vince mcmahon
Matteo Persivale per il “Corriere della Sera”
Vedendolo sul ring in giacca e cravatta sgargiante mentre, abbassandosi i pantaloni, urla a pieni polmoni «baciami il culo» costringendo uno sventurato lottatore in costume a obbedire, non si direbbe che Vince McMahon è uno dei manager più importanti dello sport americano, uno dei più intelligenti creatori di entertainment degli ultimi cinquant' anni.
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Eppure attraverso l'infinita e puerile volgarità (sua e dello show itinerante che organizza) McMahon ha trasformato lo scassato carrozzone del wrestling semiamatoriale ereditato da suo padre in un business miliardario che vive di diritti, di pubblicità, di pay-per-view in un mondo che resta rispetto ad altri sport ancora poco digitale e molto analogico, quello dei milioni di tifosi (spesso insospettabili) della lotta libera tra giganti vestiti in modo strano che fingono di darsele senza ragione sul ring di qualche palazzetto.
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È stato MacMahon, che ha cominciato come commentatore dei combattimenti, a lanciare e trasformare in celebrità ricchissime Hulk Hogan, The Rock, John Cena, Stone Cold Steve Austin, Andre The Giant e tanti altri.
Il wrestling moderno - che ha fatto emergere «star» capaci di trascendere il wrestling per arrivare a Hollywood come Cena e The Rock - è di fatto una sua creazione: è McMahon che al di là delle sceneggiate pubbliche da imbonitore di circo itinerante -la vecchia tradizione americana del «carnival barker» - ha messo in pratica una visione manageriale molto sofisticata da erede di P.T. Barnum.
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Ma la World Wrestling Entertainment è, anche, una società quotata in Borsa. Cosa che costringe i manager a limitare le scene grevi allo show sul ring-palcoscenico e a tenerle fuori dagli uffici del consiglio d'amministrazione. Invece ieri il Wall Street Journal ha rivelato in una lunga inchiesta che il board della World Wrestling Entertainment sta indagando su un accordo segreto da 3 milioni di dollari che McMahon, il Ceo, ha versato a una ex dipendente con la quale avrebbe avuto una presunta relazione.
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C'è un accordo firmato tra McMahon e la donna, una scrittura privata siglata a gennaio, che ha lo scopo di impedire alla ormai ex dipendente della Wwe di parlare della sua relazione con il Ceo o di fare «commenti denigratori» sul suo conto (non si parla al momento di molestie ma di un rapporto consensuale, secondo quello che fonti dell'azienda hanno detto alla tv Espn). Un'e-mail inviata ai membri del consiglio di amministrazione della Wwe il 30 marzo indica che McMahon assunse la donna, 41 anni, con uno stipendio di 100 mila dollari l'anno, per poi raddoppiarle lo stipendio dopo l'inizio della presunta relazione.
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L'indagine del cda, affidata allo studio legale Simpson Thacher & Bartlett, è iniziata ad aprile, e ha scoperto che altri «accordi di riservatezza» sono stati firmati negli ultimi anni da ex dipendenti e McMahon, e anche con il manager John Laurinaitis. L'invidiabile chioma (ha 76 anni) sempre accuratamente phonata e laccata, gli abiti extralarge gessati, le scarpe lucide, McMahon è al momento ancora al comando ma è evidente che la sua posizione scricchiola clamorosamente: con possibili conseguenze negative per la Wwe almeno a breve termine. Il Journal ieri ricordava che la possibile perdita di McMahon è indicata dagli azionisti come un severo «risk factor», un fattore di rischio.
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