SENATO
Fabrizio Roncone per il “Corriere della Sera”
Dopo mezz' ora di struscio tra la buvette e il salone Garibaldi è chiaro che nessuno, qui a Palazzo Madama, la butta sul sentimentale. Non c' è emozione. E niente, neppure un filo di solennità. Va bene, capito: qualcuno ha visto il senatore Vincenzo D' Anna?
Eccolo laggiù (nei momenti di confusione, i cronisti hanno imparato a cercarlo: è un biologo casertano cinico e pragmatico, guardia scelta verdiniana; di solito, o cerchiamo lui o Augusto Minzolini: ma stavolta è meglio parlare con lui).
«L' assenza di pathos la sorprende?».
Un po', sì.
«Guardi, qui oggi siamo divisi in tre grandi categorie politiche e dell' animo: ci sono senatori convinti che la riforma del Senato sia giusta, senatori convinti che sia sbagliata ma inevitabile, senatori rassegnati ma speranzosi che gli italiani la boccino al referendum».
RENZI VERDINI
Lei appartiene al secondo gruppo.
«Io penso che il Ddl Boschi sia pieni di errori blu, ma lo voterò perché il Paese ha urgente bisogno di riforme…» (sorride perfido). Continui.
«Beh, naturalmente io sono uno di quelli che certi ragionamenti li può fare in scioltezza, e posso poi votare in serenità, perché un lavoro fuori da qui ce l' ho.
Altri miei colleghi mestieranti… quelli che hanno sempre e solo fatto il senatore, oppure gente senza arte né parte, qualche problemino temo invece che lo avranno…». Passa la grillina Paola Taverna: jeans scoloriti con l' elastico alle caviglie, stivaletto con zeppa, maglietta bianca con paillettes.
Dov' è che si balla, senatrice?
Lei non risponde e inchioda uno del Foglio : «Ma lo sa che io quanno so' arrivata qua me la so' studiata tutta la Costituzione? Cioè, no, capito? Io me so' voluta fa' trovà preparata. E questi invece mo' ce chiudeno er Senato… ». Nessuno osa dirle che una sua collega, Adele Gambaro, da pochi minuti ha ufficialmente traslocato nel gruppo Ala, quello di Verdini.
Il potente Denis Verdini.
GOTOR
Che adesso viene avanti con la sua criniera bianca, con i polsi della camicia fermati da grossi gemelli d' oro, la camminata felpata dentro mocassini di camoscio blu.
«Cosa stava dicendo al suo collega, eh?» (ha messo su quel suo ghigno affettuoso, che non capisci mai se ti stia sorridendo o solo avvertendo con le buone che con lui non si scherza).
Gli dicevo che lei è l' immagine plastica di un certo tipo di potere.
«Ah ah ah! Lo sa che è più facile parlare con i pm che con voi giornalisti? Potente io? Ma no, io sono solo un piccolo politico di passaggio… Ah ah ah!». Bel colpo, l' acquisto della senatrice grillina. Le ha offerto una candidatura alla Camera?
«Eh, allora mi provoca… No, non le ho offerto nulla… Comunque con la Gambaro ora siamo diventati 18, ma posso annunciarne altri 4 ufficiosi… Un bel gruppo forte, che ha dato tranquillità al governo per cambiare la Costituzione e il Senato. Perché ammetterà che questa svolta epocale è stata possibile anche per merito nostro, o no?».
Ecco, appunto.
Prima Miguel Gotor (minoranza Pd: studioso di santi, eretici e inquisitori, un intellettuale diventato sgamatissimo nei giochi ruvidi della politica) ha notato una cosetta interessante nell' emiciclo: di quelle che spiegano molto.
«Ad un certo punto, per ascoltare l' intervento della Repetti, tutti i verdiniani si sono spostati alla nostra sinistra, alla sinistra del Pd…». Ma no? «Ma sì! E io…». Cos' ha pensato? «Beh, ho pensato che il partito della nazione, con il compasso e la squadra, esige ovviamente certe precise geometrie…». È un' allusione pesante.
TAVERNA
«Un' allusione? Io? Io non faccio allusioni…». Sul megaschermo del salone Garibaldi compare Maurizio Gasparri e, almeno lui, ci mette la solita determinazione. Il leghista Roberto Calderoli va a bersi un caffè. Arriva il ministro Maria Elena Boschi e tutti cercano di decifrare il suo sorriso.
Un commesso seduto alla scrivania alza lentamente la testa.
«Oggi per me è un giorno triste…». Racconta di aver visto di tutto, qui dentro. Senatori bestemmiare, promettersi botte da orbi, piangere, farsi gestacci orribili e poi abbracciarsi, chiedersi scusa, ritrovarsi nello stesso partito.
Ha visto senatrici litigare fino a quasi a tirarsi i capelli e poi ha visto donne di un' eleganza naturale, come la senatrice Anna Cinzia Bonfrisco.
A centinaia, dice, li ha visti regolarmente arrivare il martedì pomeriggio e ripartire il giovedì, dopo pranzo, tirandosi dietro il loro trolley e sempre lì, sempre a salutare con la solita goffa scusa, sempre spiegando che andavano a fare politica sul territorio.
Lui e gli altri commessi hanno visto la senatrice Rita Levi Montalcini seduta al suo scranno finché ne ha avuto la forza (e poco fa - tra gli applausi - ha fatto ingresso nell' emiciclo Sergio Zavoli, venuto a votare con la spalla rotta, a 92 anni).
Tutti, dice, ricordano la cultura e il garbo di Francesco Cossiga. «E poi non dimenticherò mai quelli che tremavano per la paura di essere arrestati e gli sguardi eccitati di certi loro colleghi, che non aspettavano altro.
RENZI TAVERNA VERDINI GOTOR SENATO
La politica, anche qui dentro, ha dato uno spettacolo penoso negli ultimi anni. Per questo credo che gli italiani non avranno pietà».
Miguel Gotor
Matteo Renzi sta per prendere la parola in aula.