Mariolina Iossa per il “Corriere della Sera”
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Commemorazioni ufficiali ma anche polemiche. Discorsi istituzionali ma anche striscioni provocatori. Il Giorno del Ricordo per il massacro delle Foibe, 16 anni dopo la sua istituzione, non vede ancora superate le divisioni e pacificati gli animi con il giudizio della Storia, come nelle intenzioni del legislatore.
Anche ieri, mentre al Senato si ricordava l' eccidio, e si lanciavano moniti «per non dimenticare» e contro «ogni negazionismo», e tutte le alte cariche dello Stato, da Elisabetta Casellati a Roberto Fico a Giuseppe Conte, trovavano l' intesa sulla necessità di «risanare» ferite ancora aperte combattendo ogni forma di «oblio», a Basovizza, quartiere triestino dove già lo scorso anno Matteo Salvini infuocò gli animi, si è consumato uno strappo. I parlamentari dem, Debora Serracchiani, Luigi Zanda e Tatjana Rojic hanno lasciato la foiba in segno di protesta quando ha preso la parola il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri.
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Le Foibe sono diventate «un palcoscenico per la destra sovranista», ha twittato Serracchiani. Zanda ha stigmatizzato l'«eccesso di toni da propaganda». Prima di Gasparri, aveva tenuto il suo discorso il presidente del Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, della Lega. Entrambi sono stati giudicati poco «canonici» dal Pd. «Ho ripreso il discorso di Mattarella, anche quello era propaganda?», ha ribattuto Gasparri, che ha poi esaltato la grande partecipazione di giovani ed esuli.
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Il sacrario giuliano, infatti, è stato invaso da cittadini ma si sono visti pure, come non accadeva in passato, molti volti della politica nazionale, tra cui il ministro per i rapporti con il Parlamento del M5S Federico D' Incà, la leader di FdI Giorgia Meloni e lo stesso Salvini, questi ultimi anche a Monrupino.
Prima della cerimonia, a Trieste e in altri paesi della Regione sono comparsi striscioni di CasaPound con la scritta: «Partigiani titini infami e assassini», a cui ha reagito l' Anpi con una nota: «Alle tradizionali miserie dei neofascisti rispondono la storia e la loro irrilevanza. L' Anpi continuerà a fare il suo dovere di memoria in particolare verso le nuove generazioni».
Polemiche anche per le dure frasi di Vauro. Il vignettista ha criticato l'«uso strumentale» della Giornata del Ricordo, diventata un «trucido strumento di propaganda sovranista e neofascista».
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Nell' aula del Senato, il premier Conte aveva sottolineato l' importanza di «non sottovalutare mai il rischio di nuovi nazionalismi, odi, divisioni, oblii». Il presidente della Camera Fico aveva chiesto «ancora una volta scusa» per «la ferita inferta a quelle genti e ai loro discendenti», e la presidente del Senato Casellati aveva rimarcato il «silenzio assordante» di troppi anni, che ha dato vita ad un «negazionismo antistorico, anti-italiano e anti-umano».
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Il Parlamento europeo ha ricordato «le vittime italiane di tutti i massacri delle foibe» e a Roma David Sassoli, con la sindaca Virginia Raggi, ha deposto una corona all' Altare della Patria. «Una tragedia nazionale che per troppo tempo si è tentato di negare», ha poi twittato il presidente del Parlamento Ue.
2 - PULIZIE ETNICHE
Michele Serra per “la Repubblica”
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Le uccisioni, la persecuzione e il conseguente esodo degli italiani di Istria e Dalmazia, che nel Dopoguerra dovettero abbandonare senza colpa le loro case, i loro luoghi, le loro radici, sono una tragedia umana e un crimine politico che solo l' idiozia di qualche ultrà può negare o ridicolizzare. Ma raccontare i fatti, imputabili allo spirito di vendetta del comunismo titino, tacendo l' antefatto, come è accaduto in molte delle faziose, rozze commemorazioni di queste ore, significa fare torto grave alla verità e alla storia.
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L' antefatto è la scellerata opera di "nazionalizzazione" fascista di quelle terre di confine. È la riforma Gentile che vieta di insegnare lo sloveno nelle scuole (con bambini in maggioranza sloveni). È Mussolini che a Pola, nel 1920, definisce gli slavi «una popolazione primitiva, senza storia, senza cultura e senza lingua».
È il razzismo esplicito (proclamato, scritto, urlato) del fascismo, che pretese di "ripulire" quei luoghi, da sempre di confine e da sempre multietnici, dalla loro componente cosiddetta "allogena": gli slavi, la loro lingua, la loro identità. Erano padroni a casa loro, fino a che arrivarono le camicie nere a "italianizzarli": proprio come tentarono, senza riuscirci, in Alto Adige. Libri, memoria, fonti storiche abbondano.
MICHELE SERRA SULL'AMACA
Non serve brandirle come un' arma politica in favore di questa o quella tesi: basterebbe leggerle per capire che la tragedia delle foibe è l' esito orribile di una altrettanto orribile storia di sopraffazioni "etniche" e nazionalismi criminali. Un Paese sereno non avrebbe alcun problema a celebrare a bassa voce, e unito, quel lutto. Non siamo un Paese sereno.
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