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PATUELLI PADOAN GUZZETTI VISCO
Aspirina per Dagospia
“Guai a voi, scribi e farisei ipocriti! Perché rassomigliate a sepolcri imbiancati”. Le parole del Vangelo di Matteo sono tornate alla mente al Palazzo dei Congressi mentre parlava Ignazio Visco; e quando, in mezzo alla platea, Fabrizio Saccomanni annuiva.
Il governatore cercava di smantellare i vincoli del “bail in” europeo. Troppo rigido. Per Antonio Patuelli avrebbe addirittura profili di incostituzionalità. Per questo, Bankitalia ipotizza che “un intervento pubblico non può essere escluso".
Padoan, invece, parla come sempre da libro stampato: equilibrato fino all'immobilismo. Sembrerebbe un democristiano se non fosse le sue antiche simpatie per il Pci. Il ministro dice che le banche italiane hanno "elementi di criticità" che vanno risolti "con soluzioni di mercato, complesse ma possibili ed efficaci se guidate da atteggiamento di cooperazione".
E per tranquillizzare Bruxelles garantisce che "la mano pubblica" avrebbe "natura precauzionale. Il governo si sta adoperando" per mettere a disposizione "strumenti adeguati qualora dovessero necessari". La Borsa ci crede, ed i titolo bancari salgono.
Ma a nessuno presente è sfuggito l’atteggiamento di Saccomanni al Palazzo dei Congressi. Annuiva, condivideva, sosteneva le parole di Visco e Padoan. All’assemblea dell’Abi il principale imputato era il “bail in” europeo. Cioè lui, che lo negoziò da ministro dell’Economia, durante il governo Letta.
All’epoca sembrava l’uomo giusto al momento giusto: chi meglio del direttore generale della Banca d’Italia poteva meglio trattare, con cognizione di causa, argomenti come il nuovo sistema europeo di regole sui fallimenti bancari?
Li ha trattati talmente bene che ora anche i risparmiatori e correntisti ricchi dovranno partecipare economicamente al salvataggio delle banche. In compenso, ha diluito i rischi ed i costi degli azionisti principali.
E nonostante questo, ancora oggi pontifica. Ha smesso di parlare di banche, su “Repubblica” suggerisce un compromesso storico per la gestione del debito.
Non si sa mai, metti che dovesse andare male a Renzi con il referendum, Enrico Letta potrebbe tornare in sella. Magari con un governo di larghe intese, come quello che lo catapultò da via Nazionale a via Venti Settembre. La storia di ripete sempre. Tant’è che oggi Saccomanni è tornato in Bankitalia come direttore generale “emerito”: una nomina che dovrebbe metterlo al riparo economico da eventuali cause civili...
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