Stefano Montefiori per corriere.it
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Ci sono incoerenze nel racconto della serata di venerdì, quando il rifugiato ruandese di 39 anni che spesso serve la messa nella cattedrale di Nantes aveva il compito di chiudere la chiesa. Per questo l’uomo è stato fermato e viene interrogato dagli investigatori, che vogliono anche controllare la sua agenda. «Ma non c’è alcun elemento che leghi direttamente il mio cliente all’incendio della cattedrale», dice l’avvocato Quentin Chabert.
L’inchiesta
«Quando arrivi su un luogo dove c’è stato un incendio e vedi tre inneschi distinti, è una questione di buon senso, non puoi che aprire un inchiesta per incendio volontario», dice il procuratore Pierre Sennès che conduce le indagini. L’incendio che sabato mattina dalle 7 e 45 alle 10 ha devastato la cattedrale di Nantes è partito a terra, alla destra e alla sinistra dell’altare, e a oltre 30 metri dal suolo, a livello del grande organo che è andato distrutto.
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«Tra lo strumento e gli altri due principi di incendio c’è praticamente tutta la distanza della cattedrale, difficile che le scintille siano partite allo stesso momento così lontane per un incidente», aggiunge il procuratore. Tutto lascia pensare che qualcuno abbia appiccato il fuoco deliberatamente, e senza essere costretto a forzare l’ingresso perché non sono state trovate tracce di effrazione.
Il fermato
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Ecco perché le indagini si sono incentrate subito sull’ultima persona che venerdì sera ha chiuso la cattedrale. È un profugo ruandese in Francia dal 2012, cattolico, che aveva fatto domanda di asilo e gravitava intorno alla cattedrale come volontario, servendo messa e aiutando i sacerdoti.
Alloggia in un’abitazione messa a disposizione dalla diocesi e si trovava in situazione regolare fino a marzo, quando la domanda è scaduta.
Negli ultimi tempi si è lamentato con rabbia della sua situazione amministrativa, ma il rettore della cattedrale Hubert Champenois lo difende senza esitazione: «Ho totale fiducia in lui, come ce l’ho negli altri sei volontari che sono con noi. Hanno fermato lui solo perché è lui che venerdì sera ha chiuso la cattedrale». Anche il procuratore Pierre Sennès si mostra prudente: nonostante qualche contraddizione nella sua ricostruzione «ogni interpretazione che portasse a implicare quest’uomo nell’incendio sarebbe prematura e sbagliata».
Un altro religioso della cattedrale, Jean-Charles Nowak, dice che il fermato «non può essere il colpevole dell’incendio alla cattedrale, è un luogo che adora. È un uomo con molto senso del dovere, gentile, piuttosto silenzioso. So che ha molti problemi di salute e che ha molto sofferto in Ruanda».
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