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    SIAMO ALLEGRI – SCONCERTI E IL CAPOLAVORO DI MAX: "LA JUVE HA GIOCATO UN CALCIO VERO D'ALTRI TEMPI. IN QUESTO GIOCO DI CONTROPIEDE ESTREMO, CHIESA SI È CONSACRATO IL PIÙ GRANDE ATTACCANTE EUROPEO" – GALLO (ILNAPOLISTA): "ALLEGRI L’HA INCARTATA A TUCHEL CON UNA SQUADRA SOPRAVVALUTATA. IL VALORE AGGIUNTO E’ MAX. È UNA SERATA TRISTE PER I SEGUACI DI ADANI A CUI RIVOLGIAMO UN CONSIGLIO NON RICHIESTO…"


     
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    Mario Sconcerti per il "Corriere della Sera"

     

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    È stata la partita perfetta della nuova Juve e di una vecchia Italia, calcio di altri tempi, ma calcio vero, di sostanza. Una partita che dice poco sul futuro perché in campionato la Juve non potrebbe mai giocare così, in Italia tocca a lei essere il Chelsea, ma racconta una notte molto particolare in cui è ricominciata l'amicizia tra Allegri e i suoi giocatori, la comprensione comune della nuova dimensione e la disponibilità a seguirla, assecondarla senza infingimenti. In questo gioco di contropiede estremo, da area ad area, con un solo giocatore a trascinare il pallone, Chiesa si è consacrato il più grande attaccante europeo.

     

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    È certamente incompleto come fa spesso notare Allegri, produce gioco solo per se stesso, ma fa cose che nessuno ormai sa fare. La sua capacità di lanciarsi da solo, palla in avanti e faccia al vento, come un ragazzino egoista sui campi di periferia, è diventata qualcosa di unico. Direi che meno compagni ha vicino e meglio va perché ha più spazio. E lui mangia lo spazio, lo divora. Forse di più: lo gestisce, se lo cuce addosso. La partita è stata tutta nei suoi scatti e nell'assenza totale degli scatti del Chelsea, sempre allo stesso passo, con un gioco fotocopiato, senza mai un dribbling o un'idea.

     

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    Allegri è stato bravo a lasciarsi alle spalle qualunque ambizione sprovveduta, raccontando alla squadra i suoi limiti e dandole il vecchio gioco di chi lancia sassi contro i giganti. Il Chelsea non ci ha capito niente. Ha continuato a pensare che prima o poi avrebbe segnato per superiorità naturale, ma era un equivoco, era in un altro calcio, un'altra epoca. Chissà cosa diranno oggi Mancini e Sacchi, la loro giusta religione del gioco. Ma lo spettacolo della Juve è stato nell'umiltà con cui tutti hanno accettato di farsi piccoli, di guardar giocare gli altri, di sorridere davanti a questa specie di ironia felice che li rendeva orgogliosi di resistere. Una grande partita irripetibile, ma inaspettata, gratificante, sorprendente. È una Champions diversa, per tutti. È travolto il Barcellona, perde dallo Sheriff in casa il Real, perde anche il City. È l'anno anomalo fermato dai debiti e dalla pandemia. Non c'è una nuova leggenda del calcio, il tempo si è fermato, irrigidito. Questo è il tempo di tutti. E di questo tempo la Juve sventola finalmente una bandiera di colori buoni anche in Europa.

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    UNA BRUTTA SERATA PER GLI ADANITI: CELEBRIAMO L’INTELLIGENZA DI ALLEGRI

     

    Massimiliano Gallo per ilnapolista.it

     

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    Bisogna chiarirsi su un punto: si può essere pro Rolling Stones, ma non si possono definire i Beatles l’anti-musica. Ci siamo rassegnati all’idea che esistano gruppi di persone convinti che il calcio sia un surrogato delle ideologie che non ci sono più. Ma loro devono rassegnarsi all’esistenza di persone che ancora concepiscono il calcio come una sfida di intelligenze, come uno sport in cui la capacità di adattamento alle diverse situazione giochi un ruolo fondamentale. Persone che non hanno principi sacri cui immolare le proprie esistenze.

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    Si era troppo frettolosamente suonato il requiem per Massimiliano Allegri un signore che ha vinto cinque scudetti consecutivi con la Juventus e uno col Milan, che ha giocato (e perso) due finali di Champions con una squadra che non aveva alcun titolo per arrivare alla partita decisiva. Un uomo che sa essere anche scostumato, pure peggio (come a Napoli quando ha provato in ogni modo a provocare Spalletti). Ma negare che sia un grande allenatore è come negare che Inzaghi (Pippo ovviamente) sapesse fare il centravanti.

     

     

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    Allegri l’ha incartata a Tuchel non l’ultimo arrivato. E gliel’ha incartata con una squadra che è decisamente sopravvalutata nella valutazione della rosa (la compiacenza mediatica ha il suo peso). Che ai nostri occhi ha un solo fuoriclasse: Federico Chiesa e che soprattutto a centrocampo ha giocatori sovradimensionati. La Juventus di Allegri non è affatto una grande squadra. Il valore aggiunto è lui.

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    Al Chelsea ha lasciato il possesso palla (statistica più inutile della storia mondiale degli sport): 66% che ha prodotto due tiri nello specchio della porta. La Juventus di tiri nello specchio della porta ne vanta uno: basta e avanza.

     

    Stasera, di fronte ai microfoni, ha fornito una versione alternativa del detto napoletano: “quando il mare è calmo, ogni strunz è marenaro”. E lui che è di Livorno, ha dichiarato:

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    Di solito i marinai quando sono in tempesta trovano sempre la via d’uscita. Abbiamo fatto una bella fase difensiva, abbiamo sofferto poco a parte un tiro di Lukaku e un colpo di testa nel finale. Sono contento, non posso dire niente ai ragazzi.

    LELE ADANI LELE ADANI

     

    Ha giocato con Chiesa e Bernardeschi davanti. Non ha versato neanche una lacrima per le assenze di Morata e Dybala. Non ha dato punti di riferimento alla difesa dei Blues. Ha aspettato e quando ha avuto l’occasione, ha colpito. Avrebbe potuto segnare ancora. Chi ama il calcio pensato, intelligente, non può non amare Allegri. Magari ce ne fossero. Lui non professa il suo calcio, non esiste il suo calcio. Esiste il calcio.

     

    È una serata triste per gli adaniti. Cui rivolgiamo un consiglio non richiesto: tutelate la diversità, un calcio solo di adaniti sarebbe un calcio inguardabile.

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