DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
1 – FRONDA M5S: LUIGI LASCI MA CONTE GLI FA DA SCUDO ESPLODE IL CASO ROUSSEAU
Ilario Lombardo per “la Stampa”
Ore 23. A sorpresa, come sempre. Ma questa volta il tasso di stupore è maggiore. Il post che annuncia la votazione che si terrà domani sulla piattaforma Rousseau è gelido. Poche parole, esangui. Ancora più stringato il quesito: «Sei d' accordo che il M5S faccia partire un governo, insieme al Pd, presieduto da Giuseppe Conte». Punto. Fine.
davide casaleggio luigi di maio
Neanche l' ombra di un programma o uno straccio di riferimento ai temi, nonostante le giornate passate a ripetere che si ragionava di contenuti mica di poltrone. E' quello che subito notano i parlamentari del M5S nelle chat.
Un riflesso automatico: il sospetto che Davide Casaleggio ma soprattutto Max Bugani e Pietro Dettori - i suoi vice nell' Associazione Rousseau e collaboratori di Luigi Di Maio a Palazzo Chigi - vogliano sabotare l' accordo a cui sono contrari. Una sfida anche a Beppe Grillo che invece è favorevole.
Qualcuno, tra i messaggi, ripubblica il post del 18 maggio 2018 che lanciava la votazione sul contratto di governo con la Lega. Il confronto non lascia dubbi: un anno fa trasudava enfasi ed entusiasmo, accompagnato da un video di Di Maio sorridente ed eccitato. Tecniche evidenti per tentare di veicolare la preferenza degli attivisti. Di tutto quello oggi non c' è nulla.
Un altro motivo per scatenare le ire di centinaia tra deputati e senatori che già avevano fatto ribollire le chat di gruppo contro il possibile naufragio dell' alleanza per l' insistenza di Di Maio nel voler restare vicepremier.
Chi chiede il suo passo indietro lo fa seguendo un teorema del Pd. «Perché chiediamo un vice a tutti i costi se abbiamo già il nostro premier?». Alla deputata Doriana Sarli che fa questa domanda Giuseppe Conte ha già risposto ieri pubblicamente: «Non sono del M5S. Sono stato indicato da Luigi Di Maio, ma non sono un attivista e mi considero super partes».
Il premier incaricato ha passato una buona parte della sua giornata al telefono o a dare istruzioni ai suoi uomini. Per neutralizzare la proposta del Pd di uscire dal pantano delle trattative lasciando vuota la casella dei vicepremier.
Secondo i dem, la soluzione sarebbe stata ispirata proprio da Conte come alternativa allo schema a due già sperimentato con la Lega. Una ricostruzione che però viene categoricamente smentita dal presidente del Consiglio anche a Nicola Zingaretti. I pontieri allora si mettono al lavoro per capire dove sia nato il presunto equivoco, frutto di una triangolazione sbagliata tra Chigi, M5S e Pd.
luigi di maio davide casaleggio
Conte resiste sulla formula dei due vicepremier. Una trincea che spiega sempre allo stesso modo: «Con Di Maio dentro si stabilizzerebbe il governo e il mio ruolo, a tutto vantaggio del Pd».
Il ragionamento prende di petto le paure democratiche che Conte possa accrescere il proprio consenso come leader del M5S. Il capo del governo ribalta la tesi, convinto invece che, con il grillino al suo fianco, lui non sarebbe costretto a sposare le parti del Movimento nella dialettica quotidiana col Pd e la sua immagine di guida dei 5 Stelle si sgonfierebbe.
Dall' altra parte però la mossa di Zingaretti serve a sfilare ai grillini la narrazione che Conte sia al di sopra delle parti. Nel Pd intravedono crepe nel muro innalzato dal capo del governo. E leggono la sua resistenza a oltranza come dettata dall' esigenza di sanare una frattura con il leader grillino. In effetti, come tutti sanno nel M5S, venerdì c' è stata una lite con Di Maio, finita tra le urla. È stato il giorno in cui il grillino ha lanciato il suo ultimatum al Pd evocando il voto.
beppe grillo davide casaleggio 9
Da giorni i rapporti tra i due sono tesi, e il leader più volte ha confidato a ministri e collaboratori di essere il primo a pensare che «Conte non è del M5S». Lo considera «più vicino al Pd», «e lo ha dimostrato in questi mesi».
Basta vedere - ha aggiunto il capo politico - «come è andata in Europa e sulla Tav». Per questo motivo Di Maio non vuole cedere in alcun modo la prestigiosa sedia di Chigi. Sa che in tanti si aspettano un passo indietro, non solo i parlamentari a lui ostili, ma anche nella sua cerchia di fedelissimi c' è chi gli chiede di pensarci, di mollare persino il governo.
Il leader è tormentato. Il Pd gli ha offerto di andare agli Esteri, magari scippando alle Politiche Ue la delega agli Affari generali, come aveva fatto Enzo Moavero Milanesi alla Farnesina, in modo da essere presente ai vertici di Bruxelles. Sa che il gesto di lasciare la vicepremiership sarebbe gradito anche a Conte per sbloccare l' impasse, ma vuole continuare a essere l' occhio del M5S dentro il palazzo, «quando si prenderanno le decisioni importanti». Da vice, parteciperebbe ai vertici e avrebbe una vetrina politica che lo rinforzerebbe anche in chiave interna al Movimento, in pieno tumulto.
I post di Grillo lo assillano e l' unica arma che sembra essergli rimasta è sventolare lo spauracchio del voto su Rousseau. I parlamentari gli contestano anche di voler favorire i suoi uomini più fidati, Riccardo Fraccaro (che vorrebbe sottosegretario alla presidenza del Consiglio) e Alfonso Bonafede. O di accontentare oppositori interni come Federico D' Incà (agli Affari regionali).
O ancora di voler placare il tornado Alessandro Di Battista imbottigliandolo al governo.
Quando stavano con la Lega, l' ex deputato si candidò agli Affari europei, vacante dopo l' addio di Paolo Savona. Un' opzione che ancora esiste nel borsino di Di Maio.
2. I TWEET DI IACOBONI
Dal profilo Twitter di Jacopo Iacoboni
È la prima notte della battaglia finale tra i grillini e i casaleggesi.
Vediamo come va a finire. Fosse stato in vita il fondatore, non avrei avuto dubbi. Aveva educato i suoi pochissimi fidati a non trattare mai la resa. Senza di lui, non so
Intanto passano le ore, tante ore dal video scomposto di Grillo, assai scorretto verso Di Maio e Casaleggio, e Di Maio niente, al momento ancora non capitola. Non so, valutate voi questo fatto. La battaglia è tuttora aperta
la spaccatura è troppo forte e grave per non lasciare, comunque vada, segni fortissimi. Segni che, peraltro, ostacoleranno comunque il percorso del voto sulla fiducia al Conte-Pd
Casaleggio aveva allevato i suoi fidatissimi a non arrendersi mai, neanche accerchiati. ma quanto è rimasto di quello zoccolo duro? E quanto Davide saprà essere all'altezza del padre?
Il Movimento era una cosa nata a Milano, non una cosa di Roma, o del sud. ma oggi?
E ancora: se Casaleggio ha deciso di cedere di fatto il Movimento a Conte e al pd, come mai non l'ha ancora fatto in questi 20 giorni? Cosa aspetta? è un uomo pratico, credo sappia, se lo vuole, come concludere un deal.
Forse si vuole solo nascondere e legittimare dietro Rousseau
Oppure, nella notte della battaglia finale, gli sta scorrendo la vita davanti, e il peso di questa scelta, anche dal punto di vista psicologico, è drammatico. Solo lui sa, del resto, cosa gli disse il padre prima di morire
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Sergio Puglia, il parlamentare M5S:
“Se il voto su Rousseau è negativo, il capo politico e i parlamentari devono rispettare la decisione. Pertanto bisogna cambiare programma ed interlocutori".
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C’è un altro tassello nella trattativa Pd-M5S: Casaleggio e Di Maio hanno messo sul tavolo il nome di Di Battista per gli Affari europei. Ossia di uno dei più fieri antieuropeisti di tutto il M5S. In bocca al lupo
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“Il mondo è cambiato”. Lo stesso pistolotto del video l’altra sera, Grillo lo espose a Ian Bremmer. Solo che allora lo fece per sostenere: “Il referendum sull’Europa è un modo per iniziare una conversazione su un ipotetico piano B. Devi avere un piano B”
Lo stesso. Pari pari. Con pezzi di frasi identiche, ma senso diametralmente opposto. E non è un secolo fa. Suggerisco, agli sventurati del Pd che l’hanno trovato interessante, la fonte originaria di quel discorso. Prima di fare la fine della monaca di Monza
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È molto semplice: se il Pd manda a stendere Di Maio, l’accordo salta. Mi sono fatto questa serena convinzione. E l’ha capito anche lo statista (del resto, come vuoi che non lo capisca uno statista) La mossa di Franceschini (togliere i vicepremier) non è astuta, anzi.
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Il racconto di Di Maio attaccato alla poltrona è falso. Di Maio semmai è quello che ha portato alla poltrona i tanti poltronari nel M5S. La storia è totalmente diversa. Di Maio e Casaleggio stanno, in accordo, difendendo il loro Movimento. Lo dice uno che li critica molto
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L’accordo, per farsi, deve dare a Casaleggio e Di Maio, entrambi, ciò che a loro più sta a cuore. Nella nuova luminosa stagione che si apre, il Pd deve garantire in pieno entrambi, non può buttare a mare uno dei due Se lo fa, l’accordo è fatto. Altrimenti diventa più rischioso
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Davvero incredibile. Grillo sul giornale di Travaglio picchia ancora Di Maio. Sentono ancora il bisogno di picchiarlo. A parte il fatto che non mi piace chi picchia, qui qualcosa davvero non torna ancora. Picchiare indica una debolezza, per come sta andando la Trattativa.
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Peccato però che il “compagno Grillo”, nel suo ultimo video travestito da democratico, non abbia trovato il tempo di dire nulla sui migranti che stanno tuttora rischiando la vita nel mare davanti alla Sicilia, e che il M5S non vuole far mettere in salvo
giuseppe conte luigi di maio 1
Ecco il quesito che verrà messo ai voti su Rousseau:
“Sei d’accordo che il M5S faccia partire un Governo, insieme al Partito Democratico, presieduto da Giuseppe Conte?”
Traduco: Casaleggio nomina nel quesito il Pd. Cioè aiuta Di Maio, e NON cede ancora all’accordo
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Evocare il Pd alle comunità online del M5S non è molto diverso dallo sbandierare il drappo rosso al toro. Almeno in linea teorica.
tutto resta imprevedibile
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Il Fatto - nel primo grande ritratto del neopremier apparso nel 2018 - scrisse, come Conte andava dicendo, che l’avvocato aveva votato Cuperlo alle «ultime elezioni».
[Cuperlo il 4 marzo non era neanche candidato]
Oggi Conte dice che nel 2018 votò M5S.
Santa pazienza, avvocato
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Ora che mezzo mondo (tranne Casaleggio) vuole killerare Di Maio, ricordiamo però - è il nostro dovere giornalistico- che lo statista Conte, fino a non tanto tempo fa, chiedeva a Di Maio il permesso se dire o no qualcosa
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3. IL THREAD DI IACOBONI SU CASALEGGIO/DI MAIO DI DOMENICA 1 SETTEMBRE
“DI MAIO NON PUÒ RINUNCIARE A ESSERE VICEPREMIER, ED È SOSTENUTO DA CASALEGGIO IN PIENO. SE VIENE FATTO FUORI, CONTE NON SOLO HA CONQUISTATO LA PREMIERSHIP, SI È PRESO PURE IL M5S” – “CONTE È ORMAI PIÙ LEGATO AL PD, CON LUI PREMIER E FRANCESCHINI VICE, IL MOVIMENTO È STATO TECNICAMENTE SCIOLTO. ALLA FINE UN GOVERNO SI FARÀ. IL PD È PRONTO A…”
4 - LA SORPRESA GRILLO-ZINGARETTI: DIVISI SU TUTTO, MA STESSA VOGLIA DI RICOSTRUIRE L'AREA PROGRESSISTA
Dall'articolo di Simone Canettieri per ''Il Messaggero''
PAPEETE COCKTAIL: LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE NICOLA ZINGARETTI BY GIANBOY
(…) siamo al sabato sera del «mai dire mai» via Twitter di Nicola Zingaretti a Beppe Grillo. Un'apertura forte ed esplosiva a scenari inediti che potrebbero scaturire da questa travagliata alleanza giallorossa. Eppure le fortune del Garante-Elevato sono speculari alle posizioni del Pd: sempre dieci anni fa Piero Fassino consigliò al «comico-blogger», come da definizione del tempo, che se voleva fare politica «fondi un partito, si presenti alle elezioni e vediamo quanti voti prende».
(…)
Adesso lo schema volge al futuro senza una direzione certa. «Beppe - racconta chi ha parlato con lui nelle ultime ore - nel suo appello si è rivolto ai giovani del Pd perché sogna un movimento nuovo che possa coinvolgere le forze che adesso sono tra i dem, purché siano fuori dalla partitocrazia».
Nicola Zingaretti viene da una tradizione di un partito che ha fatto dell'egemonia un marchio di fabbrica. E in questa partita a scacchi si fida sì e no del progetto del nuovo Movimento che punta all'opposto. «Beppe e Nicola - assicurano al Nazareno - non si sono mai parlati».
(…)
La grillina Roberta Lombardi, che con Zingaretti, in Regione ha dato vita un anno fa a un patto di desistenza per la guida del Lazio. giorni fa raccontava ai suoi colleghi scettici: «Il segretario governatore ha sempre avuto in testa un accordo con noi a livello nazionale, un processo che doveva svolgersi in maniera lenta, magari dopo anni di opposizione insieme a Salvini». Adesso però tutto si è ribaltato.
BEPPE GRILLO LUIGI DI MAIO ALESSANDRO DI BATTISTA
(…) Soprattutto chi teorizza il ritorno al bipolarismo: i progressisti da una parta, i sovranisti dall'altra.
CONTROPIEDE
Ecco perché Luigi Di Maio (ma anche Davide Casaleggio) sono ormai presi in contropiede: la loro idea di M5S (nel Palazzo e come network) è trasversale e dunque «ago della bilancia». Quel Fondatore-Garante no: guarda a una nuova sinistra. Al Nazareno quando hanno visto il video di Grillo rivolto ai «giovani del Pd» si sono sentiti come dieci anni fa: «Ci sta entrando in casa un'altra volta». E così è partito il rilancio di Zingaretti, continuato anche ieri dai pesi massimi del Partito democratico.
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