Giovanni Bianconi e Stefano Montefiori per il Corriere della Sera
CORTE EUROPEA STRASBURGO1
«Il dottor Berlusconi è stato costretto a subire le determinazioni, unilaterali e politicamente condizionate, delle forze parlamentari a lui contrarie, senza alcuna possibilità di sottoporre la delibera adottata dal Senato e le norme su cui si fondava al controllo di un organo terzo e imparziale». Per di più, l' estromissione da Palazzo Madama è stata decisa con il voto palese, mai adottato prima per decisioni analoghe: «Una improvvisa inversione di tendenza dallo scopo fin troppo evidente: "blindare" la delibera finale che si temeva, evidentemente, potesse avere un esito diverso!».
VIDEO MESSAGGIO DI BERLUSCONI DOPO LA CONDANNA DELLA CASSAZIONE
L' atto d' accusa è messo nero su bianco ai paragrafi 80 e 114 delle «Osservazioni riepilogative sull' ammissibilità e sul merito del ricorso Berlusconi contro Italia» presentato alla Corte europea dei diritti dell' uomo. Causa numero 58428/13. Replica del governo: «L' interpretazioni delle norme che regolano l' attività degli organi parlamentari è, secondo l' ordinamento costituzionale, obbligatoriamente riservata a questi ultimi. La modifica di precedenti interpretazioni appartiene alla fisiologia, e non può essere considerata come prova di una decisione arbitraria». Inoltre è stata seguita una procedura «di tipo giurisdizionale, con ampia assicurazione del diritto di difesa e delle garanzie del contraddittorio». Paragrafi 86 e 88 delle «Osservazioni del governo italiano» sul ricorso di Berlusconi».
CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA
Il duello che andrà in scena il prossimo 22 novembre nell' aula della Grande Camera della Corte europea è già tutto contenuto nel documenti del fascicolo depositato presso la cancelleria nella sede di Strasburgo. Le ultime memorie inviate a fine luglio dall' avvocato Andrea Saccucci, che assiste Silvio Berlusconi, e dal magistrato Maria Giuliana Civinini, per conto del ministero degli Esteri, contengono le ragioni degli uni e degli altri. Esposte a colpi di citazioni e raffronti con decine di altre sentenze della Corte. Oltre alla questione dell' autodichia, cioè la competenza esclusiva del Parlamento a decidere sulla regolarità della sua composizione, contestata dall' ex premier, il contrasto si gioca su altri punti essenziali.
BERLUSCONI IN SENATO PER LA FIDUCIA AL GOVERNO LETTA FOTO LAPRESSE
Secondo i legali di Berlusconi la decadenza dalla carica di senatore (dovuta al decreto di attuazione della legge Severino che dichiara incandidabili per sei anni i condannati a pene superiori a due anni) equivale a una sanzione penale poiché costituisce «una misura afflittiva direttamente e univocamente riconducibile alla pronunzia di una sentenza per reati sanzionati dal codice penale italiano». Una misura che «persegue una finalità punitiva e deterrente», allargando «gli effetti delle pene accessorie»; per esempio l' interdizione dai pubblici uffici, che per Berlusconi, s' è già esaurita.
DISEGNO DI FRANCO PORTINARI CORTE DI CASSAZIONE DURANTE LUDIENZA SUL PROCESSO MEDIASET BERLUSCONI
Il governo ribatte che già la Corte costituzionale ha escluso questa equiparazione, «affermando che incandidabilità e decadenza non hanno carattere di sanzioni, ma rappresentano solo la conseguenza della mancanza di condizioni soggettive per l' accesso ai mandati elettivi». Lo scopo non è quello di infliggere una punizione aggiuntiva, bensì «assicurare il buon funzionamento e svolgimento delle attività parlamentari». Proprio perché equiparata a una sanzione penale, nell' interpretazione di Berlusconi la legge Severino non può applicarsi al suo caso, perché verrebbe violato il principio di irretroattività delle norme.
Ma il governo, che nega la natura penale del divieto d' accesso in Parlamento, afferma che comunque le disposizioni contestate sono entrate in vigore il 31 dicembre 2012, e dunque prima delle elezioni del febbraio 2013, della condanna definitiva dell' ex premier a 4 anni di carcere per frode fiscale (agosto 2013) e della successiva decadenza votata dal Senato. Ribattono i legali di Berlusconi: il calcolo dei tempi sulla retroattività «è ancorato al momento della consumazione del fatto illecito (ottobre 2004, ndr) e non alla data in cui viene emessa la sentenza penale».
CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA
Sulla prevedibilità della sanzione, il governo ribadisce che questa è ampiamente dimostrata dal fatto che la legge è stata varata prima delle elezioni. E smentisce che non ci siano distinzioni fra reati per stabilire l' ineleggibilità o la decadenza, dal momento che «essa non è prevista per tutti i condannati e per tutti i reati, ma solo per le pene superiori a due anni e fatti di una certa gravità, in evidente relazione con l' esercizio delle pubbliche funzioni». Ma la difesa di Berlusconi ribatte che la sospensione dell' eleggibilità per sei anni è sproporzionata, giacché di molto superiore all' interdizione di due anni dai pubblici uffici stabilita dai giudici, e «irragionevolmente» uguale a quella per chi avesse l' interdizione perpetua.
SILVIO BERLUSCONI DURANTE IL COMIZIO PRIMA DI ESSERE ESPLULSO DAL SENATO
Al termine di questi e altri ragionamenti e valutazioni giuridiche, il rappresentante del governo chiede alla Corte di «dichiarare infondata la richiesta» di Berlusconi, mentre gli avvocati dell' ex premier insistono per ottenere il reintegro nel ruolo di senatore e l' assicurazione che «possa candidarsi alle prossime elezioni», nonché la restituzione dello stipendio da parlamentare sospesa negli ultimi quattro anni. Quei soldi, precisano, dovranno andare, «a titolo di liberalità», al centro diurno per anziani di Cesano Boscone dove Berlusconi ha svolto, come pena alternativa al carcere, l' affidamento ai servizi sociali.