Simona Marchetti per corriere.it
pato Stephany Brito
Qualche anno fa Alexandre Pato raccontò di quando Ronaldo (il Fenomeno) gli mostrò un numero di Playboy nello spogliatoio del Milan, chiedendogli se preferisse far parte del suo gruppo (ovvero, i festaioli incalliti) o di quello del religiosissimo Kakà. All’epoca - era il 2008 - Pato era ancora poco più che un ragazzino, ma erano tutti convinti che avrebbe fatto grandi cose, perché le qualità per diventare una stella le aveva tutte. E in effetti all’inizio le promesse sembrarono rispettate, perché le prime stagioni in rossonero di Pato furono esaltanti.
pato Stephany Brito
Poi però arrivo Ronaldinho e fu l’inizio della fine. Per prima cosa del suo matrimonio, visto che la moglie Stephany Brito – che il calciatore, oggi 30enne, aveva conosciuto durante un servizio fotografico in Brasile, dove lei era già famosa come attrice e modella - gli sventolò il cartellino rosso dopo appena nove mesi dalla sontuosa cerimonia da 185.000 euro al Capocabana Palace di Rio de Janeiro nel 2009, con gli sposi elegantissimi nei loro abiti griffati Dolce & Gabbana.
Stufa infatti dello stile di vita del marito, tutto alcool, donne e feste selvagge, la bella Stephany chiese il divorzio, rivelando alla stampa di casa di non riuscire più a gestire la continua necessità di Pato di uscire a divertirsi con il suo amico Ronaldinho.
pato Stephany Brito
E che le cose non siano finite bene fra la Brito e l’ex stella del Milan, oggi tornato a giocare nel San Paolo dopo due anni trascorsi in Cina, lo conferma anche la denuncia presentata dalla donna nei confronti di Pato, quando quest’ultimo, dopo il divorzio, smise di darle i soldi del mantenimento e ci mancò poco che finisse in prigione.
Chiusa la relazione con la connazionale, Pato si mise poi con Barbara Berlusconi, figlia di Silvio, all’epoca presidente del Milan, ma anche di quella storia non ci sono ricordi piacevolissimi: in questo caso ad avercela con Pato sono perlopiù i tifosi rossoneri, che a gennaio del 2012 videro sfumare l’arrivo di Carlos Tevez dal Manchester City, perché il brasiliano rifiutò il trasferimento al Psg (complice l’intervento diretto di Berlusconi e una sua telefonata all’allora fidanzato della figlia).
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