli adulti a rendersi conto della gravità del problema e dei rischi che i loro stessi figli corrono quando sono online, ossia praticamente sempre" dichiara Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net.
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