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    L’EX VICEDIRETTORE DI RAI SPORT, ENRICO VARRIALE, PROVA A DIFENDERSI DOPO LE ACCUSE DI STALKING E LESIONI NEI CONFRONTI DELLA EX COMPAGNA, MA AMMETTE TUTTO E SI GIUSTIFICA COSÌ: “MI RINFACCIÒ DI AVERE ALTRE DONNE E ARRIVÒ A LANCIARMI IL COMPUTER” - LA DONNA: "MI PRESE A SCHIAFFI E MI STRINSE IL COLLO MENTRE CERCAVO DI DIFENDERMI". A PROVARLO C'È ANCHE IL CERTIFICATO DEL PRONTO SOCCORSO CON UNA PROGNOSI DI CINQUE GIORNI - I PRESUNTI TRADIMENTI, LA LITE E I MESSAGGI WHATSAPP DA VERO GENTLEMEN: "SEI UNA..."


     
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    Ilaria Sacchettoni per il “Corriere della Sera”

     

    ENRICO VARRIALE 19 ENRICO VARRIALE 19

    Enrico Varriale, giornalista, ex vicedirettore di Rai Sport, respinge le accuse di stalking e lesioni nei confronti della sua ex compagna, risponde alle domande della gip Monica Ciancio e intanto si rallegra per le dimostrazioni di affettuosa vicinanza ricevute da amici e colleghi. La lite con la sua ex ha avuto un innesco, spiega, nell’incontrollata gelosia di lei. «Mi rinfacciò di avere altre donne, accusandomi a più riprese» racconta il sessantunenne opinionista.

     

    E allora un passo indietro al 5 agosto scorso: Varriale e la sua compagna, imprenditrice, sono tornati da una breve vacanza assieme. Si trovano nell’appartamento di lei, sul punto di andare a dormire, ma la luce tra loro non è ancora spenta. Lei, sposata, in via di separazione, lo rimprovera di averla tradita, lo stuzzica costantemente.

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    Lui sbotta e lascia l’appartamento per poi pentirsene durante la notte. Allora la chiama ma lei sta dormendo e dunque aspetta il mattino per tornare alla carica, magari chiederle scusa. Il tempo del rammarico però scompare appena lei torna a rimproverarlo. Lui, rinfoderando le scuse per la caduta di stile, reagisce e anzi rilancia.

     

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    La situazione peggiora. Scoppia una lite anche più aspra di quella della sera prima. «Arrivò a lanciarmi il computer portatile...» lamenta Varriale con i magistrati ammettendo comunque i fatti. È l’apice della discussione. La donna la racconta così: «Mi prese a schiaffi e poi mi strinse il collo mentre io cercavo di difendermi». Più tardi i medici del pronto soccorso le rilasceranno il certificato con una prognosi di cinque giorni.

     

    Ieri, accompagnato dal suo difensore, l’avvocato Fabio Lattanzi, Varriale si è rammaricato dell’escalation litigiosa con la gip, la sua intenzione ha detto era di «chiudere il rapporto civilmente». Sul momento, tuttavia, aveva reagito con aggressività come ha raccontato lei agli investigatori.

     

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    Dopo le botte il giornalista arriva a strapparle lo smartphone. Lei va nel panico: nella denuncia ci sono tutte le sue conversazioni, soprattutto lo sfogo della sera prima con un amico. C’è il resoconto delle offese. Lo sfogo con l’amico, spiega agli investigatori, è l’unico momento di libertà che si è concessa: vedersi confiscare il cellulare la esaspera.

     

    Varriale non demorde, i due vanno avanti a male parole. Si lasciano recriminando e lui le invierà due messaggi whatsapp tipicamente e inequivocabilmente offensivi: «Sei una t...». Lei denuncerà tutto in Procura.

     

    L’esito è noto: la gip Monica Ciancio ha disposto un divieto di avvicinamento del giornalista «a meno di trecento metri dai luoghi frequentati dalla persona offesa». Varriale, secondo la gip, avrebbe «una personalità aggressiva e prevaricatoria evidentemente incapace di autocontrollo». La posizione di Varriale appare delicata.

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    A meno che la sua ex non ritiri la querela, il giornalista rischia l’incriminazione per il reato di stalking. Contro di lui ci sarebbero anche alcune testimonianze. Una, forse la più insidiosa, è quella del portiere dell’appartamento di lei. L’uomo avrebbe assistito ad alcuni minuti della lite tra i due e sarebbe in grado di testimoniare. Ma c’è altro perché la vittima ha raccontato ogni dettaglio a un suo amico e una sua amica che, dunque, potrebbero deporre a loro volta su come siano davvero andate le cose.

     

    Varriale, intanto, si dice fiducioso. È convinto di aver chiarito il contesto e di aver sciolto i dubbi con i magistrati, dunque si definisce «tranquillo», certo di poter difendere la propria reputazione.

     

    Uscito da piazzale Clodio nel pomeriggio il giornalista si dice «commosso dalla vicinanza e dalla solidarietà ricevuta da molti: non era scontato alla luce del modo in cui è stata presentata mediaticamente una vicenda triste e personale».

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