CARTELLO SU UNA CHIESA A VENEZIA
Andrea Pasqualetto per il “Corriere della Sera”
Nell' isoletta delle Vignole don Mario Sgorlon l' ha addirittura scritto: «La messa è sospesa per mancanza di fedeli». Semplice, realista, pragmatico. Con appena quaranta parrocchiani e non tutti sensibili alle campane di Santa Maria Assunta ha proposto la soluzione più originale: «Celebro solo su prenotazione». Il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, l' ha presa bene: «Don Mario è stato immediato, simpatico e fors' anche provocatorio».
FRANCESCO MORAGLIA
Ma il caso Vignole è solo la punta di un iceberg e il porporato lagunare lo sa. Al punto che sta studiando un epocale programma di riqualificazione del patrimonio ecclesiastico. Proprio così: nel centro storico di Venezia chiuderanno diverse chiese. «Sto per iniziare una visita pastorale che attraverserà tutte le parrocchie della Diocesi e che aiuterà lo sviluppo di questo cammino», ha spiegato Moraglia al Corriere della Sera , dopo aver constatato con amarezza che «a Venezia ci sono problemi conservativi urgenti riguardanti molte chiese e che il loro numero, un centinaio in città, è superiore alle esigenze delle comunità liturgiche, dovendo fare i conti con un' innegabile flessione demografica».
CHIESE VUOTE SENZA FEDELI
I problemi sono quelli: spopolamento della città, chiese vuote, mancanza di fondi. Che qui esplodono per l' alto valore artistico dei luoghi di culto: «Ma non può esserci restauro senza una comunità viva che se ne faccia carico e un edificio senza vita è destinato all' abbandono». Cosa sarà, dunque, degli edifici sacri non più destinati alla liturgia? «Stiamo pensando di valorizzarli come luoghi di catechesi e di proposta culturale attraverso l' arte in tutte le sue forme (scultura, pittura, musica sacra ecc) e anche come luoghi di carità e accompagnamento spirituale».
Tradotto: le chiese diventeranno mostre d' arte, teatri per concerti di musica di ispirazione religiosa, biblioteche. «Ma anche cinema di un certo tipo, che rispettino la sacralità del luogo per cui sono nate. O laboratori dove artisti e artigiani recuperino le opere del luogo», precisa don Gianmatteo Caputo, il delegato patriarcale alla gestione del patrimonio artistico, che sta seguendo sul campo la delicata fase di trasformazione.
CHIESE VUOTE SENZA FEDELI
Sui numeri Moraglia è prudente. Caputo parla di una decina di chiese, «dove le messe già non si celebrano, come San Gallo e Sant' Antonin. Alcune sono preziosissime, tipo San Bartolomio». Potrebbero lievitare a venti dopo il «viaggio» di Moraglia. Servono uomini e denaro. Come fare? «La strada da percorrere oggi con maggiore decisione rispetto al passato è quella dei privati finanziatori - azzarda il Patriarca - considerato che i contributi pubblici al mantenimento del patrimonio ecclesiastico sono ridotti e che i benefici fiscali sono scarsi».
Come dire, sponsorizzazioni di chiese sì ma con moderazione. Moraglia si sta muovendo in punta di piedi. La Chiesa veneziana è una sfera di cristallo, per il patrimonio artistico che contiene, per la fragilità delle strutture, per la sensibilità della popolazione rimasta (meno di 55 mila). Non mancano i musi lunghi e qualcuno ha deciso di uscire allo scoperto. È il caso di monsignor Ettore Fornezza, parroco di Torcello, undici abitanti, quattro fedeli: «Il patriarca poteva risparmiarsela.
CHIESE VUOTE SENZA FEDELI
Finché avrò un solo parrocchiano, e la Miranda non manca mai, io celebrerò». E i costi di mantenimento? «Diamo le chiese ai gruppi neocatecumenali, loro le curerebbero con passione... Se chiudono, la gente perde la fede». Lui la vede triste e crepuscolare, come una gondola al tramonto.