Carlo Bertini per "la Stampa"
serracchiani
«Non credo che sarà questo l'esito, ma se Conte dovesse sganciare i 5 Stelle dal governo Draghi si aprirebbe un problema per l'alleanza». Parola di Debora Serracchiani, capogruppo dem alla Camera, che auspica piuttosto accordi larghi tra i candidati vincenti alle primarie e le altre forze, da Calenda ai grillini, ai ballottaggi delle comunali di autunno. «Complimenti a Gualtieri e Lepore: ora concluse le primarie, tutti remino dalla stessa parte, si gioca in squadra».
mario draghi giuseppe conte
Allora, seppur scongiurato il flop, i numeri mostrano però che questo strumento segna un po' il passo: il popolo di centrosinistra si è stufato di questa liturgia?
«Un'ampia partecipazione c' è stata. Direi che queste primarie non possiamo paragonarle alle precedenti, si tratta delle prime fatte durante la pandemia e in condizioni complicate. Sono una scelta coraggiosa a cui non si può rinunciare, sapendo che sta cambiando il rapporto degli elettori con le primarie: c' è una modernità che incombe e dobbiamo tener conto di questo cambiamento. Non dobbiamo eliminare questo strumento ma aggiornarlo, migliorarlo. Non escluderei la partecipazione online».
rocco casalino con giuseppe conte
Ma anche quella non decolla. A Torino, Roma e ovunque, poche migliaia di clic...
«Sarà perché i nostri elettori sono affezionati alla partecipazione in presenza, considerano le primarie come un' occasione per uno scambio di opinioni e di incontro. E dobbiamo tener conto che non tutti sono pronti a fare politica attiva attraverso il web».
Le alleanze sono una spina nel fianco: a Roma e Torino non ci sarà alcun accordo per i ballottaggi?
«La mancata alleanza con i 5 Stelle nelle due città non la considero come una prova del nove dei rapporti con M5s. Il Pd deve puntare a vincere. Affrontiamo le elezioni su campi avversi, con Raggi c' è una grande distanza. Capisco che in questa fase si voglia mantenere ben distinto il profilo delle candidature, ma sono anche convinta per la mia esperienza che al secondo turno, dove si riparte da zero, si debba essere in grado di parlare a tutti i romani, dagli elettori di Calenda, a quelli della Raggi».
GIUSEPPE CONTE E MARIO DRAGHI
Come considera queste voci di uno sganciamento in ottobre di Conte dal governo Draghi? Sarebbe un colpo esiziale per la vostra alleanza?
«Se M5s e Conte decidono di lasciare il governo Draghi e la maggioranza, sarebbe un problema per il Paese e il Pd lo riterrebbe molto grave, perché in questa fase storica bisogna mettere gli interessi del Paese avanti a quelli dei partiti. Inoltre, è fondamentale che vi sia una forza larga di centrosinistra che appoggia il governo, perché ci consente di dettare l' agenda, di fare un monitoraggio del Pnrr e di non lasciare il campo aperto al centrodestra».
ENRICO LETTA VOTA ALLE PRIMARIE PER ROMA 1
A proposito, come va in Parlamento con i 5 Stelle? Riuscite ad avere un timone giallorosso sulla rotta da tenere, oppure si marcia separati in casa?
«Ci sono buoni rapporti alla Camera e di collaborazione con M5s, Italia Viva e Leu. Negli ultimi passaggi delicati ci siamo trovati sempre dalla stessa parte del tavolo. Su ogni punto c' è un confronto preliminare tra noi, prima di affrontare ogni tema con la maggioranza».
Anche nel Pd c'è una polifonia di pareri. A veder proliferare le correnti, si ha la sensazione che Letta abbia fallito la missione di segare il ramo dove siedono i potentati. O no?
MARIO DRAGHI E GIUSEPPE CONTE
«È una lettura forzata. Letta ha allargato la condivisione delle scelte agli organismi dirigenti, attuando un coordinamento stretto, che ci aiuta ad avere indirizzi chiari in tutti i passaggi. Così il segretario compatta il partito, che si deve impegnare per elaborare idee e lavorare unito».