1 - LA POLIGAMIA? ALLORA VALGA PURE PER LE DONNE
SGARBI ROBUSTI
Vittorio Sgarbi per “il Giornale”
Proteste da ogni parte sulla logica affermazione del fondatore dell' Ucoii, Hamza Roberto Piccardo: «Se è solo una questione di diritti civili, ebbene la poligamia è un diritto civile». Analizziamo questa lapalissiana affermazione: perché si è legiferato sulle unioni gay, altrimenti dette «coppie di fatto»? Perché erano, letteralmente, «di fatto». E non è «di fatto» l' adulterio? Non è una consuetudine consolidata che una donna o un uomo abbiano più amanti?
Se questo regime dura (come è stato per esempio per alcuni illustri giornalisti come Indro Montanelli, Enzo Bettiza e Eugenio Scalfari, con maggiore o minore evidenza, e in altri innumerevoli casi) per anni e anni, talvolta decenni, non si può negare che si tratti di un regime coniugale plurimo, «di fatto».
sgarbi oltre il limite 5
La dichiarazione di Piccardo è stata interpretata in chiave maschilista e perfino gratuitamente provocatoria da parte di molti. In realtà, correttamente e paradossalmente, Piccardo risponde, manifestando una consonanza con Salvini, da Salvini stesso non raccolta: «I musulmani non sono d' accordo neppure sulle unioni omosessuali (come i leghisti, ndr), e tuttavia non possono che accettare un ordinamento che le ha consentite. Non si capisce perché una relazione tra adulti edotti e consenzienti possa essere vietata.
Di più, stigmatizzata. Di più, aborrita».
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Piccardo sa benissimo che non è vietata, anzi è largamente praticata, senza punizioni e sanzioni; ma non è legalizzata.
belen rodriguez e vittorio sgarbi costanzo show 31
Perché? Dall' altra parte i politicamente corretti non si risparmiano. La somala Maryam Ismail, membro del Comitato per il dialogo con le comunità islamiche, sbarella: «Queste parole sono una tragedia. Con la paura che si sta diffondendo verso l' islam, questo signore offre una immagine della nostra religione retrograda e ideologica». Vuol forse negare la Ismail che, nel mondo e nella religione musulmana sia contemplata la poligamia esclusivamente per l' uomo, cui è consentito avere 4 mogli?
VITTORIO SGARBI
Nessuno può, almeno nell' ambito religioso e nella consuetudine familiare, impedire a un musulmano di vivere con 4 mogli, in coerenza con le leggi del suo Paese di origine. E perché un italiano non dovrebbe avere lo stesso diritto, di fatto, magari avendo, di fatto, una moglie e tre amanti? Perché questo, dicono la Serracchiani e Majorino, è contro «l'emancipazione della donna» e presuppone «la cancellazione della parità fra uomo e donna». Si tratta di un falso problema.
Hamza Piccardo
Basta introdurre la poligamia reciproca e universale. Piccardo non ha specificato «quale» poligamia. Ha semplicemente preso atto delle unioni gay e ha, coerentemente e civilmente, proposto la poligamia come legalizzazione di situazioni di fatto (quanti matrimoni non sono «soccorsi» dall' adulterio per generoso e altruistico contributo degli amanti che, quando sono disinteressati, non pretendono separazioni e divorzi?).
In questa condizione di perfetto equilibrio, variamente collaudata, cosa c' entra la minaccia della cancellazione della parità? Perché la poligamia, in Occidente praticata da ambo i sessi, senza limitazioni e ostacoli di fatto, senza penalità, multe e ritorsioni, dev' essere solo dell' uomo? Perché una donna non può avere 4 mariti?
le mormone di short creek
Poligamia vuol dire etimologicamente molti legami. E in regime di parità conclamato, nel pieno rispetto della Costituzione e delle leggi vigenti, poligamo può essere l' uomo come la donna.
POLIGAMIA
Quante donne, di fatto, non hanno avuto almeno 4 amanti? E spesso contemporaneamente? E se si tratta di unioni di fatto, perché non legalizzarle? Occorre semplicemente integrare la proposta di Piccardo: «La poligamia è un diritto civile di uomini e donne». Una poligamia in versione occidentale e democratica, basata sulla perfetta uguaglianza tra uomo e donna.
La poligamia si articola in poliginia (più donne con un uomo) e poliandria (più uomini con una donna). La seconda, peraltro, vige in Tibet e fra i Toda, nell' India meridionale. Come la Cassazione, la Treccani sentenzia: «Forma di matrimonio per la quale un uomo o una donna possono avere più consorti contemporaneamente».
POLIGAMIA 2
Proviamo allora a immaginare cosa ne derivi. Io, anche nel solo ambito musulmano, che prevede il prioritario mantenimento, da parte dell' uomo, di 4 donne, con le stesse garanzie (ed è soltanto per risparmiare che molti musulmani ne sposano una soltanto), avevo ipotizzato un emendamento: che, avendo l' opportunità di lavorare, e più facilmente in Occidente, fossero le 4 donne a mantenere l' uomo. Si può invece andare oltre.
Come un uomo può sposare 4 donne, una donna può sposare 4 uomini. L' ho proposta oggi in Meridione, a Padula, a un gruppo di ragazze entusiaste. Questa concezione aperta rispecchia la realtà di rapporti sempre più plurimi, e stabilisce una meravigliosa catena umana.
il mormone poligamo jeffs
Ognuna delle 4 mogli può infatti avere altri 3 mariti. Una moltiplicazione esponenziale, perché ognuno dei 4 mariti può avere altre 3 donne. In questo mondo perfetto in cui sono aboliti il tradimento e l' adulterio, tutto ciò che accade, in quanto unione di fatto, è legale. Se si aggiunge che, all' interno di queste unioni, non vige l' obbligo della fedeltà, tutto è possibile e ogni situazione è aperta.
In merito mi chiedo, davanti a questa liberalizzazione, se due omosessuali o due lesbiche si tradiscono con altri uomini e altre donne, i fondamenti delle unioni gay certamente reggono. Ma se per caso un omosessuale maschio, entro una coppia, volesse tradire il coniuge con una donna, o una lesbica con un uomo, di fronte a quale fattispecie saremmo?
la germania era poligama
Dovremmo, concludendo, in ordine ai diritti civili, introdurre nella poligamia anche la variante bisessuale. Per cui una donna può sposare due uomini e due donne, che a loro volta possono sposare due uomini e due donne. O anche tre e uno. O anche tre e una. O uno e tre. Con tutte le variabili garantite da innumerevoli situazioni di fatto.
Sarà un problema, dopo avere accolto la proposta di Piccardo, affrontare la questione della poligamia bulimica o seriale, ovvero: uno a dodici o una a sedici.
Ma per intanto, con buona pace di Serracchiani, Majorino, Ismail e anche Salvini, diamo il via, di fatto, a una poligamia reciproca, costituzionale e democratica. Senza indugio. Dove se ne vanno altrimenti i diritti civili?
2 - LA POLIGAMIA NON PUÒ ESSERE UN DIRITTO CIVILE IN ITALIA
Luigi Manconi per il “Corriere della Sera”
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Hamza Piccardo, voce assai ascoltata dell' Islam italiano, composto da molti stranieri e da un numero significativo di nostri connazionali diventati musulmani, ha affermato: «Se è solo una questione di diritti civili, ebbene la poligamia è un diritto civile». E ancora: «non si capisce perché una relazione tra adulti edotti e consenzienti possa essere vietata, di più, stigmatizzata, di più, aborrita».
Piccardo sbaglia di grosso, sin dalla premessa: la poligamia non è affatto «una questione di diritti civili». La poligamia, per contenuto morale e per struttura del vincolo, si fonda - e non può che fondarsi - su una condizione di disparità, che viene riprodotta e perpetuata. Comunque la si voglia argomentare e manipolare fino a immaginare il suo rovesciamento speculare (più uomini sposati con una sola donna), si tratta in ogni caso di un rapporto fondato su uno stato di diseguaglianza.
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Piccardo, che non è uno sprovveduto, ritiene che quella condizione diseguale possa essere sanata dal fatto che essa sia consapevolmente accettata e condivisa da adulti consenzienti. Ma è proprio qui che il ragionamento mostra tutta la sua debolezza.
La parità tra i sessi e la tutela della dignità contro ogni discriminazione costituiscono un diritto fondamentale della persona, che è (proprio per questo) non disponibile. Ovvero, un diritto non alienabile (e non limitabile, modificabile o cedibile) persino da parte del suo stesso titolare.
i masai sono poligami
Un diritto, cioè, sottratto ad ogni potere dispositivo: fosse anche quello del suo stesso beneficiario. Ed è il medesimo principio che non consente il lavoro schiavistico o il commercio degli organi o ogni altra forma di degradazione della dignità personale, anche qualora vi fosse il consenso dei diretti interessati (consenso che, non a caso, per tali reati non esclude la punibilità).
poligamia 9
Questa discussione è di cruciale importanza perché consente di tracciare un discrimine limpido tra quanto - delle tradizioni, delle confessioni e delle culture di diversa origine - è accettabile all' interno del nostro ordinamento giuridico e della nostra vita sociale e quanto, al contrario, deve essere rifiutato. Personalmente, sono favorevole alla più ampia capacità di accoglienza e inclusione di stili di vita e forme di relazione, di riti religiosi e costumi culturali i più diversi, ma con il limite insuperabile rappresentato dalla intangibilità dei diritti fondamentali.
Di conseguenza, il relativismo culturale, che è manifestazione propria di una concezione liberale della società, non può accettare l' esclusione delle ragazze dall' istruzione scolastica o la loro subordinazione ai maschi, i matrimoni precoci e le mutilazioni genitali femminili (peraltro non esclusivamente né principalmente derivate da una lettura del Corano).
poligamia 7
In quest' ultimo caso, è chiaro che la tradizione religiosa o etnica non può in alcun modo compromettere l' affermazione del diritto umano alla piena integrità fisica. Poi, evidentemente, si tratta di combinare tali irrinunciabili valori, protetti giuridicamente, con intelligenti politiche pubbliche. È un' impresa ardua, assai ardua, ma va tentata. E non si tratta nemmeno di una novità.
poligamia 5
Nel lontano 1987 Lehsen Bouzid, operaio marocchino di un' azienda di Anzola Emilia, fa giungere in Italia - in virtù del ricongiungimento familiare previsto dalla legge - le sue due mogli, dalle quali aveva avuto numerosi figli. Il ministero dell' Interno respinge la domanda di «permesso di soggiorno per motivi di famiglia»: ma il ricorso al Tar consente infine alle due donne di risiedere in Italia in ragione della «gravità e irreparabilità sotto l' aspetto sociale, economico e familiare» del caso considerato, accogliendo la tesi dell' avvocato.
Ovvero che non si trattasse di ottenere dallo Stato italiano «un riconoscimento formale e giuridico della condizione familiare delle ricorrenti, bensì semplicemente una non discri-minazione». E ciò in virtù degli articoli della Costituzione italiana che tutelano «le confessioni religiose diverse dalla cattolica» e le forme di relazione e le strutture giuridiche che ne conseguono. Si può dire che, in sostanza, la decisione del Tar ha affermato la prevalenza del valore dell' unità del nucleo familiare rispetto alla norma penale italiana che vieta la bigamia.
Insomma, il Tar non riconosce, certo, un disvalore, come quello insito nella poligamia, ma si limita a porre rimedio a uno stato di necessità, secondo il principio del «male minore» (la tutela di tutti i figli di quella relazione poligamica).
poligamia 11
Ma, sia chiaro, si tratta di una soluzione, pure opportuna in quel caso, che lungi dal risolvere definitivamente il problema, ne rivela la drammatica complessità. A conferma del fatto che la convivenza tra etnie confessioni e culture, non solo inevitabile ma potenzialmente assai remunerativa sotto tutti i profili, può essere assai faticosa.