
DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI…
ALTRE DUE SETTIMANE DI PASSIONE, POI “LA PAZIENZA FINISCE” – GIORGIA MELONI SOPPORTA CON CRESCENTE FASTIDIO LE SPARATE TRUMPUTINIANE DI SALVINI, E HA DATO MANDATO AI SUOI DI NON RISPONDERE. “LASCIATELO FARE FINO AL CONGRESSO DELLA LEGA”, IL 6 APRILE: LA DUCETTA SCOMMETTE CHE UNA VOLTA RIOTTENUTA LA SEGRETERIA DEL PARTITO, IL VICEPREMIER TORNI AD ABBASSARE I TONI – È STATA LA PREMIER A CHIAMARE TAJANI E DIRGLI DI PARLARE "ANCHE A NOME MIO", DOPO LA TELEFONATA DI SALVINI CON JD VANCE - L’ESCALATION DEL FU TRUCE DEL PAPEETE STA DIVENTANDO IMBARAZZANTE A LIVELLO INTERNAZIONALE, TRA UN “MATTO” A MACRON E GLI EUROPOTERI CHE MUGUGNANO
Estratto dell'articolo di Federico Capurso e Ilario Lombardo per “La Stampa”
giorgia meloni e matteo salvini in senato foto lapresse
Non è certo per il fatto che Matteo Salvini si sia sentito con il vicepresidente degli Stati Uniti, J.D. Vance, che Giorgia Meloni ha chiamato Antonio Tajani e gli ha detto: «Parla tu anche a nome mio».
Cosa che puntualmente il ministro degli Esteri e leader di Forza Italia ha fatto, ribadendo per la centesima volta che la voce che conta sulla politica estera è quella della Farnesina e della presidenza del Consiglio, mentre quelle di Salvini non sono niente di più che «iniziative personali».
La premier sopporta sempre meno il controcanto del leader della Lega, […] l'imbarazzo con cui è costretta a rispondere alle domande dei giornalisti sui distinguo e sulle prese di posizione dell'alleato.
IL TWEET DI JD VANCE DOPO LA TELEFONATA CON SALVINI
Solo negli ultimi giorni ci sono stati: gli insulti al presidente francese Emmanuel Macron, costati un richiamo dell'ambasciatrice italiana a Parigi; le invettive contro la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il suo piano di riarmo; la corte sfrenata a Donald Trump, al punto da minimizzare l'effetto dei dazi contro l'Europa, mentre il resto del governo è impegnato in una disperata trattativa per evitare le tariffe sui prodotti italiani.
Infine: Starlink. […] Salvini, pur sapendo che l'accordo con la società di Musk è stato messo nel congelatore fino a data da destinarsi, insiste nel tesserne le lodi, sollecitando il governo - quasi lui fosse un corpo estraneo - a firmare l'intesa.
[…] La decisione finale spetta a Palazzo Chigi e al ministro della Difesa Guido Crosetto, questo Salvini lo riconosce, ma intanto lui continua a martellare. E trova la sponda del referente di Musk in Italia, Andrea Stroppa, che lo loda e poi si scaglia contro una delle altre aziende sondate dal governo, la francese Eutelstat: «Non è un'alternativa credibile a Starlink», taglia corto.
DONALD TRUMP - MATTEO SALVINI - GIORGIA MELONI - MEME BY EDOARDO BARALDI
Meloni ha ampiamente discusso con il suo staff e con i vertici di Fratelli d'Italia su come comportarsi. Il mandato è di non rispondere punto su punto a Salvini, di lasciarlo fare «fino al congresso della Lega». La data cerchiata in rosso è il 6 aprile. Ancora due settimane, dunque, in cui «va portata più pazienza del solito», si sfoga la premier.
L'effetto sui sondaggi delle parole del leghista è pressoché nullo e Meloni scommette quindi che questo tipo di registro, iper aggressivo, abbia necessariamente una data di scadenza.
Certo, ha notato che i toni della Lega si stanno alzando, che la sfida lanciata sui singoli dossier complica il suo lavoro, soprattutto a Bruxelles, ma preferisce non replicare personalmente per non rischiare di creare una frattura nella maggioranza. Ma che le uscite del leader del Carroccio abbiano un'eco oltre i confini nazionali lo testimonia anche l'avvertimento lanciato dal presidente del Partito popolare europeo Manfred Weber: «Sono preoccupato che Salvini e gli altri Patrioti ammirino Trump, perché il presidente degli Stati Uniti ora vuole imporre i dazi contro i prodotti europei e per noi rappresenta una sfida».
Insomma, per Weber «bisogna smettere di seguire i populisti. In questo momento storico, basta con le accuse e agiamo insieme».
Sono giorni evidentemente complessi per la premier, alla ricerca di una coerenza nella sua strategia a metà tra Europa e Stati Uniti, e in attesa di vedere confermata la possibilità di una visita alla Casa Bianca. Le stanno consigliando di non andare prima del 2 aprile, quando Trump farà scattare la tagliola commerciale sull'Ue, perché rischierebbe di diventarne l'involontaria sponsor nello Studio Ovale.
giorgia meloni e matteo salvini in senato foto lapresse.
E perché poi, soprattutto, è preferibile avere tempo di costruire un bilaterale strutturato, con delegazioni di ministri e un ampio ventaglio di argomenti su cui confrontarsi, non un blitz in stile Mar-a-Lago. Nel frattempo volerà a Parigi giovedì, al vertice convocato da Macron sulla coalizione dei volenterosi. La missione sotto mandato Onu è diventata un'ipotesi concreta, come nel governo già sapevano da settimane.
Tanto che persino Salvini, dopo essersi scagliato con forza contro l'ipotesi, da qualche tempo si dice favorevole a una missione che coinvolga i caschi blu. E questo, tutto sommato, conforta Meloni: segno che la voce di Salvini è pronta ad affievolirsi un attimo prima di rischiare lo scontro.
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