Vincenzo Nigro per www.repubblica.it
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Arriva oggi in Italia il presidente libico Fayez Serraj. Il leader del governo di Tripoli guiderà una delegazione di diplomatici e capi militari libici che verranno a chiedere maggior sostegno all'Italia nella loro battaglia contro la milizia di Khalifa Haftar. Serraj incontrerà domani il premier Giuseppe Conte, mentre la delegazione militare che lo accompagna avrà riunioni con i responsabili della Difesa italiana. Secondo una fonte vicina al Consiglio Presidenziale, "Serraj chiede che l'Italia si impegni molto di più e soprattutto in maniera più visibile per difendere le ragioni del governo sostenuto dalle Nazioni Unite ma abbandonato dalla comunità internazionale".
Per Serraj e secondo i leader di Tripoli, "Haftar è un invasore, il suo tentativo di sfondare ed entrare a Tripoli è ampiamente fallito, a questo punto bisogna fermarlo, bisogna punire una aggressione militare che è stata una follia e porterà solo altra divisione in Libia".
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La visita avviene proprio mentre l'Onu ha chiesto una settimana di "tregua umanitaria" in coincidenza con l'inizio del mese di Ramadan islamico. Al contrario, il generale Haftar ha chiesto alle sue truppe di intensificare gli attacchi, di condurre una "guerra santa" contro i soldati di Tripoli. L'ufficiale che controlla la Cirenaica il 3 aprile ha lanciato un'operazione militare nel tentativo di entrare a Tripoli: ieri con un audio diffuso dai suoi portavoce ha chiesto alla sua milizia di combattere anche durante il Ramadan, "il mese di ramadan è un mese di jihad, di guerra santa".
Tornando alla visita di Serraj in Italia, a Roma il capo del consiglio presidenziale incontrerà innanzitutto Giuseppe Conte: il premier italiano farà pressioni perché Serraj accetti la tregua chiesta dall'Onu. Ieri l'Unsmil ha fatto pubblicamente la richiesta di una settimana di tregua "umanitaria", invitando il governo di Tripoli e la milizia del generale Khalifa Haftar a sospendere le operazioni. Fino ad oggi il governo di Tripoli è sembrato intenzionato ad andare avanti nelle operazioni militari, per respingere gli uomini di Haftar il più lontano possibile dalla Tripolitania.
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