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    SIAMO A CAVALLO: IL #METOO ARRIVA NELL’EQUITAZIONE - LE RAGAZZE DENUNCIANO GLI ABUSI DEGLI ISTRUTTORI - DIECI GIORNI FA L'ULTIMO CASO: E’ STATO RADIATO L'ISTRUTTORE 42ENNE ALESSANDRO MAZZI, ACCUSATO DI ABUSI SU UN'ALLIEVA 15ENNE CHE HA RACCONTATO: “CI FREQUENTAVAMO SOPRATTUTTO IN TRASFERTA, AI CONCORSI. MI ERO INVAGHITA DI LUI. IL MIO PRIMO RAPPORTO SESSUALE SI È VERIFICATO CIRCA UN ANNO E MEZZO DAL NOSTRO PRIMO INCONTRO..." - FOTO PORNO E BACI: "NON RIUSCIVO A RESPINGERLO..."


     
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    1 - #METOO NELL' EQUITAZIONE LE AMAZZONI DENUNCIANO GLI ABUSI DEGLI ISTRUTTORI

    Daniela Cotto per “la Stampa”

     

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    Il #Me Too dello sport alza il velo sull' equitazione, il mondo dorato dove si intrecciano soldi, cavalli, passioni e giovanissime atlete in cerca di medaglie. Ambiente difficile per le aspiranti amazzoni che troppo spesso devono sopportare, oltre agli sfiancanti allenamenti di uno sport che ha un' importante tradizione olimpica, le attenzioni di allenatori-orchi che identificano le prede anche in base al censo. L'obiettivo, oltre al deviato piacere personale che spesso coincide con le molestie, è il cavallo con il ricco assegno di mamma o papà. Il quadro che ne esce dalle denunce del «Cavallo Rosa», gruppo di donne in prima linea contro gli abusi nell' equitazione italiana, è inquietante.

     

    Dieci giorni fa l' ultimo caso. Il tribunale federale della Federazione sport equestri ha radiato l' istruttore Alessandro Mazzi, 42 anni, accusato «di abusi su un' allieva minorenne e maltrattamenti ai cavalli».

     

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    Mentre il tecnico veniva giudicato in sede sportiva, la giustizia ordinaria ha fatto il suo corso: l' accusato ha patteggiato la pena di due anni con il risarcimento alla persona offesa. La relazione malata con la sua allieva si consumava nei luoghi per lui sicuri, il maneggio in provincia di Verona e nella caserma dei carabinieri dove svolgeva l' attività di appuntato. Indossava sempre la divisa, Mazzi. A cavallo e non, usando il suo ruolo per catturare l' attenzione delle ragazzine.

     

    IL LAVORO DEL "CAVALLO ROSA"

    È stato il «Cavallo Rosa» a presentare l' esposto nei suoi confronti, così è nato il primo caso di radiazione su segnalazione di una associazione. Un lunghissimo lavoro di ascolto, di pazienza e di forza che ha raccolto le confessioni delle ragazze violate. Alice (nome di fantasia) oggi ha 20 anni e la sua testimonianza è stata determinante nel processo sportivo.

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    Lei, in un incontro dedicato alla tutela delle donne nello sport, ha raccontato la sua storia: «Avevo 15 anni quando ho incontrato un mostro che si è servito del suo ruolo seminando dolore, manipolando famiglie e allontanando le ragazzine dal loro mondo innocente.

    Ma da queste esperienze si esce a testa alta, riprendendo le redini della propria vita pulita e onesta». E ancora: «È quello che ho fatto io. Ma attente, il loro identikit è comune, le tappe del disegno criminale sono sempre le stesse. Si muovono come lupi e il web è il loro terreno. Chiedono video e foto per manipolare le giovani e mettere una distanza tra la preda e i genitori, imponendo la consegna del silenzio».

     

    Ma le bambine non rimangono tali per sempre. Crescono e diventano donne coraggiose che poi ti presentano il conto. Come ha fatto Alice che, dopo essersi liberata dell' ombra nera, ha ripreso a studiare con ottimo profitto tornando anche a cavallo, la sua passione. E ora la sua vita scorre su binari normali, circondata da affetti e amici. «Facciamo rete, la verità deve venire a galla».

     

    Lei ha trovato pace anche grazie alla solidarietà dei volontari del «Cavallo Rosa», tra cui tre legali che lavorano per la causa, riferendosi ad esempi illustri come quello di Anne Kursinski, l' amazzone testimonial del #MeToo dello sport Usa. La stella americana, due argenti olimpici nel salto ostacoli ed un palmares di livello internazionale, è stata abusata all' età di 11 anni e ora è in prima linea nella battaglia che trova l' appoggio del governo degli Stati Uniti.

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    La Kursinski testimonial In Italia il caso di Mazzi non è l' unico, i radiati per ora sono quattro (incluso lui). In Piemonte è finito sul banco degli imputati Daniele Bernardi (salto a ostacoli), accusato di violenza sessuale su minore e condannato in tutti e tre i gradi di giudizio. In Trentino Alto Adige ha fatto scalpore la vicenda di Karl Wechselberger, ex atleta di coppa del mondo di salto a ostacoli, condannato in primo grado e in Appello per violenza su minori.

     

    Nel Lazio Stefano Mauro (dressage) è in attesa di giudizio per abusi sessuali su minori. Ma il triste elenco degli istruttori-mostri a cui i genitori affidano figlie e figli è tristemente lungo. Sono undici i procedimenti penali in corso che presto riporteranno a galla il problema. Il presidente della Federazione Marco Di Paola ha stilato un codice etico: «Abbiamo reagito in maniera severa ad una pagina triste per lo sport.

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    Sono pochissime le mele marce e vanno allontanate».

     

    2 - FOTO PORNO E BACI "NON RIUSCIVO A RESPINGERLO"

    Daniela Cotto per “la Stampa”

     

    Alice (nome di fantasia) ce l'ha fatta. Dopo aver subito abusi all' età di 15 anni da parte del suo istruttore di equitazione ha rotto il muro di omertà, come dimostrano le carte federali nelle quali si legge della relazione abusante istruttore-allieva, della vita nel centro ippico, degli allenamenti e dei concorsi. Una vita totalizzante e manipolata da Alessandro Mazzi, 42 anni. «Il Sig. Mazzi ha compiuto atti sessuali sull'allieva minorenne abusando del ruolo; in specie le trasmetteva gif pornografiche, la baciava sulla bocca, le toccava il seno e le parti intime e aveva con la stessa rapporti completi.

     

    ABUSI SESSUALI ABUSI SESSUALI

    Nel 2017 ci sono stati episodi di violenza da parte del Mazzi nei suoi riguardi, soprattutto l' atto reiterato di scaraventarle oggetti con l' intento di colpirla. Nel 2018 si è rivolta a uno psicologo in seguito allo choc subito per aver scoperto i trascorsi di Mazzi con altre allieve minori». Il percorso di Alice è stato doloroso: «Ci frequentavamo soprattutto in trasferta, ai concorsi. Mi ero invaghita di lui. Prima non avevo mai avuto relazioni.

     

    Il mio primo rapporto sessuale si è verificato circa un anno e mezzo dal nostro primo incontro. Lo frequentavo perché lui sosteneva che il rapporto con la moglie era in crisi. Mi confidai con mia madre che gli intimò di limitarsi a fare l' istruttore ma lui continuava imperterrito e io non riuscivo a respingerlo. Il rapporto divenne più intimo, poi scoprii che, oltre a me, attenzionava contemporaneamente altre ragazze».

     

    Tra le testimonianze rese c' è anche quella dell' ex moglie del Mazzi che lavorava con lui in maneggio. «Ho visto crescere le nostre allieve. Non avrei mai immaginato che potessero diventare vittime di quello con cui dividevo tutto».

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    Alice ha trovato la forza di liberarsi dall' istruttore-orco grazie all' ascolto del «Cavallo Rosa», l' associazione nata per contrastare gli abusi sessuali nello sport che si avvale della collaborazione di avvocati e di psicologi. Una missione, energia e fatica emotiva al servizio della causa. Daniela Simonetti, giornalista, presidentessa del «Cavallo Rosa» ha le idee chiare.

     

    «Da un lato presentiamo gli esposti nelle Procure Federali, offrendo assistenza alle vittime e gratuito patrocinio nel processo sportivo. Dall' altro lato abbiamo proposto alcune modifiche al Codice di giustizia sportiva e sottoposto al Coni una norma per portare la prescrizione da quattro a dieci anni per gli illeciti riconducibili alla violenza sessuale». La strada è lunga ma il sogno è creare un polo tra le federazioni per tutelare donne e bambini.

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